Forse tutto è mercato.
E per "mercato" intendo ora un luogo in cui conviene sempre sostituire alle proibizioni dei prezzi.
Certo che, se gli incentivi funzionassero sempre nell' indirizzare il comportamento umano, allora il mercato sarebbe una soluzione razionale.
Ma a volte gli incentivi fallano: le carote succulente vengono schifate e le bastonate sembrano non carezze. Siamo in presenza di "domande rigide".
Esempio: un ghiacciolo alle 5, in questo periodo, sta diventando per me una domanda parecchio rigida. Lo voglio costi quel che costi. Ovvero, sono indifferente al prezzo.
Altro esempio: se domando vendetta "ad ogni costo", non ci sarà pena deterrente che "funzioni".
Ma io e Davide l' altra sera, degustando l' ananasso "sbranato" da un aggeggio infernale, con la nostra discussione eravamo sbarcati su altri lidi, eppure la logica in cui eravamo immersi era simile. Ci interessava il prezzo del petrolio in ascesa e le sue ipertrofiche conseguenze. Sia quelle legate al tenore di vita che quelle ecologiche.
Per noi amanti del mercato e dell' ambiente, un prezzo alto della benzina non è solo un fattore impoverente: incentiva anche la nascita di soluzioni energetiche alternative e magari più pulite. Questo è un bene.
Davide, se ho capito bene, non era molto d' accordo. In effetti lui ipotizzava una "domanda rigida" per i derivati petroliferi. Domanda rigida, ovvero insensibile agli incentivi. In questi casi il potere dei prezzi sarebbe nullo.
Passando nel salone il discorso si è allargato ulteriormente ai prblemi dell' inquinamento atropogenico e Davide, coerentemente con il suo assunto, si opponeva ad una Carbon Tax. Neanche soluzioni "Cap and Trade" possono essere da lui prese in considerazione.
Nelle sue mani non restano che le due soluzioni all' estremo dello spettro: lasciare tutto deregolato o adottare strategie "command and control" (proibizioni secche sul tipo delle "domeniche a piedi").
In proposito ecco un buon dibattito dove le quattro posizioni vengono rappresentate.
Mi sia consentito di non cedere però sull' assunto della "domanda indifferente ai prezzi" nel settore petrolifero.
In effetti, di fronte a prezzi crescenti, sembra che il consumatore risponda. Ed ecco un' altra storia istruttiva.
La piccola discussione è proseguita focalizzandosi sulle possibili cause di una simile impennata. Probabilmente molti fattori sono in azione ma io, contrariamente al Davide, non do molto peso alle "speculazioni".
Scegliendo come proxy dell' attività speculativa i tassi sui future, è interessante osservare l' andamento dei prezzi in un periodo in cui gli speculatori erano al lavoro quanto oggi. Ebbene, il prezzo allora scendeva.
E per "mercato" intendo ora un luogo in cui conviene sempre sostituire alle proibizioni dei prezzi.
Certo che, se gli incentivi funzionassero sempre nell' indirizzare il comportamento umano, allora il mercato sarebbe una soluzione razionale.
Ma a volte gli incentivi fallano: le carote succulente vengono schifate e le bastonate sembrano non carezze. Siamo in presenza di "domande rigide".
Esempio: un ghiacciolo alle 5, in questo periodo, sta diventando per me una domanda parecchio rigida. Lo voglio costi quel che costi. Ovvero, sono indifferente al prezzo.
Altro esempio: se domando vendetta "ad ogni costo", non ci sarà pena deterrente che "funzioni".
Ma io e Davide l' altra sera, degustando l' ananasso "sbranato" da un aggeggio infernale, con la nostra discussione eravamo sbarcati su altri lidi, eppure la logica in cui eravamo immersi era simile. Ci interessava il prezzo del petrolio in ascesa e le sue ipertrofiche conseguenze. Sia quelle legate al tenore di vita che quelle ecologiche.
Per noi amanti del mercato e dell' ambiente, un prezzo alto della benzina non è solo un fattore impoverente: incentiva anche la nascita di soluzioni energetiche alternative e magari più pulite. Questo è un bene.
Davide, se ho capito bene, non era molto d' accordo. In effetti lui ipotizzava una "domanda rigida" per i derivati petroliferi. Domanda rigida, ovvero insensibile agli incentivi. In questi casi il potere dei prezzi sarebbe nullo.
Passando nel salone il discorso si è allargato ulteriormente ai prblemi dell' inquinamento atropogenico e Davide, coerentemente con il suo assunto, si opponeva ad una Carbon Tax. Neanche soluzioni "Cap and Trade" possono essere da lui prese in considerazione.
Nelle sue mani non restano che le due soluzioni all' estremo dello spettro: lasciare tutto deregolato o adottare strategie "command and control" (proibizioni secche sul tipo delle "domeniche a piedi").
In proposito ecco un buon dibattito dove le quattro posizioni vengono rappresentate.
Mi sia consentito di non cedere però sull' assunto della "domanda indifferente ai prezzi" nel settore petrolifero.
In effetti, di fronte a prezzi crescenti, sembra che il consumatore risponda. Ed ecco un' altra storia istruttiva.
La piccola discussione è proseguita focalizzandosi sulle possibili cause di una simile impennata. Probabilmente molti fattori sono in azione ma io, contrariamente al Davide, non do molto peso alle "speculazioni".
Scegliendo come proxy dell' attività speculativa i tassi sui future, è interessante osservare l' andamento dei prezzi in un periodo in cui gli speculatori erano al lavoro quanto oggi. Ebbene, il prezzo allora scendeva.