lunedì 30 giugno 2008

Quando la meritocrazia non affronta il problema del merito

Il lettore "anonimo" di questo post sembra deluso dalle impressioni personali che riportavo sul libro di RA.

Forse si aspettava una recensione a tutto tondo ma un lavoro del genere non era certo nè nelle mie capacità, nè nelle mie intenzioni. Il piano era molto più circoscritto, cerco di circoscriverlo ulteriormente, spero non scompaia tutto nel nulla.

Un libro che si intitola "Meritocrazia" in genere parla di meritocrazia. E fin qui ci siamo. Ma, mi si conceda, non penso proprio di essermi fermato a questo punto.

Cos' è il "merito" e come puo' essere "misurato"?

Se davvero sei interessato alle due questioni di cui sopra, sgrani gli occhi quando sul bancone della libreria vedi un libro con quel titolo. E mentalmente pronunci le parole "ci siamo".

Ebbene no! Non ci siamo affatto, carissimo lettore. Il libro di RA non sembra molto interessato alle questioni di cui sopra, benchè appaiano fondamentali, benchè il libro sia di 400 pagine. Probabilmente RA sconta le risposte.

E' questa un' imfoprmazione così poco interessante. Io non penso. La trovo talmente interessante da doverla dare anche se forse non è vera al 100%.

Intanto, contro chi contesta che il merito sia qualcosa di soggettivo e non misurabile, noi restiamo disarmati e costretti a rivolgerci altrove (io mi sono rivolto qui con ben altri esiti).

Il lettore anonimo sembra molto interessato alle soluzioni pratiche che avevo tralasciato.

E mica posso parlare di tutto... vedo di rimediare.

Le soluzioni pratiche si sostanziano nella medesima soluzione di sempre: creare una commissione governativa (ma questa volta composta da tipi in gamba, mi raccomando) che introduca la meritocrazia nella nostra p.a. Il tutto condito con un po' di affirmative action e, naturalmente, con "riforme" per rendere più competitiva l' economia italica.

Come vedi, niente di interessante.