Ci sono almeno un paio di ragioni per cui una società organizzata intorno ad istituzioni di mercato abbia buone possibilità di evolvere e raggiungere uno status invidiabile di prosperità
Solo della prima di queste ragioni è lecito parlare con un certo orgoglio, quindi sparo subito tutte le mie cartucce.
Una società informata ai principi borghesi fornisce i "giusti" incentivi affinchè si operi alacremente al servizio del prossimo.
Sebbene in essa la fortuna resti elemento ineliminabile, il merito e il talento vengono spesso premiati quando non esaltati.
Cio' fa sì che merito e talento fioriscano e diano slancio alla costruzione di un bene comune.
Quando parlo di "giusti incentivi" mi riferisco ad incentivi corretti per un soggetto dotato di una natura che non puo' escludere un certo egoismo. Siamo dunque distanti da deleterie farneticazioni utopistiche.
Ma veniamo alle note dolenti.
La seconada ragione è infatti piuttosto infamante e da almeno un secolo ad essa non si puo' più nemmeno accennare. Parlo del darwnismo sociale, un processo che si coniuga bene con le strutture del capitalismo.
Come avviene questo connubio? Semplice: le istituzioni capitalistiche e il successo economico creano disparità di dotazioni tra i componenti della società. Cio' fa sì che nella "lotta per la sopravvivenza" esistano individui più attrezzati di altri e destinati a prevalere.
Se così è, nel tempo, la selezione formerà gruppi sociali sempre più idonei al fine di perseguire ricchezza e sviluppo. Le generazioni successive saranno spurgate della parte più "difettosa" del corpo sociale, della parte più aliena dal successo economico, della parte meno adatta a produrre ricchezza.
Oggi questo non è più vero in quanto la nostra sensibilità non ci consente di accettare questi processi un tempo abituali ed esemplificabili in molte forme.
Esempio, tanto per capirsi: su cinque concepimenti il ricco aveva tre nascite e mezzo, il povero neanche due. Evidentemente cio' era implicato alla disparità nelle dotazioni sanitarie e nell' alimentazione. E' evidente che imponendo una "sanità universale" il processo darwiniano venga smorzato: tutti avranno 2 nascite e mezzo.
Solo della prima di queste ragioni è lecito parlare con un certo orgoglio, quindi sparo subito tutte le mie cartucce.
Una società informata ai principi borghesi fornisce i "giusti" incentivi affinchè si operi alacremente al servizio del prossimo.
Sebbene in essa la fortuna resti elemento ineliminabile, il merito e il talento vengono spesso premiati quando non esaltati.
Cio' fa sì che merito e talento fioriscano e diano slancio alla costruzione di un bene comune.
Quando parlo di "giusti incentivi" mi riferisco ad incentivi corretti per un soggetto dotato di una natura che non puo' escludere un certo egoismo. Siamo dunque distanti da deleterie farneticazioni utopistiche.
Ma veniamo alle note dolenti.
La seconada ragione è infatti piuttosto infamante e da almeno un secolo ad essa non si puo' più nemmeno accennare. Parlo del darwnismo sociale, un processo che si coniuga bene con le strutture del capitalismo.
Come avviene questo connubio? Semplice: le istituzioni capitalistiche e il successo economico creano disparità di dotazioni tra i componenti della società. Cio' fa sì che nella "lotta per la sopravvivenza" esistano individui più attrezzati di altri e destinati a prevalere.
Se così è, nel tempo, la selezione formerà gruppi sociali sempre più idonei al fine di perseguire ricchezza e sviluppo. Le generazioni successive saranno spurgate della parte più "difettosa" del corpo sociale, della parte più aliena dal successo economico, della parte meno adatta a produrre ricchezza.
Oggi questo non è più vero in quanto la nostra sensibilità non ci consente di accettare questi processi un tempo abituali ed esemplificabili in molte forme.
Esempio, tanto per capirsi: su cinque concepimenti il ricco aveva tre nascite e mezzo, il povero neanche due. Evidentemente cio' era implicato alla disparità nelle dotazioni sanitarie e nell' alimentazione. E' evidente che imponendo una "sanità universale" il processo darwiniano venga smorzato: tutti avranno 2 nascite e mezzo.
Il campione nonchè propalatore del darwinismo sociale fu Herbert Spencer. Con i suoi ululati fece di tutto per farsi notare in Europa ma il suo acre messaggio non riuscì a varcare le alpi: la barriera della nascente cultura idealistica si dimostrò invalicabile. Bobbio, nella sua storia della cultura italiana, vede nella neutralizzazione di queste spiacevolezze l' inizio dei rapporti difficile che da lì in poi il nostro paese instaurò con la cultura di stampo scientifico.
Il ruolo che il darwinismo sociale ha giocato nel creare le strabilianti condizioni dell' umanità contemporanea è sottaciuto per pudore ma secondo Gregory Clark è stato di gran lunga superiore rispetto al ruolo delle "giuste istituzioni". Queste ultime hanno cominciato a far sentire il loro influsso solo negli ultimi due secoli e hanno potuto farlo grazie al fatto di agire nei confronti di un' umanità "selezionata".
Il darwinismo sociale opera ovunque ma è particolarmente efficiente nelle società con un germe istituzionale capitalista.
Guardando alla storia dell' uomo questo germe è sviluppato più nelle società agricole rispetto a quelle dei cacciatori e raccoglitori. In particolare dalle società agricole europee e asiatiche. Contano poi anche una serie di fattori legati ai costumi e alle contingenze. Ma qui le cose si complicano e bisogna cedere la parola all' esperto. A GM, per esempio.
Il lavoro di GM, con la mole e la passione dirompente di chi scrive "il libro della vita", si prodiga per sostenere che il darwinismo sociale si è fatto sentire in Europa molto più che altrove. E proprio a cio' l' Europa deve le fortune che l' hanno condotta a conquistare il mondo fino all' imposizione ovunque del suo modello democratico e liberale.
Il ruolo che il darwinismo sociale ha giocato nel creare le strabilianti condizioni dell' umanità contemporanea è sottaciuto per pudore ma secondo Gregory Clark è stato di gran lunga superiore rispetto al ruolo delle "giuste istituzioni". Queste ultime hanno cominciato a far sentire il loro influsso solo negli ultimi due secoli e hanno potuto farlo grazie al fatto di agire nei confronti di un' umanità "selezionata".
Il darwinismo sociale opera ovunque ma è particolarmente efficiente nelle società con un germe istituzionale capitalista.
Guardando alla storia dell' uomo questo germe è sviluppato più nelle società agricole rispetto a quelle dei cacciatori e raccoglitori. In particolare dalle società agricole europee e asiatiche. Contano poi anche una serie di fattori legati ai costumi e alle contingenze. Ma qui le cose si complicano e bisogna cedere la parola all' esperto. A GM, per esempio.
Il lavoro di GM, con la mole e la passione dirompente di chi scrive "il libro della vita", si prodiga per sostenere che il darwinismo sociale si è fatto sentire in Europa molto più che altrove. E proprio a cio' l' Europa deve le fortune che l' hanno condotta a conquistare il mondo fino all' imposizione ovunque del suo modello democratico e liberale.