Ho trovato proficuo descrivere la scienza come un' attività legata alle scommesse.
Un simile parallelo ci dice anche quanto sia necessaria la presenza dell' "altro".
Mi sembra chiaro, che senso ha scommettere con se stessi? Un' attività del genere non puo' essere esercitata in assenza di una controparte. Aggiungo, di una controparte con interessi e opinioni divergenti rispetto alle mie.
Detto questo, l' obiezione è facile: "in ambito scientifico le cose non vanno così. Il singolo scienziato puo' compiere da sè tutte le verifiche che ritiene opportune".
Calma, la cosiddetta "verifica" è una garanzia a supporto del sapere. Affinchè un "sapere" possa dirsi scientifico è necessario sia supportato da talune garanzie.
E' di questo che stiamo parlando, delle "garanzie" e non del contenuto. Un pensiero puo' avere un contenuto di verità ma se non è accompagnato da certe garanzie non puo' dirsi scientifico.
Ecco allora cosa volevo dire: non basta una verifica solitaria, non basta nemmeno una mancata falsificazione solitaria, per avere scienza. Occorre che l' idea (la teoria) sia immessa in un agone pubblico in cui i sostenitori e gli avversatori possano "scommettere".
L' elemento agonistico diventa indispensabile, l' "altro" è imprescindibile.
Lo scettico dirà: " a me sembra che, per capire cosa sia un sapere scientifico, il ruolo dei FATTI prevalga di gran lunga sul ruolo dell' ALTRO".
Vero, senonchè anche l' empirismo più radicale ha rinunciato da tempo ad una definizione rigorosa del concetto di "fatto".
Se un concetto come quello di "fatto" sparisce su cosa dobbiamo ripegare per definire il sapere scientifico?
Se i fatti sono spariti, cosa resta? Restano solo teorie da accordare (coerenza): resta una "teoria osservativa" (cio' che chiamiamo "fatti") e una teoria da verificare.
La prima è una teoria indipendente dalla seconda, ovvero una teoria originata da un percorso di verifiche e confutazioni alternativo.
In altri termini, anche l' empirismo alla Quine sembra giunto alla conclusione che il sapere scientifico è un sapere per il quale sia imprescindibile il "confronto".
Un simile parallelo ci dice anche quanto sia necessaria la presenza dell' "altro".
Mi sembra chiaro, che senso ha scommettere con se stessi? Un' attività del genere non puo' essere esercitata in assenza di una controparte. Aggiungo, di una controparte con interessi e opinioni divergenti rispetto alle mie.
Detto questo, l' obiezione è facile: "in ambito scientifico le cose non vanno così. Il singolo scienziato puo' compiere da sè tutte le verifiche che ritiene opportune".
Calma, la cosiddetta "verifica" è una garanzia a supporto del sapere. Affinchè un "sapere" possa dirsi scientifico è necessario sia supportato da talune garanzie.
E' di questo che stiamo parlando, delle "garanzie" e non del contenuto. Un pensiero puo' avere un contenuto di verità ma se non è accompagnato da certe garanzie non puo' dirsi scientifico.
Ecco allora cosa volevo dire: non basta una verifica solitaria, non basta nemmeno una mancata falsificazione solitaria, per avere scienza. Occorre che l' idea (la teoria) sia immessa in un agone pubblico in cui i sostenitori e gli avversatori possano "scommettere".
L' elemento agonistico diventa indispensabile, l' "altro" è imprescindibile.
Lo scettico dirà: " a me sembra che, per capire cosa sia un sapere scientifico, il ruolo dei FATTI prevalga di gran lunga sul ruolo dell' ALTRO".
Vero, senonchè anche l' empirismo più radicale ha rinunciato da tempo ad una definizione rigorosa del concetto di "fatto".
Se un concetto come quello di "fatto" sparisce su cosa dobbiamo ripegare per definire il sapere scientifico?
Se i fatti sono spariti, cosa resta? Restano solo teorie da accordare (coerenza): resta una "teoria osservativa" (cio' che chiamiamo "fatti") e una teoria da verificare.
La prima è una teoria indipendente dalla seconda, ovvero una teoria originata da un percorso di verifiche e confutazioni alternativo.
In altri termini, anche l' empirismo alla Quine sembra giunto alla conclusione che il sapere scientifico è un sapere per il quale sia imprescindibile il "confronto".