giovedì 28 luglio 2016

La rieducazione del criminale

Una società ideale rieduca i condannati? Deve farlo? Perché? Come? Funziona? Per abbozzare una risposta meglio partire dall’inizio.
I cattivi vanno scovati e puniti. In questo modo avremo meno cattivi in circolazione: a nessuno piace essere castigato. Si chiama “effetto deterrenza”, costituisce da sempre la funzione cardine della pena della pena.
Purtroppo, non sempre riusciamo a trovarli. Fortunatamente c’è una soluzione: possiamo inasprire le punizioni in modo da compensare la possibilità di farla franca.
Ma non è tutto: scovare i criminali è costoso. La soluzione ottima è non gettare molte risorse in attività costose: licenziamo la polizia e aumentiamo le pene, l’ “effetto deterrenza” resta garantito e le risorse risparmiate possono essere investite in nobili cause.
Nella società ideale “effetto deterrenza” e “rieducazione” coincidono: il criminale, dopo aver fatto i suoi conti, non pecca più.
Il ragionamento in sé non fa una piega. E certo, non è mio, è di Gary Becker, c’ha preso pure il Nobel.
crime
Purtroppo, nella realtà le cose non sembrano funzionare in questo modo, i criminali sono un po’ come i bambini: poco interessati al futuro, specie se lontano. E le eventuali pene sono collocate nel futuro, a volte molto lontano.
Chi ha problemi a gestire le emozioni e a frenare gli impulsi calcola male le conseguenze delle sue azioni.
Oltre una certa soglia esacerbare le pene riempie le prigioni piuttosto che creare deterrenza, e le prigioni sono l’ Università del crimine.
I criminali sono come bambini e nessuno di noi adotterebbe la soluzione economicamente ottimale per i bambini: meno controllo (con relativi risparmi) e punizioni più dure. E’ il modo migliore per crescere un criminale!
Di solito l’approccio coi bambini è diverso: regole chiare e coerenti con punizioni immediate a chi sgarra.
L’immediatezza serve a far cogliere l’associazione tra marachella e castigo.
La chiarezza serve a far sapere con certezza cos’è una marachella.
La coerenza serve a massimizzare la conoscenza con il minimo di esperienza (se so perché vengo punito quando rubo i biscotti so anche che verrò punito se rubo la torta, non c’è bisogno di sperimentarlo in prima persona).
I criminali sono bambinoni, per loro contare fino a dieci è decisivo: quando lo fanno i delitti si dimezzano. Ma se sono dei bambinoni forse con loro funziona la soluzione idonea per l’infanzia: punizioni lievi e regole chiare, coerenti e con applicazione immediata.
Ma come si traducono in concreto le considerazioni fatte finora? Per esempio così: leggi ben scritte favoriscono la chiarezza. Più polizia favorisce la coerenza. Migliori tribunali favoriscono l’immediatezza. Contare fino a dieci (terapia comportamentale) contrasta la recidiva.
Potremmo chiamare tutto cio’ “rieducazione” del criminale nella società ideale.
Quando uno pensa alla funzione rieducativa della pena pensa di solito a lezioncine civiche e reinserimenti. In realtà i criminali non sono proprio dei bambini, non trasciniamo troppo oltre la similitudine, sono in realtà dei “bambinoni”: e come si rieduca un “bambinone”? Ripeto:
1) Con leggi più chiare.
2) Con più polizia nelle strade.
3) Con tribunali più celeri.
4) Insegnando a contare fino a dieci.