La lotta contro il riscaldamento globale infervora la politica del nostro tempo, forse perché fiuta l’ affare, molto “rosso” ieri in circolazione ieri e oggi non più presentabile si è ridato una spruzzata di “verde”.
Il fatto è che dietro ai sociologismi c’ è poi la questione di sostanza. Gran parte del merito è in mano alla scienza: quanto si sta scaldando il pianeta? In che misura ne sono responsabili le attività umane?
Quand’ anche però i precedenti interrogativi fossero appianati, i problemi più grossi della faccenda resterebbero intocchi.
Come calcolare le conseguenze del riscaldamento? Dopotutto, molti posti del nostro pianeta non sono accoglienti perché troppo freddi. Altri, sebbene molto caldi, sono stati resi ospitali.
Buona parte dell’ effetto serra, poi, è responsabilità dei governi. Con che coraggio si impedisce alle aziende che forniscono energia di tariffare in base ai periodi innalzando i prezzi durante i picchi? Con che coraggio esistono ancora parcheggi gratuiti e strade senza pedaggio? Prima di inaugurare nuove politiche, vediamo di far cessare quelle cattive.
C’ è poi la questione delle politiche concorrenti: in termini umani Kyoto vale più di una campagna contro la malaria? A occhio e croce direi proprio di no.
Come dicevo, tra gli ambientalisti ci sono molti riciclati di cui è lecito dubitare. Prendiamo le riserve contro soluzioni improntate al geoengineering, si ha la netta sensazione che siano avversate per il semplice fatto che non costringono la popolazione a rivedere iil suo stile di vita.