sabato 4 giugno 2016

A caccia del populista

Ci sono state parecchie dittature dai proclami demagogici ma di solito l'elemento naturale in cui ama nuotare il populista è quello democratico. In fondo il dittatore puo’ ricorrere alle maniere forti per imporre il suo volere, il politico democratico deve invece convincere, e gli argomenti “di pancia” sono una scorciatoia allettante per una missione del genere.
Ora, basterebbe un sondaggino per capire che l'elettore medio tende ad essere un “nazista in pectore” , e che se lo si lasci fare avrai politiche molto più “socialiste” e molto più “nazionalistiche” di quelle che ci ammorbano oggi, il che è tutto dire.
In cerca di immunizzarsi da questo nefando influsso le democrazie moderne adottano delle difese collaudate: per esempio, danno più peso alle “lobby”, oppure ai “tecnici”, oppure a quei meccanismi che filtrano e diluiscono l'opinione popolare fino al quasi annullamento. Quando questi meccanisti saltano, i voleri genuini dell’elettorato investono tutto quel che trovano sulla loro strada e ci ritroviamo ben presto con i Beppe Grillo, i Donald Trump e i Bernie Sanders ad un passo dalla stanza dei bottoni.
È difficile definire chi sia il populista, in generale potremmo pensarlo come una persona intellettualmente pigra che desidera ardentemente dire la sua (anzi gridarla ai quattro venti).  Ma è una definizione fumosa.
Bisognerebbe poi distinguere tra un populismo di destra e uno di sinistra. Senza dire che a volte – in casi estremi - un po’ di populismo giova: ci aiuta a constatare che “il re è nudo", per esempio, un’operazione che riesce sempre terribilmente difficile all’analista sofisticato, per quanto sia indipendente dal potere.
popu
Preso atto di tutte queste difficoltà, piuttosto che avventurarsi nelle definizioni preferisco allora riportare dodici contrassegni che individuano bene il populista-tipo: sono idee facili da gridare ma destituite di un solido fondamento. Qui mi limito alle materie economiche, ce n’è a sufficienza per capire quando incontrerete il vostro nemico, magari anche dentro di voi:
  1. Il populista di destra ha il mito dello spontaneismo: spesso pensa al mercato come a qualcosa di naturale in grado di nascere spontaneamente purché si liberi la società da qualsiasi interferenza esterna. In effetti, è molto più probabile che a nascere in questo modo  sia una società composta clanica in grado di offrire “protezioni mafiose”.
  2. Il populista di sinistra pensa che ogni cosa abbia il suo “giusto prezzo” che prescinde da domanda e offerta. Il mercato è “giusto” se riflette il “giusto prezzo” che lui sembra conoscere in anticipo. L’acqua (essenziale) che costa pochissimo e i diamanti (inutili) che sono tanto cari non sembrano scalfire le sue certezze.
  3. Il populista di destra pensa sempre in termini di “bastone e carota”. Per lui gli incentivi sono tutto sia nella vita che nell’educazione. Naturale vederlo sconvolto dall’apprendere che spesso quando si pagano i donatori di sangue di sangue se ne raccoglie meno.
  4. Il populista di sinistra pensa che far soldi sia riprovevole. Vede le malefiche multinazionali come guidate da gente psicopatica ossessionata dal profitto.
  5. Il populista di destra pensa alla competizione come alla soluzione di tutti i mali. Non riesce a concepire che possa esistere anche una sterile competizione tra invidiosi che ci stressa senza costrutto.
  6. Per il populista di sinistra la società capitalista è sempre sull’orlo del collasso. Prima il marxismo, ora certo ambientalismo, secondo lui l’apocalisse è prossima. Intanto il mondo è sempre più ricco ma lui fa finta di non vedere: guarda avanti, ai limiti dello sviluppo, una frasetta di cui si è innamorato da quando era giovane.
  7. Per il populista di destra le tasse sono un furto a prescindere, e lo stato un ladro. Peccato che lo stato non sia una persona cosicché diventa difficile scoprire chi siano i veri ladri. In genere lui pensa ai politici ma non di rado, se “segui i soldi” scopri che il ladro è anche lui, lui che riceve uno stipendio statale o commesse governative, oppure agevolazioni sul ticket sanitario.
  8. Per il populista di sinistra la “giusta paga” rispecchia lo sforzo del lavoratore. Non concepisce che la paga rifletta invece la facilità con cui un lavoratore puo’ essere rimpiazzato: il salario va’ proporzionato alle gocce di sudore… succeda poi quel che deve succedere: la giustizia innanzitutto.
  9. Per il populista di destra dobbiamo “tutelare i nostri gioielli”, per esempio, in campo aeronautico,  la compagnia di bandiera. Siamo italiani e dobbiamo avere una compagnia italiana, punto. Sembra che per lui ad essere italiani siano solo coloro che lavorano presso la compagnia di bandiera. Tutti coloro invece che usano gli aerei e che a causa di queste “protezioni” devono spendere di più, loro no, loro non sono italiani.
  10. Per il populista di sinistra è indispensabile distribuire la ricchezza. Salvo poi meravigliarsi che si investe poco. Ma va? l’idea che i poveri non siano semplicemente coloro che hanno poco denaro ma anche coloro che fanno un utilizzo a dir poco sconsiderato del denaro in loro possesso non sembra sfiorarlo mai.
  11. Il populista di destra è ossessionato dal merito e dalla responsabilità personale. Se solo sapesse quanto conta la fortuna nelle nostre vite sarebbe di sicuro un po’ meno populista.
  12. Il populismo di sinistra ci marcia sull’invidia sociale e cerca di nascondere questo vizietto con la foglia di fico dell’eguaglianza. In realtà è spesso un imprenditore politico che sfrutta il risentimento tra le classi fingendosi difensore degli ultimi. Fateci caso: quando un personaggio ben intenzionato come Papa Francesco denuncia le ingiustizie dell’economia contemporanea, non riscuote il plauso dei poveri - che con l’ “economia contemporanea” sono usciti a milioni dalla povertà - bensì quello della classe media dei paesi ricchi, una classe dai redditi stagnanti e dalla frustrazione diffusa, anche a causa dell’inattesa competizione dei paesi poveri che proprio l’economia contemporanea ha reso possibile.
Per approfondire ciascuno di questi 12 punti:   Joseph Heath, Economics Without Illusions: Debunking the Myths of Modern Capitalism