In molti si chiedono come si possa studiare a fondo il tema della felicità umana e non essere di sinistra. La cosa risulta inspiegabile.
Migliorare la vita a chi sta già bene – per esempio abbassando le tasse – non fa grande differenza mentre dare a chi non ha nulla fa un’ enorme differenza.
Tutti più uguali, meno invidiosi, più felici…
Solo la sinistra al potere puo’ fare di questo mondo un posto migliore.
Il ragionamento però non tiene conto di alcune considerazioni che gli studiosi della felicità conoscono bene:
1) gran parte dei poveri è già felice, il cosiddetto “adattamento edonistico” li protegge.
2) I beni materiali contano molto meno di un buon matrimonio o di un lavoro che piace.
3) La felicità dipende più dal carattere che dagli eventi esterni (avete presente che fine fa chi vince la lotteria?). Paperone è mediamente più ingrugnato di Paperino, urge forse trasferimento di denaro dal secondo al primo?
4) La chiamano avversione alle perdite: togliere a qualcuno produce più dolore di quanto piacere faccia ricevere.
5) La coercizione è uno strumento problematico, esempio: religione e matrimonio ci rendono mediamente più felici (è un fatto): il progressista è disposto a renderli obbligatori? No? E allora sia coerente.
6) Chi si accontenta gode. La cultura del piagnisteo, tanto caro alla sinistra piazzaiola, sembra ostacolare il godimento anziché favorirlo.
7) Avere un lavoro conta più del reddito in tema di felicità.
8) Uscire dalla povertà assoluta ci rende più felici ma in povertà assoluta vive per lo più il potenziale immigrato dai paesi poveri; la difesa del welfare e della regolamentazione sono due tic della sinistra che ostacolano la sua venuta. Quanta felicità buttata a mare!
9) Il paternalismo ci dà risorse ma ci toglie controllo e responsabilità sulle nostre vite. Ebbene, “controllo & responsabilità” sono due ingredienti importanti nella ricetta per la felicità. Vivere da mantenuti non è uno spasso come si crede.
10) L’ Europa è più a sinistra degli USA ma è anche più infelice.
11) Il Comunismo ha creato miseria spirituale anche a prescindere dal reddito pro-capite.
Come se non bastasse, la politica paternalista sembra incoerente, almeno in democrazia: si assume che le persone commettano errori, da qui la loro infelicità. Ma se è così come puo’ la democrazia fare la scelta (paternalista) corretta per aumentare la felicità di tutti? Una politica impossibile è una politica sbagliata.
Per contro, la ricetta economica della felicità diffusa sembra ben poco di sinistra: meno regole => più lavoro => più immigrazione => più crescita => meno povertà assoluta.