Sembra che dai zero ai due anni il nido nuoccia ai bambini, almeno quelli appartenenti alle famiglie normali.
Per loro e per il loro IQ molto meglio interagire con gli adulti a casa.
«i bambini che frequentano il nido in giovanissima età beneficiano di minori interazioni 1 a 1 con gli adulti. Queste interazioni - spiega lo studio - sono particolarmente rilevanti per lo sviluppo cognitivo dei primi anni di vita
Grazie al Nobel Jim Heckman sappiamo che i primi tre anni di vita sono fondamentali
Perché pare evidente come sia facile l’equazione: il bambino/a ha bisogno di rapporti diretti con un adulto, quindi le mamme restino a casa. Considerando che già oggi una donna su quattro lascia il lavoro quando diventa madre per le enormi difficoltà di tenere insieme vita familiare e lavorativa a causa dell’assenza di servizi (anche asili nido), il pericolo di un peggioramento delle chance di lavoro per le donne è dietro l’angolo. Ne è consapevole Ichino, che infatti dice: «L’equazione non solo è sbagliata ma anche controproducente per le donne, perché dà per scontato che siano loro a doversi occupare dei figli. Se non cambia la divisione dei compiti in famiglia, diventando più egualitaria, non saranno gli asili ad aiutare le donne. La parità va ottenuta in famiglia»