Senza il governo sembra che la discriminazione non possa essere combattuta.
In effetti sul mercato esiste un gap in relazione a sesso e razza.
Ma la discriminazione sembra contare ben poco, altri sono i fattori in gioco, per esempio, le donne sembrano preferire lavori a basso valore aggiunto (insegnamento, cura…). Si tratta di fattori culturali e ogni popolo ha la sua cultura.
Cosa resta delle politiche discriminatorie? La punizione inflitta ai migliori.
I “migliori” dei gruppi penalizzati sono esclusi ingiustamente. I “migliori” dei gruppi avvantaggiati sono sottoposti a pregiudizio immeritato visto che ce l’ avrebbero fatta anche senza spintarelle.
Il mercato rende molto costoso discriminare senza gli inconvenienti delle politiche anti-discriminatorie.
Una società dove impera la “quota” è una società costruita in laboratorio sulla carta millimetrata, un obiettivo a dir poco complicato, conclusione che deve essere condivisa anche da chi si è infilato su quella strada in buona fede.