venerdì 6 giugno 2008

Beati gli ultimi

Gregory Clark ha obiettivi elevati da colpire: tramite un diagramma sferra il suo attacco sotto la cintura ad Hobbes, dopodichè, molto più avanti nel libro, non si perita di aggredire Marx e Dickens. Il primo per il nocciolo del suo messaggio, il secondo per le atmosfere surrettizie sontuosamente ricostruite nei suoi libri e che di fatto svierebbero il giudizio dell' ingenuo lettore moderno su quell' epoca storica.

GC: la Rivoluzione industriale fu essenzialmente un' espansione della conoscenza. Tuttavia, a sorpresa, fu il basso proletariato a trarre i maggiori benefici materiali da queste novità. Nessun gruppo sociale guadagnò quanto il proletariato da questo terremoto, nemmeno i grandi "innovatori".

Sul destino della bassa manovalanza mai nessun falso profeta fu tanto falso quanto lo furono Marx ed Engels.

Dal 1815 i salari reali degli "ultimi" cominciarono a salire inesorabilmente creando ricchezza per tutti. Un' impennata che superava di molto quella della produttività.

Una crescita di cui non godettero di certo nè i capitalisti, nè i proprietari terrieri e nemmeno i lavoratori specializzati.

La diseguaglianza sociale in Inghilterra andò riducendosi, i benefici si concentrarono su chi nell' era pre-industriale era più svantaggiato. Cio' rinforzò l' armonia sociale del Paese. La cosa non si coglie immediatamente leggendo l' amabile Dickens, tantomeno ascoltando deferenti il terribile Marx. In questo senso nessun frutto sortirebbe nemmeno dall' approfondimento dell' analitico Ricardo.

Per far passare questo messaggio non occorrono a GM argomenti logici sofisticati. Basta ricostruire i fatti di un secolo (il diciannovesimo). Il noioso compito viene espletato al cap. 14.

Gli argomenti riguardano semmai il perchè di una simile piacevole sorpresa. GM è prodigo di congetture ma a questo punto è indispensabile la lettura.

I temi affrontati da GM ricorrono anche oggi, la prima globalizzazione non si differenzia poi così tanto dalla seconda, nemmeno per le preoccupazioni che desta.

Dopo alcuni anni in cui l' opinione pubblica si dimostrava apprensiva per gli "ultimi" e per la loro triste sorte all' epoca del mercato esteso, ora le cose si fanno più chiare e, se possibile, la preoccupazione ancora più acuta. Ma riguarda i primi, riguarda il mondo ricco, riguarda noi e la possibilità di essere scalzati da chi, compiacendoci, ci incuteva pietà e facevamo a gara per aiutare con elemosine.