Il confronto con Davide sui modi per fronteggiare la crisi energetica e ambientale mi sta trasformando in un tiepido sostenitore della carbon tax.
In effetti i problemi legati all' inquinamento mettono sovente in crisi il liberale, di solito tanto orgoglioso delle sue soluzioni efficienti.
Parlando di esternalità pensa subito a cartolarizzare i diritti (d' inquinamento) e a renderli negoziabili.
Ma se la cartolarizzazione viene fatta da un monopolista si rischia l' inefficienza.
Una tassa (carbon tax) potrebbe procurare meno guai.
A scegliere "soglie" o "aliquote" sarebbe un soggetto pubblico, e cio' fa tremare le vene ai polsi. Eppure sbagliare un' aliquota è senza dubbio meno grave che sbagliare una soglia.
Nel primo caso certe attività efficienti avrebbero ancora una possibilità di essere implementate, nel secondo no poichè si fa ricorso a proibizioni assolute.
La rivalità tra "carbon tax" e "cap & trade" puo' evocare il confronto tra Pigou e Coase. Viene naturale schierarsi con il secondo, ma il parallelo è inmproprio.
La compravendita dei diritti ipotizzata da Coase per risolvere il problema delle esternalità non coincide con la soluzione cap & trade, sebbene anche in quel caso ci sia una compravendita di "diritti ad inquinare".
Coase aveva in mente una contrattazione del diritto tra l' inquinatore e l' inquinato. Premettendo che il soggetto pubblico rimpiazza l' inquinato, questa contrattazione si realizza sia con la soluzione CT che con la soluzione C&T. solo che la prima è più sofisticata.
Come si puo' avvicinarsi ad una soluzione coasiana partendo da CT?
Certo che se i diritti risarcitori fossero negoziabili tutto sarebbe più semplice. Ma gli "inquinati" sono dispersi e in condioni disomogenee che favoriscono gli opportunisti. Bisogna dunque affidarsi al soggetto pubblico.
Innanzitutto si dovrebbe trasformare la carbon tax in una tassa di scopo rigorosa. Magari anche con un diritto di risarcimento ai soggetti "inquinati".
In secondo luogo si potrebbe relazionare l' aliquota della carbon tax al volume complessivo delle emissioni rendendola una tassa progressiva.
La carbon tax puo' convivere con un mercato delle emissioni: ad emissioni incrementali si applicherà un' aliquota marginale (elevata), ad emissioni coperte da diritti acquistati presso altri produttori si applicherà invece un' aliquota media.
Certo, un esito non molto differente potrebbe essere ottenuto in C&T rinegoziando continuamente le soglie.
Ma anche la struttura della carbon tax puo' essere rinegoziata. Poichè CT è più sofisticata, l' urgenza di rinegoziazioni continue viene meno. Questo è un bel guadagno in termini di costi transattivi.
In effetti i problemi legati all' inquinamento mettono sovente in crisi il liberale, di solito tanto orgoglioso delle sue soluzioni efficienti.
Parlando di esternalità pensa subito a cartolarizzare i diritti (d' inquinamento) e a renderli negoziabili.
Ma se la cartolarizzazione viene fatta da un monopolista si rischia l' inefficienza.
Una tassa (carbon tax) potrebbe procurare meno guai.
A scegliere "soglie" o "aliquote" sarebbe un soggetto pubblico, e cio' fa tremare le vene ai polsi. Eppure sbagliare un' aliquota è senza dubbio meno grave che sbagliare una soglia.
Nel primo caso certe attività efficienti avrebbero ancora una possibilità di essere implementate, nel secondo no poichè si fa ricorso a proibizioni assolute.
La rivalità tra "carbon tax" e "cap & trade" puo' evocare il confronto tra Pigou e Coase. Viene naturale schierarsi con il secondo, ma il parallelo è inmproprio.
La compravendita dei diritti ipotizzata da Coase per risolvere il problema delle esternalità non coincide con la soluzione cap & trade, sebbene anche in quel caso ci sia una compravendita di "diritti ad inquinare".
Coase aveva in mente una contrattazione del diritto tra l' inquinatore e l' inquinato. Premettendo che il soggetto pubblico rimpiazza l' inquinato, questa contrattazione si realizza sia con la soluzione CT che con la soluzione C&T. solo che la prima è più sofisticata.
Come si puo' avvicinarsi ad una soluzione coasiana partendo da CT?
Certo che se i diritti risarcitori fossero negoziabili tutto sarebbe più semplice. Ma gli "inquinati" sono dispersi e in condioni disomogenee che favoriscono gli opportunisti. Bisogna dunque affidarsi al soggetto pubblico.
Innanzitutto si dovrebbe trasformare la carbon tax in una tassa di scopo rigorosa. Magari anche con un diritto di risarcimento ai soggetti "inquinati".
In secondo luogo si potrebbe relazionare l' aliquota della carbon tax al volume complessivo delle emissioni rendendola una tassa progressiva.
La carbon tax puo' convivere con un mercato delle emissioni: ad emissioni incrementali si applicherà un' aliquota marginale (elevata), ad emissioni coperte da diritti acquistati presso altri produttori si applicherà invece un' aliquota media.
Certo, un esito non molto differente potrebbe essere ottenuto in C&T rinegoziando continuamente le soglie.
Ma anche la struttura della carbon tax puo' essere rinegoziata. Poichè CT è più sofisticata, l' urgenza di rinegoziazioni continue viene meno. Questo è un bel guadagno in termini di costi transattivi.
add1: elasticità garantita anche sul mercato energetico.