Misurare con un indicatore quantitativo la bontà di un istituto scolastico è compito impervio.
Dice: bisogna individuare il differenziale di preparazione dell' allievo da quando entra in quella scuola rispetto a quando esce.
Ma la "preparazione" include anche elementi incommensurabili.
Si puo' benissimo convenire senza arruolarsi tra gli anti-testmen barrcaderi.
Molto meglio, in questi casi, assumere nei confronti del test quello che Koretz chiama "il Principio Rolling Stones":
"... No, you can't always get what you want... but if you try sometime... you find
You get what you need..."
Fiduciosi proseguimo alla ricerca della bisogna e subito altre barriere si frappongono.
Inanzitutto l' atteggiamento leggermente fraudolento di alcuni istituti che va sotto il nome di inflazione da test. Consiste nell' organizzano unicamente in funzione dei test trascurando altri aspetti della preparazione.
In secondo luogo la curva di progressione: i miglioramenti non procedono linearmente, se si parte da livelli alti non sarà facile migliorare molto.
In terzo luogo il contesto (famiglia, amici) continua ad influenzare le prestazioni dell' allievo anche durante la frequenza scolastica.
Per noi ottimisti gli ostacoli sono superabili, si tratta solo di prendere una bella rincorsa. Nel primo caso potremmo ricorrere all' impiego random di più misuratori, negli altri casi basta stimare delle "tare" opportune.
Ad ogni modo, anche così viziati, i misuratori potrebbero avere un impiego alternativo: autorizzare le scuole eccellenti in termini assoluti a fissare una retta per gli allievi che le frequentano. In fondo la misura assoluta ci esenta dallo sgravio delle "tare".
E poi non è detto che la facoltà di una "retta" anche nel pubblico minacci le pari opportunità introducendo discriminazioni economiche: se il contesto conta, i frequentatori perverranno da famiglie agiate. Se conta meno, il preside userà il pedale della "retta" stando ben attento a non mettere in fuga un' utenza che gli dà questa opportunità di raccogliere finanziamenti aggiuntivi.
Dice: bisogna individuare il differenziale di preparazione dell' allievo da quando entra in quella scuola rispetto a quando esce.
Ma la "preparazione" include anche elementi incommensurabili.
Si puo' benissimo convenire senza arruolarsi tra gli anti-testmen barrcaderi.
Molto meglio, in questi casi, assumere nei confronti del test quello che Koretz chiama "il Principio Rolling Stones":
"... No, you can't always get what you want... but if you try sometime... you find
You get what you need..."
Fiduciosi proseguimo alla ricerca della bisogna e subito altre barriere si frappongono.
Inanzitutto l' atteggiamento leggermente fraudolento di alcuni istituti che va sotto il nome di inflazione da test. Consiste nell' organizzano unicamente in funzione dei test trascurando altri aspetti della preparazione.
In secondo luogo la curva di progressione: i miglioramenti non procedono linearmente, se si parte da livelli alti non sarà facile migliorare molto.
In terzo luogo il contesto (famiglia, amici) continua ad influenzare le prestazioni dell' allievo anche durante la frequenza scolastica.
Per noi ottimisti gli ostacoli sono superabili, si tratta solo di prendere una bella rincorsa. Nel primo caso potremmo ricorrere all' impiego random di più misuratori, negli altri casi basta stimare delle "tare" opportune.
Ad ogni modo, anche così viziati, i misuratori potrebbero avere un impiego alternativo: autorizzare le scuole eccellenti in termini assoluti a fissare una retta per gli allievi che le frequentano. In fondo la misura assoluta ci esenta dallo sgravio delle "tare".
E poi non è detto che la facoltà di una "retta" anche nel pubblico minacci le pari opportunità introducendo discriminazioni economiche: se il contesto conta, i frequentatori perverranno da famiglie agiate. Se conta meno, il preside userà il pedale della "retta" stando ben attento a non mettere in fuga un' utenza che gli dà questa opportunità di raccogliere finanziamenti aggiuntivi.