giovedì 23 giugno 2011

liberalism A-Z: povertà

Molti ritengono che il governo debba occuparsi dei poveri perché la loro triste condizione è dovuta più a sfortuna che a pigrizia.

In parte questo è vero e, infatti, in parte del problema si è da sempre occupata la carità privata.

Una diffusa religiosità era la fonte di una naturale generosità: qualcuno ha ammazzato questa risorsa preziosissima, questo qualcuno sono i programmi pubblici di lotta alla povertà.

La carità pubblica ha poi dei costi suoi propri: disincentiva il lavoro, per esempio.

In secondo luogo fomenta l’ invidia e la richiesta d’ aiuto da parte dei “meno poveri” in un crescendo che instaura la cosiddetta “cultura del piagnisteo”: chi più piange, più ottiene. Un sintomo di questa degenerazione è il significato vieppiù dilatato assunto dal termine “povertà”.

C’ è poi il risentimento di chi dà senza voler dare nei confronti di chi riceve. Un risentimento che corrode il collante della società.

Conclusione: se oggi la condizione dei poveri è più dignitosa non possiamo imputare meriti alle politiche specifiche quanto al fatto di vivere in un mondo enormemente più ricco rispetto a ieri.