martedì 8 gennaio 2008

Gaffe sintomatiche alla radio pubblica. Felice Cimatti in quel di Fahrenheit prende a pretesto l' ambiente per rialzare il pugno

In una delle trasmissioni più ideologizzate della nostra radio, parlo di Fahrenheit - che naturalmente mette in scena le sue faziosità rivoltanti dalle frequenze destinate al servizio pubblico - ascolto questa trasmissione (vai al minuto 27.34).

Il rosario degli argomenti messo in campo è collaudato quanto bolso.

Intervistando un sociologo che mai ne ha azzeccata una in tutta la sua carriera - Gallino, ospite fisso da decenni -, il conduttore Felice Cimatti - uno che come molti fa la spola tra Manifesto e Radio 3 - sta come al solito lanciando i suoi strali contro ogni forma di lavoro flessibile.

Dopo poco si passa stancamente alla condanna dell' outsourcing e della globalizzazione.

Il carattere trito e macilento di questa solfa sembra far aleggiare una qualche consapevolezza se è vero che il Cimatti ogni tanto sospira scoraggiato, ormai nemmeno lui riesce più a farsi convincere da affermazioni che la comunità scientifica si è lasciata alle spalle da decenni. In fondo lo sa bene, le soluzioni da lui sognate (le solite cretinate comunisteggianti) sono inapplicabili nel mondo d' oggi.

Poi un' illuminazione che riaccende la verve: "...ma non è che le questioni ambientali possano arginare i fenomeni di globalizzazione e di liberismo selvaggio?" - minuto 27.34 -

Risposta pronta del sociologo che fino ad allora aveva denunciato chiare lacune nei riflessi: "Certo-certo-lì c' è una speranza...".

Chiaro adesso a cosa servono le questioni ambientali al signor Cimatti che parla a nome di tutti, dalla radio di tutti, pagata da tutti?

La gaffe è rivelatrice. Al solo citare la "questione ambientale" nella testa del Felice Cimatti è partita l' Internazionale e il Sol dell' Avvenire ha preso a sorgere.

C' è da scommettere che presto la genia qui impersonata dal Cimatti si metterà al lavoro per proporre soluzioni ambientali, nonstante che costoro, la gaffe lo denuncia, desiderino un ambiente sostenibile almeno quanto pescare il due di picche a briscola e trattino la questione ambientale in modo meramente strumentale.

Ma quando la si vende questa Rai?