Adoriamo LA vita e per essa faremmo pazzie. UNA vita invece ci lascia piuttosto freddi.
Lo notava Thomas Schelling quando si chedeva come mai nella sensibilità sociale sarebbe disumano non sganciare 1 milione di euro per salvare Alfredino Rampi incastrato nel pozzo mentre l' istallazione di un guard rail sull' autostrada che salverebbe in media una vita all' anno, non ci coinvolge e, in ogni caso, già qualche centinaio di euro sarebbero troppi.
TS non parlava di Alfredino Rampi, ma ci siamo capiti lo stesso.
Il problema è di difficile soluzione visto che tra LA vita e UNA vita, esiste solo una distinzione grammaticale che non dovrebbe incidere sui valori.
La vita di Alfredino, un estraneo, non vale di più per il fatto di essere etichettata con un nome rispetto alla vita di uno sconosciuto. E' un fatto logico.
Eppure le differenze di valutazione che si scatenano sono esorbitanti.
Non sembra nemmeno che esistano motivazioni morali per distinguere tra la vita di uno sconosciuto e la vita di una persona di cui conosco solo il nome di battesimo.
Naturalmente se investo 1 milione di euro per salvare Alfredino, condanno molte vite di sconosciuti. Eppure la cosa, per quanto insensata, ci sembra del tutto naturale.
Forse esiste un istinto egoistico che ci fa preferire la vita di chi ci sta vicino, di chi conosciamo meglio. La nostra in primis.
Alfredino, in fondo ci sta un pelino più vicino: della sua vita conosciamo almeno il nome. E' una "vicinanza" insensata, ma pesa in modo sconcertante.
La preferenza per Alfredino, per quanto inspiegabile, enfatizza qusto nostro egoismo di fondo. Un istinto clanico, familista. L' uomo con il nome è dei nostri, l' uomo senza nome appartiene ad un' altra tribù.
Se so che ogni esecuzione della pena capitale salverà almeno 10 vite (mi tengo basso) è insensato non tenerne conto. Ma del condannato, per quanto sia un estraneo, conosco nome e cognome; delle 10 vite che potrei salvare non conosco nulla, per quanto siano vite in carne ed ossa, sono solo vite statistiche. Questo mi fa optare per la soluzione meno ragionevole. Probabilmente sono guidato da un istinto egocentrico.
Ma più ancora dell' egoismo, pesa l' ipocrisia.
Molti non se la sentono di quantificare il valore di una vita e di affidarsi alla ragione trattando questi temi. A domanda diretta si indignano ed evitano di rispondere.
Ma è solo ipocrisia visto che tutti i giorni quantificano in denaro il valore della vita umana propria e di chi li circonda.
Se compro la Nutella anzichè donare il corrispettivo alla Lega Antitumori, è perchè, per me come per tutti, esiste un limite oltre il quale non intendo pagare per salvare delle vite umane. Per molti è atroce scoprire quale sia per loro questo limite e girano la faccia dall' altra parte con un comportamento immaturo.
Ci sono parecchi modi attraverso cui assegnamo un valore pecuniario alla nostra vita.
Nel momento in cui intraprendiamo comportamenti a rischio dietro un certo corrispettivo, è possibile per chiunque dedurre il valore pecuniario che diamo alla nostra vita biologica.
Guardiamo solo alla maggiorazione di stipendio che un camionista chiede per trasportare esplosivi. Sapremo l' ammontare dell' assegno che stacca per la sua vita. Dare a quella vita un prezzo diverso lo renderebbe infelice. Se noi impedissimo all' autotrasportatore di intraprendere il suo viaggio nonostante abbia raggiunto un accordo con il committente, costui subirebbe una vessazione.
Noi tutti diamo un prezzo in euro alla nostra vita. Se altri ce ne impongono uno diverso, la cosa non puo' che renderci infelici.
Kip Viscusi calcola che l' americano medio valuta la sua vita 7 milioni di dollari.
Gli avvocati monetizzano tutti i giorni la vita umana. Visto che sarebbe assurdo non farlo che lo si faccia in modo logico, come fa Kip Viscusi.
Dalla monetizzazione della vita traiamo preziose informazioni: per esempio, Hahn e Tetlock hanno considerato economicamente sconveniente bandire l' uso dei cellulari in auto, sebbene siano causa frequenti di incidenti mortali. I calcoli sono discutibili, molto meno la logica che ci sta sotto.
Contro egoisti e ipocriti, la monetizzazione della vita umana è un invito alla ragione e al dialogo trasparente tra le persone. I tentativi saranno opinabili ma opinare significa appunto discutere.
Lo notava Thomas Schelling quando si chedeva come mai nella sensibilità sociale sarebbe disumano non sganciare 1 milione di euro per salvare Alfredino Rampi incastrato nel pozzo mentre l' istallazione di un guard rail sull' autostrada che salverebbe in media una vita all' anno, non ci coinvolge e, in ogni caso, già qualche centinaio di euro sarebbero troppi.
TS non parlava di Alfredino Rampi, ma ci siamo capiti lo stesso.
Il problema è di difficile soluzione visto che tra LA vita e UNA vita, esiste solo una distinzione grammaticale che non dovrebbe incidere sui valori.
La vita di Alfredino, un estraneo, non vale di più per il fatto di essere etichettata con un nome rispetto alla vita di uno sconosciuto. E' un fatto logico.
Eppure le differenze di valutazione che si scatenano sono esorbitanti.
Non sembra nemmeno che esistano motivazioni morali per distinguere tra la vita di uno sconosciuto e la vita di una persona di cui conosco solo il nome di battesimo.
Naturalmente se investo 1 milione di euro per salvare Alfredino, condanno molte vite di sconosciuti. Eppure la cosa, per quanto insensata, ci sembra del tutto naturale.
Forse esiste un istinto egoistico che ci fa preferire la vita di chi ci sta vicino, di chi conosciamo meglio. La nostra in primis.
Alfredino, in fondo ci sta un pelino più vicino: della sua vita conosciamo almeno il nome. E' una "vicinanza" insensata, ma pesa in modo sconcertante.
La preferenza per Alfredino, per quanto inspiegabile, enfatizza qusto nostro egoismo di fondo. Un istinto clanico, familista. L' uomo con il nome è dei nostri, l' uomo senza nome appartiene ad un' altra tribù.
Se so che ogni esecuzione della pena capitale salverà almeno 10 vite (mi tengo basso) è insensato non tenerne conto. Ma del condannato, per quanto sia un estraneo, conosco nome e cognome; delle 10 vite che potrei salvare non conosco nulla, per quanto siano vite in carne ed ossa, sono solo vite statistiche. Questo mi fa optare per la soluzione meno ragionevole. Probabilmente sono guidato da un istinto egocentrico.
Ma più ancora dell' egoismo, pesa l' ipocrisia.
Molti non se la sentono di quantificare il valore di una vita e di affidarsi alla ragione trattando questi temi. A domanda diretta si indignano ed evitano di rispondere.
Ma è solo ipocrisia visto che tutti i giorni quantificano in denaro il valore della vita umana propria e di chi li circonda.
Se compro la Nutella anzichè donare il corrispettivo alla Lega Antitumori, è perchè, per me come per tutti, esiste un limite oltre il quale non intendo pagare per salvare delle vite umane. Per molti è atroce scoprire quale sia per loro questo limite e girano la faccia dall' altra parte con un comportamento immaturo.
Ci sono parecchi modi attraverso cui assegnamo un valore pecuniario alla nostra vita.
Nel momento in cui intraprendiamo comportamenti a rischio dietro un certo corrispettivo, è possibile per chiunque dedurre il valore pecuniario che diamo alla nostra vita biologica.
Guardiamo solo alla maggiorazione di stipendio che un camionista chiede per trasportare esplosivi. Sapremo l' ammontare dell' assegno che stacca per la sua vita. Dare a quella vita un prezzo diverso lo renderebbe infelice. Se noi impedissimo all' autotrasportatore di intraprendere il suo viaggio nonostante abbia raggiunto un accordo con il committente, costui subirebbe una vessazione.
Noi tutti diamo un prezzo in euro alla nostra vita. Se altri ce ne impongono uno diverso, la cosa non puo' che renderci infelici.
Kip Viscusi calcola che l' americano medio valuta la sua vita 7 milioni di dollari.
Gli avvocati monetizzano tutti i giorni la vita umana. Visto che sarebbe assurdo non farlo che lo si faccia in modo logico, come fa Kip Viscusi.
Dalla monetizzazione della vita traiamo preziose informazioni: per esempio, Hahn e Tetlock hanno considerato economicamente sconveniente bandire l' uso dei cellulari in auto, sebbene siano causa frequenti di incidenti mortali. I calcoli sono discutibili, molto meno la logica che ci sta sotto.
Contro egoisti e ipocriti, la monetizzazione della vita umana è un invito alla ragione e al dialogo trasparente tra le persone. I tentativi saranno opinabili ma opinare significa appunto discutere.