Per capire cosa sia la tanto sbandierata "questione settentrionale" basterbbe dare un' occhiata a questa tabella tratta da questo studio.
Sono elencati i cosiddetti residui fiscali: cosa paga un "piemontese medio" allo Stato e cosa riceve dallo Stato. E via con tutte le Regioni.
Si tratta di uno studio un po' datato. Ha qualche annetto sulle spalle.
D' altro canto la cosa è poco rilevante visto che la situazione non è mutata, se non in peggio. E, se è per questo, non era diversa nemmeno prima.
E poi non si tratta di elaborazioni molto sofisticate, ciascuno di noi, sapendosi districare con la base dati della Banca d' Italia, potrebbe ricavare qualcosa di analogo.
Anche la tesi è piuttosto semplice: tre regioni (Lombardia, Veneto, Emilia) mantengono l' intero Paese.
Da decenni (almeno per quanto riguarda la Lombardia).
Tre regioni mantengono il Paese da decenni. Spesso sotto una granaiola d' insulti.
Insulti che piovono puntualmente non appena si alza la testa: gretti, egoisti, avidi...
Studi del genere erano diffusi negli anni novanta, oggi non sta più molto bene pubblicarli, non vanno più di moda, non tirano più. La stampa è restia ad esporsi. Parlo di quella stampa che infatti ha preannunciato con tanta puntualità l' esito delle elezioni.
Mi chiedo, è forse questa una condizione che potremmo dire d' equilibrio? E' una condizione sostenibile?
Nei fatti sì, visto che è stata sostenuta con variazioni poco rilevanti per mezzo secolo.
Ma quale cultura rende possibile che un simile spettacolo si perpetui?
Naturalmente la cultura comunista non esiste più, e su questo siamo tutti d' accordo, ci mancherebbe altro.
Però forse esiste una cultura (della solidarietà irresponsabile) per cui una situazione del genere non scandalizza e puo' proseguire senza gravi intoppi.
Spero invece in una sinistra scandalizzata da questo fatto. In una sinistra che trovi tutto questo assurdo e intollerabile.
Se poi penso al lombardo tipico mi spiego tutto.
Il "lombardo" delle tabelle mi evoca la figura stereotipata del "Lombardo Coglione". Quello magistralmente incarnato dal Giannini di "Film d' Amore e d' Anarchia". Indimenticabile.
Un vero coglione. Di quella coglioneria che sta alla base della fiducia reciproca. Quella fiducia reciproca che sta alla base della ricchezza materiale lombarda.
Timido, afasico: avendo zappato una vita a bocca chiusa, quando parla, le due parole che conosce s' incagliano regolarmente e il Giannini è spettacolare nel riprodurre con maestria la salivazione azzerata dell' umile che fallisce nel rivendicare quei diritti a cui anche lui, visto che non riesce a dirli, crede sempre meno. Un tipo del genere, tanto produttivo nel lavoro quanto improduttivo nelle obiezioni, è il compagno ideale per il Fascista impegnato ad autodecantare le proprie gesta. E infatti il Fascista lo vuole al suo fianco quale pubblico plaudente e non pensante.
Il Fascista fa di lui cio' che vuole per l' intero pomeriggio. Se lo porta a spasso come un cagnolino senza lesinare sui calcioni, reali e metaforici.
Solo al tramonto, dopo una giornata di ridanciane vessazioni perpetrate in pubblico, oltrepassati limiti inimmaginabili per molti altri, comincia a far roteare la pulilla, a sbavare, a uggiolare, a ringhiare, ad esplodere e a menare dominato da rabbie scoordinate e quanto mai ineleganti...dando di sè uno spettacolo osceno che fa storcere tutte le boccucce a culo di gallina.
Persino il fascista acculturato, di fronte a tanta crassa e inconcludente ribellione, esce con una nuova dignità e con la solidarietà dei civilizzati.
E puo' filare a raggiungere la sua squadraccia, impaurito da tanta idrofobia, battendo il ditino sulla tempia, e mugugnando tra sè e sè: "che grettezza, che squallore animale, dio ci scampi e liberi da simili razze".