martedì 10 dicembre 2019

IL NAZIONALISMO DIFESO

Ecco i miei appunti sulla base dei quali vorrei scrivere qualcosa su questo libro.
1) Contrariamente alle teorie di John Locke e altri, la legittimità politica non deriva dal consenso ma richiede innanzitutto che le persone abbiano un senso di comunanza. Questo deriva da tradizioni comuni e cultura condivisa. Mi riferisco a linguaggio, religione, festività, codici morali, narrazioni sociali, l'idea di un antenato comune ecc. Senza questo senso di comunanza, uno stato degenera in tirannia o in anarchia.
2) Lo stato-nazione è un'unità naturale di governo. Cercare di estendere il governo oltre i suoi confini naturali è un esercizio futile di imperialismo. Lo stato-nazione, sebbene chiaramente non sia una condizione sufficiente per garantire la libertà individuale, è comunque una condizione necessaria.
3) Oggi il modello di stato liberale si fonda sull'idea di azienda. Ieri si fondava invece sull'idea di famiglia, l'enfasi era sui legami di lealtà reciproca ancorati da un atto iniziale di consenso, ma sostenuto da un senso di mutua appartenenza e di dovere reciproco di trasmettere a un'altra generazione un'eredità che ci è stata lasciata dai nostri genitori e dai loro antenati. Nel primo modello siamo incoraggiati a chiederci in ogni momento se l'accordo è al servizio dei nostri interessi e a liberarci se cessa di esserlo. Il secondo modello ci incoraggia invece a rimanere fedeli anche di fronte alle avversità e a rifiutare l'impulso di iniziare tutto di nuovo.
4) Il nazionalismo è da mettere in relazione all'emergere della tolleranza religiosa, poiché il trattato di Westfalia del 1648 segnava la svolta dell'Europa dall'ideale di una monarchia universale - un'aspirazione cristiana dai tempi dei romani - a favore di una diversità di disposizioni costituzionali e religiose in diversi stati. Lo stato nazionale è stato il terreno fertile su cui fiorirono costituzionalismo e governo limitato.
5) All'origine delle libertà moderne potrebbe esserci proprio lo stato-nazione. Considera la tradizione occidentale di governo limitato, libertà individuale e elezioni aperte. Storicamente, istituzioni libere apparvero e persistettero in stati nazionali come l'Inghilterra, i Paesi Bassi e la Scozia, paesi costruiti su una lingua e religione nazionali, con una storia di accantonamento delle differenze interne per combattere i nemici comuni. Anche John Stuart Mill sosteneva che non è un caso che esistano istituzioni libere in tali paesi: "è in generale una condizione necessaria per le istituzioni libere che i confini del governo debbano coincidere con quelli delle nazionalità".
6) Gli stati nazionali indipendenti hanno interesse a promuovere un ordine internazionale fondato sugli stati nazionali stessi. Un tale ordine massimizza la possibilità di auto-determinazione collettiva e stabilisce una vitale competizione/imitazione tra le nazioni, ognuna delle quali cerca di raggiungere il massimo sviluppo delle sue capacità.
7) Problema. I nazionalisti affermano che qualcosa è "naturale" mentre in realtà è profondamente artificiale. Le "nazioni" sono per la maggior parte delle creature del XIX secolo: penso alla Germania o all'Inghilterra. In principio erano comunità immaginarie che esistevano tra i letterati ma mai nel popolo. La "comunanza" provata, per esempio, nelle trincee della prima guerra mondiale fu, in linea di massima, il risultato della propaganda.
8) Quando uno stato-nazione prende decisioni che altrimenti potrebbero essere prese da individui emerge chiaramente come il "consenso" sia superato dalla "comunanza". Un grave difetto. Ma il nazionalista potrebbe sostenere che un tentativo di governo multinazionale - come l'Unione Europea - sarebbe ancora peggio. Gli stati-nazione, indipendentemente dal fatto che siano emersi in modo naturale o artificiale, per lo meno offrono la "comunanza" e questo li autorizza ad avere l'ultima parola rispetto a regole dettate dall'esterno. Può darsi che al di sotto del livello nazionale ci siano altre unità politiche ma solo lo stato nazione è in grado di opporre una seria resistenza all'internazionalismo.
9) Per secoli, la politica delle nazioni occidentali è stata caratterizzata da una lotta tra due visioni antitetiche dell'ordine mondiale: un ordine di nazioni libere e indipendenti, ciascuna che persegue il bene politico secondo le proprie tradizioni; e un ordine di popoli uniti sotto un unico regime di legge, promulgato e mantenuto da un'unica autorità sovranazionale. I sovrani imperiali del mondo antico vedevano come loro compito, nelle parole del re babilonese Hamurabi, "portare i quattro quarti del mondo all'obbedienza". Quell'obbedienza, dopo tutto, era ciò che garantiva la salvezza dalla guerra, dalla malattia e dalla fame. Eppure, nonostante gli ovvi vantaggi economici di una pace egiziana o babilonese, la Bibbia nacque da una profonda opposizione a quella visione. Per i profeti di Israele, l'Egitto era "la casa della schiavitù" e non risparmiarono parole nel deplorare lo spargimento di sangue e la crudeltà implicate nella conquista imperiale e nel modo imperiale di governare. La nazione del popolo eletto rappresentava invece la salvezza.
10) Problema. Hazony omette quegli aspetti della Bibbia ebraica (e, direi, la tradizione ebraica in senso lato) che vede gli esseri umani creati a immagine di Dio, l'idea per cui i nostri obblighi morali si estendono a tutti, La Bibbia ebraica parla non solo degli ebrei, ma anche dell'obbligo ebraico di accogliere gli estranei. I testi successivi, tra cui il Talmud e le opere di filosofi come Maimonide, discutono a fondo della gamma appropriata e grado di universalismo vs. nazionalismo. Non si può avere un resoconto accurato della Bibbia o del giudaismo senza includere entrambi gli elementi.
11) L' opposto del nazionalismo è l'imperialismo. Forse la versione neo cons puo' plausibilmente essere vista come imperialista. I neo vedono l'America come la nazione cardine, che sostiene la pace e la prosperità del mondo. Il termine Pax Americana è positivo dal loro punto di vista. Tuttavia, non credo che questa distinzione venga accettata da tutti, specie a sinistra. La sinistra chiede a noi di imparare dalle culture del Terzo Mondo e non fanno che scusarsi nei loro confronti. Questa gente non si riconoscerebbe come imperialista anche se poi, quando c'è da decidere sul serio, non lesina interventi armati in ogni parte del mondo.
12) Il nazionalismo è ingiustamente incolpato delle due guerre mondiali. La prima è stata il risultato di trame imperiali, la seconda è stata provocata da Hitler, che era (principalmente) un imperialista-espansionista.
13) Nel libro ogni progetto internazionale è bollato come imperialista, dagli open border libertari agli accordi climatici. Non che accordi del genere debbano essere evitati ma richiedono una trattazione tra stati-nazione senza giurisdizioni internazionali. E' chiaro che in questi casi lo stato-nazione rompe quando vuole.
14) Le guerre universali nascono da un'ideologia internazionalista. Nel caso della Guerra dei 30 anni, era la teoria dell'ordine cattolico universale. Nel caso delle Guerre Nepoloniche, la teoria del nuovo liberalismo universale francese. E, nelle due guerre mondiali, un tentativo di due imperatori tedeschi (il secondo piuttosto grottesco) di rendere la Germania il Signore della Terra.
15) Nell'idea liberale stanno i semi dell'universalismo, ovvero quel progetto di dominio mondiale che ci ha condotto, per esempio, alla guerra in Iraq. C'è una linea che unisce Mises e Hayek con i neoconservatori degli ultimi decenni. Stabilire la democrazia in Egitto o in Iraq sembra fattibile ai liberali poiché presumono che la ragione umana sia ovunque la stessa e che un impegno per le libertà individuali e i mercati liberi sorgerà rapidamente una volta che i benefici saranno stati dimostrati e gli impedimenti rimossi.
16) Anche l'integrazione di milioni di immigrati dal Medio Oriente sembra facile per i liberali, perché credono che praticamente tutti vedranno rapidamente i vantaggi del nostro mondo e lo accetteranno. I conservatori, per contro, riconoscono che l'assimilazione su larga scala può avvenire solo quando entrambe le parti sono fortemente motivate ad ottnerla. Quando tale motivazione è debole o assente, i conservatori vedono un pericolo nell'immigrazione, con conseguente odio e violenza reciproci.
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