Chi crede che le cose abbiano un senso e pensa di conoscerlo già, non si mette a ricercarlo.
Nemmeno chi crede che le cose non abbiano un senso investe granchè nella sua ricerca.
Chi invece pensa all' esistenza di un senso ma sa di non averlo ancora afferrato, è naturale che investa in ricerca.
L' essere "in ricerca" è dunque una condizione naturale solo per il terzo tipo.
Il non-senso, la casualità, l' avvenimento che non ha una spiegazione, che origina dal nulla...
Queste considerazioni mi vengono in mente ascoltando i dibattiti sull' evoluzionismo.
Nemmeno chi crede che le cose non abbiano un senso investe granchè nella sua ricerca.
Chi invece pensa all' esistenza di un senso ma sa di non averlo ancora afferrato, è naturale che investa in ricerca.
L' essere "in ricerca" è dunque una condizione naturale solo per il terzo tipo.
Il non-senso, la casualità, l' avvenimento che non ha una spiegazione, che origina dal nulla...
Queste considerazioni mi vengono in mente ascoltando i dibattiti sull' evoluzionismo.
E' sorprendente come molti scienziati si convertano in cattivi filosofi proponendoci le teorie evoluzioniste, non più come teorie scientifiche ma invece come teorie filosofiche.
Se teorie del genere esaurissero il nostro sapere, allora sarebbe il caso a fondare il pensiero con cui diamo ragione del mondo e delle cose. Il caso, il non-senso. La lotteria delle mutazioni infatti è all' origine del cambiamento adattivo.
Cio' striderebbe qualora volessimo "giustificare" l' attitudine alla ricerca che è tipica della scienza.
Naturalmente, considerazioni del genere non tangono lo scienziato. Perlomeno quello che non ha nessuna ambizione di travestirsi da Filosofo.
E' lo Scienziato/Filosofo a preoccupare. Mi diverte vederlo respingere teorie come l' ID dicendo che "non sono scientifiche".
Ma lui ha smesso da tempo gli abiti della scienza e per confutare la versione filosofica del suo evoluzionismo teorie come l' ID vanno a pennello.