Supponiamo che io creda sia pericoloso assumere caffeina e che decida, annunciandolo, di bloccare per 30 giorni in una stanza predisposta chiunque nel mio quartiere ne faccia uso. Quando ti incontro uscire dal bar l’odore del tuo fiato è inconfondibile cosicché cerco di afferrarti per sequestrarti nella “stanza punitiva” ma tu reagisci in modo violento ferendomi. Si è trattato di una legittima difesa?
Mi aspetto che tutti rispondano di sì: non solo è legittimo ma è auspicabile che si reagisca.
Ecco, la “morale a standard unico” stabilisce che le conclusioni di cui sopra valgono sempre, sia che il sequestratore sia un civile, sia che sia un poliziotto.
In pratica la “morale a standard unico” sostiene la legittimità di violare una legge ingiusta. Attenzione, stabilire la legittimità di un comportamento non significa affermare che sia strategicamente corretto, ma questo è un altro discorso.
Tuttavia, qualcuno obietta che la “morale a standard unico” sia pericolosa, le persone potrebbero violare anche “leggi giuste”.
Si tratta però di un’obiezione che vale per tutte le teorie: quando si dice “se X allora Y”, non si sta dicendo “quando credi X, allora Y”.
Ma a parte questo, vale anche la contro-obiezione: così come c’è il rischio di una resistenza sbagliata c’è anche il rischio di una obbedienza sbagliata.