Guerra alla povertà
Tremo quando sento questa espressione, non perché sia insensibile alla causa ma perché conosco i miei polli e so cosa frulla loro nella testa: espropriare Tizio per dare a Caio, ovviamente trattenendo cospicua commissione.
Vedo con chiarezza tutti i lati oscuri della faccenda, che qui il condenso in 5 punti:
1. La missione viene in automatico affidata ai governi, spesso i primi responsabili della povertà stessa. Difficile che chi è causa di un fenomeno ne sia anche la soluzione.
2. Poiché l’esproprio resta un crimine, occorrono ragioni forti per giustificarlo. Se rubo la tua auto per salvare la vita di Tizio, questa è una “ragione forte” ma se te la rubo perché Tizio se la gode più di te, questa è una “ragione debole”. eCCO, Ho come l’impressione che le “ragioni deboli” prevalgano.
3. Il nemico che si vuol debellare – la povertà – ha poco a che fare con quello realmente combattuto, la “povertà relativa”, ovvero la carenza di smartphone e TV via cavo in alcune famiglie. La prima battaglia diventa facilmente una copertura per la seconda ma i poveri “assoluti”, quelli che muoiono di fame, alle nostre latitudini latitano.
4. Non dimentichiamo poi la filantropia, una pratica legittima, anzi lodevole, che relega la ridistribuzione coercitiva a un ruolo sussidiario.
5. È spiacevole da ricordare ma esiste anche l’esigenza di distinguere i poveri meritevoli dai non meritevoli. Chi se ne occupa? I poveri nostrani, per lo più, non sono sfortunati ma cretini, il comportamento irresponsabile per loro è la norma: pigrizia, incapacità di tenersi un lavoro, abuso di sostanze, azzardo, sessualità sfrenata, alcol e crimine. Non si fanno mancare niente. Se fai presente questa realtà fattuale passi per insensibile ma chiunque tra noi chiederebbe all’amico che vuole essere ospitato per una settimana sul nostro divano di casa il motivo di una simile esigenza impellente, a seconda della risposta si decide sul da farsi: ogni aiuto è concesso se ci sono i presupposti.
Dopo questo mega-filtro chi resta da aiutare con la ridistribuzione coercitiva? Giusto qualche bambino, qualche handicappato grave e chi scappa dalla guerra.
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Da quanto detto non si deve arguire un’indifferenza verso i poveri quanto piuttosto un diverso modo per aiutarli. Ecco le due deregolamentazioni più promettenti:
1. deregolamentare l’immigrazione.
2. deregolamentare il settore dell’edilizia nei luoghi ad alta produttività.
La prima misura consente ai poveri di trasferirsi dal terzo mondo al primo, dove diventerebbero enormemente più produttivi.
La seconda misura replica la prima ma all’interno dei confini nazionali. Anche da noi, infatti, ci sono luoghi (per esempio il centro delle grandi città) dove per gli stessi lavori la paga è doppia, senonché, anche i prezzi delle case sono doppi: deregolamentare l’edilizia significa abbassarli e consentire l’afflusso di chi ha meno mezzi e intende cogliere l’occasione.