Quella strana passione per le cause perse
Il tema delle guerre culturali mi ha sempre interessato: perché si scatenano? Perché persone così vicine a noi in tutto diventano improvvisamente dei nemici da cui ci separa tutto? In fondo, se mettessimo da parte l’oggetto del contendere, potremmo fare con loro mille accordi proficui per entrambi che invece saltano per il semplice fatto che ci odiamo.
Pongo il problema in altri termini ma prometto di chiudere il cerchio.
Perché le femministe si buttano sul caso dubbio di Asia Argento e non su quello ben più cristallino della Pina?
In fondo il quest’ultimo è documentato da video imbarazzanti in cui un neo-datore di lavoro maniaco sessuale vessa la Pina che appena uscita dallo studio con la camicetta strappata lo denuncia alla prima stazione dei carabinieri. Il caso di Asia, per contro, emerge tra le nebbie dopo un decennio e si fonda solo sulla parola di un soggetto all’apparenza psicolabile come l’interessata.
Questa domanda mi ha sempre tenuto compagnia e ora forse ho trovato una risposta al contempo triste e soddisfacente.
Parto da lontano ma è necessario per raggiungere conclusioni più generali.
Quando intendi lanciare un segnale, tanto più è costosa e inutile l’azione che intraprendi, quanto più è efficace segnale che produci. Capito niente? Certo, mancano gli esempi.
Se acquisti un paio di occhiali costosi, difficilmente segnalerai la tua ricchezza poiché gli occhiali servono. Una persona potrebbe volerli non perché è molto ricco ma perché ha davvero bisogno di quegli occhiali.
Per contro, acquistare un grande diamante produce segnali eccellenti: nessuno ha bisogno di un grande diamante, quindi chiunque ne sfoggi uno deve avere soldi da buttare.
Un occasione in cui spesso lanciamo segnali è quando ci troviamo di fronte a dilemmi morali. Ad esempio, un cattolico che si oppone all’uso dei preservativi dimostra agli altri (e a se stesso!) quanto sia fedele e pio, guadagnandosi sul campo la sua credibilità sociale.
E’ come per il diamante: il segnale è più efficace se si concentra su qualcosa, non dico di inutile ma quantomeno di altamente discutibile.
Se il cattolico di cui sopra avesse semplicemente scelto di “non uccidere”, pur uniformandosi anche in questo caso alla più stretta ortodossia della dottrina cattolica, avrebbe prodotto un segnale estremamente debole circa la sua appartenenza poiché potrebbe fare la stessa identica cosa per altri buoni motivi oltre che per professare il suo cattolicesimo – proprio come chi acquista occhiali costosi potrebbe farlo per ragioni ben diverse dal scialacquare soldi in eccesso.
È proprio perché opporsi ai preservativi è una decisione che desta tante perplessità che prenderla con entusiasmo segnala al meglio la nostra fede. E’ proprio perché nel caso di Asia non tornano i conti che prendere posizioni estreme (“in galera!!!”) segnala al meglio il femminismo radicale di certi personaggi.
Capito adesso da dove nascono le guerre culturali? Non dal merito, non dal desiderio di appartenenza ma dal desiderio di segnalare in pubblico la nostra appartenenza. Se questo è l’obbiettivo allora diventa razionale difendere, non dico “cause perse in partenza” ma quantomeno cause alquanto dubbie, le più dubbie possibili. Tale difesa si tramuta immantinente in una provocazione in cui per la controparte è impossibile non cadere.
Sembrerebbe impossibile ma vi giuro che esistono organizzazioni vegane ragionevoli in grado di farvi riflettere sugli allevamenti intensivi. Ne avete mai sentito nominare? No. No perché non sentono l’esigenza di “segnalare” la loro ideologia cosicché finiscono per condannare solo situazioni estreme che, una volta portate alla nostra attenzione, condanneremmo tutti. Noi conosciamo solo i vegani radicali, quelli che assaltano gli zoo e le macellerie, quelli che mettono la croce rossa sulla porta di chi possiede una pelliccia, quelli che mandano in coma loro figlio per la dieta squilibrata… E perché conosciamo solo questi vegani? Semplice, proprio perché vogliono segnalarsi in quanto vegani e lo fanno in modo eccellente proprio con i gesti di cui sopra.
Ho l’impressione che in giro ci sono molti atei ragionevoli, molti sinistrorsi simpatici, molte femministe assennate, molti populisti con le loro ragioni, molti socialisti geniali, molti pauperisti con delle cose da insegnarci, oso dire persino molti abortisti con cui si puo’ parlare… Ma noi non ne sappiamo niente poiché non fomentano “guerre culturali”, visto che non hanno l’esigenza di gridare ai quattro venti da che parte stanno.
https://slatestarcodex.com/2014/12/17/the-toxoplasma-of-rage/