giovedì 23 giugno 2016

La lotteria dei talenti. I 5 argomenti - definitivo sul tema della fortuna (specie il post facebook)

Esiste un dovere dei più fortunati ad aiutare gli altri?
Esiste un diritto dei più sfortunati a ricevere un aiuto dagli altri?
Per molti la risposta è affermativa ma qui vorrei fare il caso contrario presentando cinque argomenti.
Innanzitutto, c’è l’argomento straussiano: la fortuna ha larga parte nelle vicende umane ma non divulgare la notizia massimizza lo sforzo della massa. E’ chiaro che se io stabilisco ufficialmente un chiaro diritto degli sfortunati ad essere risarciti e un chiaro dovere dei fortunati a restituire, faccio trapelare una "notizia" socialmente dannosa.
In secondo luogo, c’è l’argomento metafisico: se io non sono il mio corpo e i miei talenti, chi sono? Ovvero, chi è esattamente il fortunato e lo sfortunato?
In terzo luogo, c’è l’argomento delle analogie ripugnanti. Si tratta di analogie presentate con l’intenzione di mostrare che in realtà neanche chi proclama certi doveri crede nella loro esistenza.
Quando vedo all’Olimpiade Karl Lewis tagliare maestosamente il traguardo penso sia giusto assegnare a lui la medaglia d’oro. Trovo assurdo che un po’ di quella medaglia vada anche a chi è privo di quei mezzi che invece madre natura ha donato generosamente a Karl.
Secondo voi una donna bella ha e sente il dovere di sposare un uomo brutto? O comunque di andare con uomini brutti? E un uomo brutto ha il diritto di prendersi una donna bella ogni tanto? Ovviamente no, la cosa ci ripugna solo a pensarla. Ma perché? Perché in fondo non crediamo nemmeno noi che esista alcun dovere dei fortunati verso gli sfortunati.
Il primo della classe, un tipo brillante, dovrebbe girare parte dei suoi voti al tardone che non strappa la sufficienza? No. E diciamo no perché nessuno crede nel dovere di livellare fortunati e sfortunati  
Che ne dite se domani Renzi istituisse in Italia una bella patrimoniale del 40% sulle nostre ricchezze da devolvere al Malawi? Assurdo? Ma perché? Evidentemente, perché noi non pensiamo affatto che i più fortunati debbano obbligatoriamente aiutare i più sfortunati.
Che ne dite di tassare l’altezza o l’intelligenza delle persone? Per quanto sia un modo di tassare la fortuna, molti avrebbero dei dubbi in merito.
Si potrebbe proseguire a lungo con le analogie ripugnanti ma mi sembra che il punto sia ora chiaro.
In quarto luogo, c’è l’argomento della schiavitù: se non ho diritto al corpo e alle doti con cui vengo al mondo, ci sarà chi decide per me, in questo senso rischio seriamente di essere schiavizzato. Insomma, esiste un pericolo pratico messo indirettamente in luce anche dal dialoghetto immaginario tra Papa Francesco e James Buchanan.
Papa Francesco: mi piacerebbe una politica che aiutasse i più sfortunati.
James Buchanan: ehi ragazzo, ma il mondo che sogni è il paradiso di opportunisti, corrotti e cacciatori di rendite parassitarie!
Papa Francesco: no, io penso alla politica che dovrebbe seguire una società illuminata. Indico la direzione quand’anche la perfezione fosse irraggiungibile.
James Buchanan: ma allora il regime che cerchi è quello del capitalismo selvaggio!
Papa Francesco: assurdo! Io combatto proprio quello, la ritengo  una società che acuisce i divari anziché colmarli.
James Buchanan: e perchè mai? I ricchi illuminati della tua società illuminata darebbero quel che devono dare ai poveri illuminati.
In quinto luogo, c’è l’argomento costruttivo: esiste comunque un’alternativa al dovere obbligatorio di aiutare gli sfortunati. I cattolici parlano di doveri supererogatori: adempierli ci fa meritare un plauso ma non adempierli non ci condanna. Ecco, la morale laica potrebbe prendere in prestito questo concetto. E’ la teoria del “just desert”: anche se non merito cio’ che possiedo ho diritto a tenermelo e un dovere supererogatorio a condividerlo con chi ritengo più sfortunato di me.
dice
Due libri che rispondono diversamente al quesito iniziale:
1) John Rawls: A theory of justice.
2) Robert Nozick: Anarchy, state and utopia.
P.S. Un altro problema per chi vuole combatter la lotteria dei talenti è che a quanto pare nulla è meritato. prendiamo due casi:
Kasey is born into a wealthy family and as a result of that and her slightly above-average intelligence she attends a good college and secures a good job. For Rawls, Kasey doesn’t deserve her earnings because they result from undeserved assets. Society should allow her to keep just those earnings that maximize the position of the worst-off (through incentives, etc.)... Now consider Akbar. Akbar is born in a slum of Mumbai, India. His family is very poor, but Akbar, blessed with high intelligence and a remarkable business sense, slowly and through many sacrifices succeeds in improving himself, getting a high school education, and even supporting his family with earnings in the informal economy of the slum. Courageously, he boards a ship bound for New York. Once in the United States, he takes computer science classes at a community college, where he displays an unusual talent for things digital. A couple of years later, Akbar and two friends found an instantly-successful digital company. Akbar is now a rich man... Rawls is committed to saying that Akbar does not deserve any of this. His case is indistinguishable from Kasey’s, because Akbar’s present holdings, like Kasey’s, result from the exercise of undeserved inborn traits, namely intelligence, business sense, and entrepreneurship...
Ebbene, una teoria che non distingue tra Kasey e Akbar è una teoria sbagliata, e le teorie à la Rawls non sembrano proprio in grado di distinguere.

POST FACEBOOK DEFINITIVO

ABOLIAMO LA FORTUNA!
E' l'urlo di battaglia dell'egalitarista. Qui di seguito cerco di farlo ragionare.
Dunque, l'esito degli affari umani dipende da merito e fortuna, alcuni enfatizzano la prima componente, altri la seconda. Concentrarsi sul merito giova alla produttività sociale, esaltare la fortuna minimizza i costi psichici legati allo stress da ricerca di status. Nelle società povere e desiderose di arricchirsi ci si orienta di solito sul primo atteggiamento, in quelle ricche e satolle sul secondo. Noi siamo in fase di transizione.
La mia idea chiave è questa: non penso che fortuna e merito siano fenomeni così differenti come si crede, penso invece che siano parole diverse per guardare allo stesso fenomeno. Non c'è una radicale differenza nel valutare la realtà ma c'è una differenza etica di fondo che divide i due schieramenti, molto più semplicemente chi esalta il merito potrebbe anche formulare diversamente la sua opzione sostenendo che i "fortunati" non sono dei colpevoli da punire. Ok? Il fortunato, quand'anche non abbia dei meriti, mantiene dei diritti. Vale infatti la pena di sottolineare che chi vuole "abolire la fortuna" lo puo' fare solo "condannando e punendo" i fortunati, anche se costoro non hanno commesso nessuna ingiustizia manifesta impossessandosi della ricchezza che detengono.
Voglio dire ancora una cosa sull'indistinguibilità di merito e fortuna, e per farlo sceglierò la feconda metafora sportiva. Domanda: Carl Lewis ha meritato le sue medaglie d'oro o avrebbe dovuto condividerle con gli altri partecipanti alle gare? Ovviamente le ha "meritate", anche se il suo talento e la sua perseveranza sono state per lui una "fortuna" caduta dal cielo. Penso che anche il secondo classificato, il terzo e tutti gli altri atleti che hanno partecipato con lui alle gare non abbiano nulla da obbiettare, e nessuno di loro soffra di particolari stress da status. Ecco, lo sport è un esempio mirabile di come sia possibile prendere due piccioni con una fava: il rispetto per il perdente non ha bisogno di essere acquistato colpevolizzando il vincitore! Sarebbe assurdo chiedere a Carl Lewis di restituire le sue medaglie olimpiche per il fatto che Madre Natura lo abbia beneficiato, così come dovrebbe suonarci assurdo il progetto "aboliamo la fortuna!".
Puoi pensare che tutti meritino una vita dignitosa e anche pensare che alcune persone meritano più di altri. Costruire una meritocrazia non punitiva non è affatto semplice, ma è un progetto in grado di arricchire la società mantenendo bassi i costi psichici dei perdenti. D'altronde, in una società pluralista, esistono tanti agoni tra cui scegliere quello che ci è più congegnale.
Vorrei aggiungere ancora una cosa: noi siamo nati per lo stress, il che rende questo "nemico" molto meno letale di quanto si creda. Abbiamo la fortuna di tollerare bene la diseguaglianza poiché questa condizione appartiene alla nostra natura di grandi scimmie. E' abbastanza naturale ritenere che se qualcosa ci è connaturata non potrà mai produrre costi psichici troppo elevati, abbiamo sviluppato robusti anti-corpi. Il progetto "aboliamo la fortuna" è una rivoluzione che crea devastazione intorno a noi senza portare a casa nulla di rilevante.