E' doveroso che nelle scuole di un Paese civile i bambini ricevano un' infarinatura delle nozioni fondamentali su cui si regge la comunità.
Dobbiamo fare di loro dei cittadini consapevoli. E dobbiamo agire presto, quando l' argilla è ancora plasmabile.
Trovo doveroso che a loro venga spiegata l' esistenza e la funzione dell' imposta, l' architrave della convivenza civile.
Trovo anche accettabile che ci si riferisca ad un "bene pubblico" da realizzare attraverso l' esazione coercitiva di un tributo.
Noi governati siamo tenuti a pagare qualcosa ed in cambio riceveremo una compensazione in termini di beni pubblici.
In questo scambio, è d' uopo sottolinearlo, tutti facciamo un affare.
E del resto, andrebbe anche detto, non esistono vie alternative: un "bene pubblico", proprio per le sue caratteristiche, non puo' essere prodotto se non attraverso una raccolta particolare dei fondi con cui viene pagato.
Il cittadino partecipa alle scelte (rappresentanza), paga (tasse) e riceve (beni pubblici).
Il circolo di una democrazia funzionante è di questo tipo. Alzi la mano chi ha obiezioni sensate. Nessuno? Bene, procediamo.
Avete notato quanto mi prema che venga enfatizzata questa correlazione tra cio' che si dà (tasse) e cio' che si prende (beni pubblici)?
Mi preme perchè trattasi nientemeno che del famoso "scambio sociale". Siamo al cuore del "contratto sociale". Ogni contratto, va da sè, ha una partita ed una contropartita.
E' importante che questo messaggio passi nelle tenere menti dei nostri figli. e' importante che venga assimilato e rigurgitato con naturalezza ogni volta che questioni di tal fatta verranno da loro affrontate nella vite che li attende.
Per farlo passare meglio, mi raccomando, vedete d' imboscare con cura la Costituzione Italiana. Fate in modo che non circoli sui banchi, se compare di straforo, sequestratela.
La presenza in aula della Costituzione potrebbe essere ostacolo insormontabile e motivo di confusioni.
Il messaggio centrale che esponevo uscirebbe depotenziato una volta entrato in contatto con la nostra magna charta. Il discente vi fisserebbe con occhi disorientati e l' avrete definitivamente perduto.
Se proprio non potete fa sparire l' intero documento, vedete perlomeno di distogliere l' attenzione dall' articolo 53, ovvero dalla norma che stabilisce i criteri con cui attuare il prelievo fiscale. Leggendolo le nozioni centrali accennate più sopra vacillano:
"...tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributica..."
C' è il richiamo a "concorrere" (a pagare), e va bene. Ma non in ragione di cio' che si riceve bensì in ragione della nostra "capacità contributiva".
Ma allora prima abbiamo parlato a vanvera?
Ultima avvertenza: non ci si imbarchi poi nel tentativo di spiegare cosa sia la "capacità contributiva", si potrebbe scoprire che uno, finchè non crepa, possiede una sua "capacità contributiva".
Salvo poi scoprire, pensandoci meglio, che in fondo nemmeno i morti difettano di una loro "capacità contributiva".
Dobbiamo fare di loro dei cittadini consapevoli. E dobbiamo agire presto, quando l' argilla è ancora plasmabile.
Trovo doveroso che a loro venga spiegata l' esistenza e la funzione dell' imposta, l' architrave della convivenza civile.
Trovo anche accettabile che ci si riferisca ad un "bene pubblico" da realizzare attraverso l' esazione coercitiva di un tributo.
Noi governati siamo tenuti a pagare qualcosa ed in cambio riceveremo una compensazione in termini di beni pubblici.
In questo scambio, è d' uopo sottolinearlo, tutti facciamo un affare.
E del resto, andrebbe anche detto, non esistono vie alternative: un "bene pubblico", proprio per le sue caratteristiche, non puo' essere prodotto se non attraverso una raccolta particolare dei fondi con cui viene pagato.
Il cittadino partecipa alle scelte (rappresentanza), paga (tasse) e riceve (beni pubblici).
Il circolo di una democrazia funzionante è di questo tipo. Alzi la mano chi ha obiezioni sensate. Nessuno? Bene, procediamo.
Avete notato quanto mi prema che venga enfatizzata questa correlazione tra cio' che si dà (tasse) e cio' che si prende (beni pubblici)?
Mi preme perchè trattasi nientemeno che del famoso "scambio sociale". Siamo al cuore del "contratto sociale". Ogni contratto, va da sè, ha una partita ed una contropartita.
E' importante che questo messaggio passi nelle tenere menti dei nostri figli. e' importante che venga assimilato e rigurgitato con naturalezza ogni volta che questioni di tal fatta verranno da loro affrontate nella vite che li attende.
Per farlo passare meglio, mi raccomando, vedete d' imboscare con cura la Costituzione Italiana. Fate in modo che non circoli sui banchi, se compare di straforo, sequestratela.
La presenza in aula della Costituzione potrebbe essere ostacolo insormontabile e motivo di confusioni.
Il messaggio centrale che esponevo uscirebbe depotenziato una volta entrato in contatto con la nostra magna charta. Il discente vi fisserebbe con occhi disorientati e l' avrete definitivamente perduto.
Se proprio non potete fa sparire l' intero documento, vedete perlomeno di distogliere l' attenzione dall' articolo 53, ovvero dalla norma che stabilisce i criteri con cui attuare il prelievo fiscale. Leggendolo le nozioni centrali accennate più sopra vacillano:
"...tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributica..."
C' è il richiamo a "concorrere" (a pagare), e va bene. Ma non in ragione di cio' che si riceve bensì in ragione della nostra "capacità contributiva".
Ma allora prima abbiamo parlato a vanvera?
Ultima avvertenza: non ci si imbarchi poi nel tentativo di spiegare cosa sia la "capacità contributiva", si potrebbe scoprire che uno, finchè non crepa, possiede una sua "capacità contributiva".
Salvo poi scoprire, pensandoci meglio, che in fondo nemmeno i morti difettano di una loro "capacità contributiva".