CONTRO IL RUOLO
Immaginati un sistema in cui, dopo aver rigato dritto per 5
anni, il tuo datore di lavoro debba impegnarsi a tenerti per il resto della tua
vita!
Wow, sarebbe davvero bello. Ma perché un simile non
esiste? Semplice, perché la qualità del lavoro (puntualità, produttività,
disponibilità…) diminuirebbe drasticamente dopo il quinto anno.
Ecco, gli insegnanti invece un simile privilegio ce l’hanno, e
si chiama “ruolo”.
Dicono di avercelo perché questo garantisce la loro libertà
d’insegnamento e ricerca.
Non credete a chi lo afferma: primo, esistono molti altri modi
alternativi per “far fuori” chi è davvero scomodo. Secondo, la maggior parte
delle persone sono coerenti nei loro valori e quasi tutti li rivelano passato
qualche anno. E’ difficile che successivamente ci siano sorprese.
Ma se non credete a questi argomenti potete toccare la cosa con
mano frequentando personalmente il mondo accademico. Difficilmente avrete
mai l’impressione di un mondo dove la libera espressione fiorisce. Il
conformismo regna sovrano.
Non resta che ammettere l’ovvio: il ruolo esiste perché si
desidera blindare il posto a vita. Ai professori non importa molto
dell'efficienza o di svolgere bene un determinato lavoro, preferiscono
garantirsi la possibilità di prendersela comoda quando le energie e gli
entusiasmi caleranno.
Piuttosto che garantire la sicurezza del lavoro a vita, sarebbe
più semplice fare una regola secondo la quale nessuno può essere licenziato per
convinzioni controverse. In questo modo si proteggerebbero tutti (assistenti,
collaboratori, laureati e professori) e non solo i titolari di ruolo.
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