La scienza avanza... e ci guarda nel cervello con strani aggeggi.
Piacere, dolore, felicità, sofferenza presto potrebbero avere una definizione oggettiva, almeno in gran parte.
Il nostro "come stai?" cesserà di presentarsi come una domanda per trasformarsi in un' osservazione.
Il grado di felicità non lo chiederemo più all' intervistato ma lo osserveremo su uno schermo.
Un cambiamento del genere è destinato a ripercuotersi in molti ambiti. Pensiamo solo alla neuroetica. Mi domando se per gli amanti della libertà le prospettive siano più rosee o comincino invece tempi duri.
Alcuni motivi per sperare ci sono.
Uno dei concetti destinati a subire cambiamenti è quello di "violenza".
Quando un atto puo' definirsi violento e meritevole di interdizione?
Il libertario risponde prontamente che è necessario un contatto fisico. Per lui chi dà inizio ad un' aggressione fisica è censurabile. Il libertario opta per una soglia molto bassa che ha il pregio di essere facilmente individuabile.
Bisogna ammettere che la maggior parte delle persone non sopporta soglie tanto basse. Attraverso una convenzione individua perciò gli atti da considerare violenti e da proibire.
L' assunto è che esista una nozione forte di violenza, una nozione che ha senso estendere a tutti senza gravi inconvenienti.
Domani le cose potrebbero cambiare. La retorica della violenza universale potrebbe indebolirsi.
Poniamo il caso che una macchina sia in grado di stabilire oggettivamente il nostro dolore.
Alla convenzione sociale resterà il compito residuo di fissare una soglia oltre la quale si sconfina nella "violenza".
Ed eccoci armoniosamente approdati ad una versione personalizzata di "violenza". Esempio: taluni atti esercitati contro di me saranno considerati violenti, tu invece sarai tenuto a sopportarli.
Passare da un concetto universalistico di violenza ad un concetto pluralistico consente di valorizzare meglio quel particolare bene che è il "confine", la "barriera".
Meglio isolati dietro opportune barriere, individui simili potranno coltivare fruttuosamente la loro felicità preservando il prossimo.
Un concetto pluralista della violenza costruisce ragioni sempre più forti per frazionare la comunità. In fondo è l' ideale libertario.
Rendere più evidenti le nostre diversità esalterà l' esigenza di differenziarci e di veder garantito questo diritto.
Piacere, dolore, felicità, sofferenza presto potrebbero avere una definizione oggettiva, almeno in gran parte.
Il nostro "come stai?" cesserà di presentarsi come una domanda per trasformarsi in un' osservazione.
Il grado di felicità non lo chiederemo più all' intervistato ma lo osserveremo su uno schermo.
Un cambiamento del genere è destinato a ripercuotersi in molti ambiti. Pensiamo solo alla neuroetica. Mi domando se per gli amanti della libertà le prospettive siano più rosee o comincino invece tempi duri.
Alcuni motivi per sperare ci sono.
Uno dei concetti destinati a subire cambiamenti è quello di "violenza".
Quando un atto puo' definirsi violento e meritevole di interdizione?
Il libertario risponde prontamente che è necessario un contatto fisico. Per lui chi dà inizio ad un' aggressione fisica è censurabile. Il libertario opta per una soglia molto bassa che ha il pregio di essere facilmente individuabile.
Bisogna ammettere che la maggior parte delle persone non sopporta soglie tanto basse. Attraverso una convenzione individua perciò gli atti da considerare violenti e da proibire.
L' assunto è che esista una nozione forte di violenza, una nozione che ha senso estendere a tutti senza gravi inconvenienti.
Domani le cose potrebbero cambiare. La retorica della violenza universale potrebbe indebolirsi.
Poniamo il caso che una macchina sia in grado di stabilire oggettivamente il nostro dolore.
Alla convenzione sociale resterà il compito residuo di fissare una soglia oltre la quale si sconfina nella "violenza".
Ed eccoci armoniosamente approdati ad una versione personalizzata di "violenza". Esempio: taluni atti esercitati contro di me saranno considerati violenti, tu invece sarai tenuto a sopportarli.
Passare da un concetto universalistico di violenza ad un concetto pluralistico consente di valorizzare meglio quel particolare bene che è il "confine", la "barriera".
Meglio isolati dietro opportune barriere, individui simili potranno coltivare fruttuosamente la loro felicità preservando il prossimo.
Un concetto pluralista della violenza costruisce ragioni sempre più forti per frazionare la comunità. In fondo è l' ideale libertario.
Rendere più evidenti le nostre diversità esalterà l' esigenza di differenziarci e di veder garantito questo diritto.
Esistono poi problematiche più complesse: posso soffrire anche solo perchè esisti e fai certe cose, posso soffrire d' invidia, poichè le soglie di sensibilità sono variabili, posso voler sottopormi a variazioni...