lunedì 30 giugno 2008

E' qui la festa

L' Italia non sembra unita come si deve. Ognuno va per la sua strada. Non si riesce nemmeno più a divertirsi quando festeggia. Non ci si riesce e finisce sempre a bicchierate in testa.

Altrove trovavo tutto cio' giustificato dalla Storia.

Anche la cronaca avanza le sue buone ragioni: per esempio queste.

Le magagne sono tornate fuori in occasione del 25 aprile. La cosa si ripete ma qualcuno, non volendo capire, fatica a farlo.

Si, lo so, c' è stata la guerra civile. Se è per questo ce ne sono state due (vedi link). Sì lo so, qualcuno ha perso e questo "qualcuno" erano i fascisti.

Ai "vincenti" piace essere accusati di un eccesso di zelo: il loro odio contro il nemico sarebbe ancora assurdamente in pista e fuori dalla storia. In parte puo' essere anche vero. Ma un' accusa del genere, poichè non regge, piace tanto sentirsela addosso, farla montare. E poi, con uno spillo, sgonfiarla.

E' il modo più consueto con cui il "festaiolo" si para le spalle.

Se le cose stessero davvero così, sarebbe facile per loro mostrare grande pietà ed apertura rendendo vana ogni discussione. E poi giù a puntualizzare l' ovvio: ovvero che una parte era nel giusto e l' altra no.

Dopo discussioni del genere sembra quasi che essere "antifascisti" equivalga ad essere contrari ai regimi fascisti. Io mi ritengo contrario ad ogni forma di fascistizzazione e sindacalizzazione della società, eppure non mi definirei mai "antifascista". Non ho le carte in regola. E come me molti che osteggiarono nei fatti il fascismo.

La categoria concettuale, è storia, fu introdotta per fornire usbergo alle forze comuniste e vestirle con un abito presentabile nel consorzio civile.

Poichè queste forze combatterono la loro resistenza con l' unico e chiaro intento di instaurare una dittatura, sembra abbastanza logico l' imbarazzo che ci accompagna quando ti tocca festeggiare stando gomito a gomito con chi viene da quella tradizione. A nulla vale se, dopo stretto consulto con il compagno Stalin, per motivi meramente strategici e opportunistici, si decise di procastinare la rivoluzione a tempo indeterminato. E a nulla vale che i compagni meritino una medaglia per aver combattuto il regime (alla stessa stregua, merito del fascio fu di aver combattuto i rossi riducendone la minaccia)! A poco vale opinare che la dittatura in gestazione sarebbe stata "diversa" rispetto alle altre 867 dittature nate nel mondo con i medesimi intenti e presupposti, poi tutte fallite tutte 867 disumanamente, in accordo con i detti presupposti...

Oppure le intenzioni con cui si combattè la Resistenza non contano?

Contano o no?

Bè, se le intenzioni hanno smesso di contare, con quale spirito robotico dovremmo intonare gl' inni di quella gloriosa battaglia?

Lasciamo allora perdere gli inquinamenti del 25 aprile, non c' è solvente che tenga; lasciamo al suo destino il 2 giugno, lasciamo ad una dolce ed armoniosa deriva l' Unità e tutti i Bandieroni in cui si avvolge. Mi sa che se veramente vogliamo brindare in concordia e fratellanza dobbiamo risalire ad epoche in cui le nostre città erano l' ombelico del mondo. Abbiamo la fortuna di averle nella nostra storia, perchè dimenticarsene?


P.S. avevo completamente dimenticato queste quattro righe buttate giù mesi fa nei pressi della ricorrenza. Ma poi qualcuno me le ha fatte tornare in mente.