A più riprese Fahre si è prestata a denunciare i pericoli della pubblicità e dei bisogni indotti. L' avido venditore presenta un prodotto al quale il consumatore non pensava minimamente ma a cui, una volta conosciutane l' esistenza, non puo' rinunciare. Il pubblicitario vellica i punti deboli della sua controparte indirizzandone i comportamenti. Eccoci allora tutti vittime di un controllo sociale esterno. E' naturale che sia così, conosciamo bene il peso della scuola di Francoforte nell' impostazione fahrenettiana.
Dal punto di vista psicologico l' ideologia dei "bisogni indotti" ha senz' altro dei fondamenti, Cionondimeno possiamo benissimo evitare di farne il fulcro dell' agire sociale. Ci sono diverse argomentazioni in grado di contrapporsi. Alcune di queste le ho già esposte in precedenza (per es. qui - qui - qui - qui e soprattutto qui).
Nella puntata di oggi viene presentata invece l' ideologia del "tageting". Il "venditore" non cessa di costituire il pericolo principale che dobbiamo fronteggiare, solo che, a sorpresa, l' accusa che gli viene rivolta è esattamente quella opposta. Costui studierebbe scientificamente le voglie e i desideri del consumatore al fine di soddisfarlo senza tentare minimamente di agire per mutarle o per guidarlo su percorsi prestabiliti. Sarà il venditore a farsi tappetino. Ma anche questa passività del venditore, inutile dire, sarà causa di molti danni e di un degrado sociale crescente.
Se nessuno avesse tentato di mutare i gusti e le idee altrui, se nessuno avesse mai usato pressioni per convincere il prossimo probabilmente saremmo ancora fermi ai miti della caverna platonica.
Un esempio in particolare sconcerta intervistato e intervistatore: se lo studio di targeting rivela una diffusa simpatia per la pena di morte, probabilmente ci si sentirà autorizzati ad appoggiarla come proposta politica (non è che stanno scoprendo ora la democrazia con tutti i suoi pericoli?). Peggio, se uno studio capta diffuse simpatie neo naziste...
Davvero inquietante. Fanno benone i RELATIVISTI di Fahre ad agitarsi.
Dal punto di vista psicologico l' ideologia dei "bisogni indotti" ha senz' altro dei fondamenti, Cionondimeno possiamo benissimo evitare di farne il fulcro dell' agire sociale. Ci sono diverse argomentazioni in grado di contrapporsi. Alcune di queste le ho già esposte in precedenza (per es. qui - qui - qui - qui e soprattutto qui).
Nella puntata di oggi viene presentata invece l' ideologia del "tageting". Il "venditore" non cessa di costituire il pericolo principale che dobbiamo fronteggiare, solo che, a sorpresa, l' accusa che gli viene rivolta è esattamente quella opposta. Costui studierebbe scientificamente le voglie e i desideri del consumatore al fine di soddisfarlo senza tentare minimamente di agire per mutarle o per guidarlo su percorsi prestabiliti. Sarà il venditore a farsi tappetino. Ma anche questa passività del venditore, inutile dire, sarà causa di molti danni e di un degrado sociale crescente.
Se nessuno avesse tentato di mutare i gusti e le idee altrui, se nessuno avesse mai usato pressioni per convincere il prossimo probabilmente saremmo ancora fermi ai miti della caverna platonica.
Un esempio in particolare sconcerta intervistato e intervistatore: se lo studio di targeting rivela una diffusa simpatia per la pena di morte, probabilmente ci si sentirà autorizzati ad appoggiarla come proposta politica (non è che stanno scoprendo ora la democrazia con tutti i suoi pericoli?). Peggio, se uno studio capta diffuse simpatie neo naziste...
Davvero inquietante. Fanno benone i RELATIVISTI di Fahre ad agitarsi.