Alcuni consumatori trovano doveroso non comprare da produttori che professano valori etici riprovevoli.
Allo stesso modo, ci sono negozianti che decidono di non servire consumatori ritenuti eticamente devianti.
Qualche tempo fa abbiamo avuto il pasticciere che si rifiutò di fare la torta di matrimonio per due omosessuali.
Più recentemente i bar Urban Bean hanno rifiutato i loro caffè ai supporter di Donald Trump.
E’ giusta una simile condotta?
Ricordo ancora le parole di Luigi Ballerini ad un incontro ciellino dedicato alla genitorialità tenutosi all’Istituto Tirinnanzi di Legnano: se vostro figlio si è comportato male a scuola non ha senso punirlo impedendogli di andare a calcio (dove si comporta sempre in modo inappuntabile). Magari quell’ora di calcio alla settimana è il momento in cui dà il meglio di sè, in cui è più generoso, in cui è riconosciuto… e voi cretini gliela togliete.
In noi c’è sia il bene che il male: perché reprimere il male colpendo il bene? Secondo me, oltre a non essere un dovere è pure sbagliato.
Ma il boicottaggio è essenzialmente questo: poiché hai fatto cose malvagie ti colpisco laddove fai cose apprezzabili.
Gli attivisti gay portavano avanti l’agenda pro-gender: grave peccato agli occhi del pasticciere. Ma avevano anche delle virtù innegabili: per esempio, in fatto di gusti, apprezzavano le sue torte, vuoi mettere? E’ stupido castigarli quando fanno la cosa giusta. Meglio sarebbe punirli quando fanno la cosa sbagliata: il pasticciere avrebbe dovuto impegnarsi nella campagna pro-family se proprio avesse voluto colpirli.
Lo stesso dicasi per i supporter di Trump: perché punirli perché si sono dimostrati dei buongustai nella scelta del caffé?
Conserviamo il bene ed estirpiamo il male, questa è la via!
P.S. Distinguerei il boicottaggio dall’obiezione di coscienza: in quest’ultimo caso sono chiamato a fare in prima persona qualcosa di malvagio e mi rifiuto. In questo senso, rifiutare l’acquisto dei palloni cuciti dai bimbi schiavi assomiglia di più ad un’obiezione di coscienza. E il riciclaggio? Mi rendo conto che la questione resta aperta. L’importante è aver posto un saldo punto da cui far partire il nostro ragionamento.