mercoledì 11 dicembre 2019

COSA SALVARE DI QUESTO LIBRO.

COSA SALVARE DI QUESTO LIBRO.
La tesi della Mazzucato secondo cui il governo sarebbe la vera forza propulsiva dell'innovazione moderna è alquanto azzardata, sebbene una sua versione più modesta sarebbe difendibile. La tecnologia militare, per esempio, è stata spesso utile per successivi sviluppi civili. Certo che alcuni dubbi restano: ma se il governo è così bravo a innovare, perché raramente si "innova"? Quando si tratta di entrare nelle sabbie mobili della pubblica amministrazione, la stagnazione è la regola.
A me comunque il libro sembra pieno di non sequitur: una cosa è cercare di capire come un governo potrebbe funzionare meglio e apprendere eventuali lezioni osservando i casi di successo. Altro è dedurre dal fatto che qualcosa nelle politiche governativa ha funzionato, il fatto che occorra aumentare la spesa pubblica. Unire automaticamente le due cose non ha molto senso. Dovremmo forse fare più guerre perché la tecnologia militare ha delle ricadute positive su quella civile? Se l'effetto che cerchiamo è sovrastato dagli altri, inutile cercare di produrlo.
Ad ogni modo, elenco 6 punti che, secondo me, indeboliscono la tesi centrale della Mazzucato e lasciano perplessi.
1) L'evidenza portata è aneddotica. Tra l'altro, anche nei casi specifici, in reste proliferano ricostruzioni alternative a quelle della Mazzucato.
2) Viene fatta una distinzione troppo netta tra innovazione e implementazione/diffusione/commercializzazione dell'innovazione. I privati avrebbero un ruolo solo nella seconda fase, la più marginale. Non sottovaluterei però la cosa, senza la "seconda fase" internet sarebbe oggi poco più di un telex utilizzato per comunicare tra università o ministeri. In fondo anche l'URSS era un paese altamente innovativo, senonché abortiva regolarmente tutte le idee concepite per mancanza della "seconda fase". Nel caso specifico del web, è con il pc (IBM), i chip (INTEL) e i vari sistemi operativi (WINDOWS) che si è rivoluzionato il mondo.
3) Lo stato spende il 50% del Pil, che abbia un ruolo nell'innovazione (come ovunque) non stupisce. Consideriamo per un attimo la frontiera prossima ventura, quella dell'Intelligenza Artificiale: ora che esistono forse per la prima volta player privati con risorse adeguate (Google, Facebook, Amazon, Musk...) il pallino sembra decisamente passato di mano. C'è poi da dire che l'investimento statale spiazza in buona parte quello del privato, per il quale diventa più conveniente stare alla porta.
4) La ricerca produce esternalità, specie la ricerca di base. Nessuno nega che lo stato debba avere un ruolo importante in questo settore. La Mazuccato da questo punto di vista è molto meno eretica di quel che vorrebbe essere.
5) Decidiamoci: o stato assistenziale o stato innovatore. La Mazzucato sembra volere la botte piena e la moglie ubriaca. Ma con la tassazione necessaria per fare tutto si è innovativi quanto Cuba o l'Unione Sovietica.
6) Lascio per ultimo il punto per me più importante: anziché contrapporre stato e privati sarebbe meglio contrapporre "metodo di mercato" e "metodo statalista". Il primo è imperniato su competizione e prezzi, il secondo su monopolio coercitivo e finalità politiche. Se lo stato è presente in imprese che si sottopongono a competizione e rischio di fallimento, allora accetta il metodo di mercato e la cosa puo' anche in parte funzionare poiché viene scongiurato lo statalismo. Esempio, l'ENI è un'impresa in cui lo stato è presente ma è anche un'impresa che compete e presenta i suoi bilanci agli investitori: deve stare sul mercato, non puo' dar troppo retta alla politica e ai suoi obiettivi contingenti. Altro esempio (visto che si parla di ricerca), le università pubbliche americane competono con quelle private sullo stesso piano. Non hanno nessun privilegio sul trattamento del personale o in tema di regolamentazione. Anche per questo sono tra le migliori del mondo.
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