lunedì 23 dicembre 2019

K.

Ecco un articolo di

Il suo è uno dei pochi "libroni" che sono riuscito a finire negli ultimi 10 anni, e ancora non mi spiego bene come ho fatto, la lettura, almeno all'inizio, non era certo appassionante, con tutto quel giustapporsi di eventi minimi, al confronto dei quali le vicende del Carver dei racconti sono a dir poco avventurose. Ma se devo dirla tutta neanche dopo posso affermare che la sua prosa sia mai decollata, da qui la mia incredulità per la mia personale impresa, evidentemente la sua scrittura nasconde un segreto che mi ha reso fedele. Anche questo articolo me lo sono letto tutto senza capire bene cosa comunicasse, a parte il fatto che in un mondo sempre più veloce la letteratura agisce lentamente, francamente non mi sembra un'ideona che merita di essere ospitata in riviste prestigiose. Il fatto poi che la letteratura possa dirci "chi siamo" è addirittura banale, poteva evitare quel passaggio. Parla poi anche del suo amato Lucrezio in termini che non posso definire illuminanti,sembra fondamentale il fatto che comparasse gli atomi alle lettere, e che per lui "la dimensione degli atomi convive con il mondo che vediamo", inoltre dalla sua lettura si evince che "l'uomo non è più grande della foresta". Boh. Poi parla di una poetessa danese che lui ha letto da ragazzo rimanendone stregato, una che scriveva poesie come fossero la lista della spesa (cita in abbondanza). Oggi l'ha riletta estraendone nuovi significati, queste liste, a quanto pare, crescono come successioni di Fibonacci (0,1,1,2,3,5,8,13,21,34,55,89,144) e la natura che ne esce appare sia ubbidiente che in abbandono di sè, sia matematica che mistica. Non so bene cosa voglia esprimere, forse che la scienza e la letteratura sono due modi paralleli per leggere il mondo. Ma, aggiunge, tutto ci conduce laddove la lettura del mondo si interrompe, e qui si specula di frattali e superstringhe pur di non parlare di Dio. A questo punto tira fuori il Faust - sia l'originale che quello di Goethe e Mann - e le sue tentazioni demoniache di conoscenza: dove nelle vicende umane compare questo desiderio di conoscenza, compare sempre il demonio, è un fatto, di questo è sicurissimo. Ad un certo punto fanno capolino anche Lutero e Gutenberg, che con la stampa, disseminando la conoscenza ovunque, ha separato di fatto scienza e religione. Si chiude sul peccato originale, che lui vede come una specie di imprudenza animata da buone intenzioni ma che di fatto innesca una spirale di catastofi. Fine.

Come vedete, niente di memorabile, idee appena sbozzate e concettualmente difficili da collegare tra loro, sempre espresse in uno stile non disprezzabile ma nemmeno scintillante, però, ancora una volta, me lo sono letto fino in fondo, il perché ancora mi sfugge.

https://feedly.com/i/entry/QfBIuVDs/mnB+q4v6URGgo8oX66Q+wHN2n9FW69ZsGs=_16e43941384:127281fd:ad5391a1