sabato 26 gennaio 2019

IL FASCISMO AVEVA IL CULTO DEL PASSATO?

IL FASCISMO AVEVA IL CULTO DEL PASSATO?

A me non sembra che i fascisti fossero nostalgici, quando Mussolini nei suoi discorsi ricordava i tempi andati non lo faceva per auspicarne un ritorno ma per galvanizzare i suoi impegnati nella costruzione del “futuro”. Non si puo’ negare un continuo riferimento all’antica Roma ma nell’utilizzare la parola “mito” la intendeva nel senso di “ideale”. L’ideale romano doveva fungere da stimolo, da pungolo all’azione e al coraggio necessario a nuove imprese. Roma lo ispirava, non lo rendeva né nostalgico né malinconico, e nemmeno gli faceva pensare al paradiso perduto, figuriamoci. Era interessato ai fasci romani, non alla vita romana, e di certo non aveva tempo da perdere meditando e commuovendosi sulle rovine dei fori. L’appello al passato era di natura pragmatica, lo fanno in molti, persino Marx ed Engels accennano con entusiasmo al “comunismo dei primitivi”, quasi a dire che la nostra natura si realizza realmente solo praticando quello stile di vita; del pari conosco molte femministe che rievocano emozionate un mitologico matriarcato misteriosamente collocato nella preistoria.

No, il fascismo aveva un progetto ben preciso su cui forgiare un futuro nuovo di zecca, e verso quel futuro era proiettato; in questo era molto più affine a quelli delle “magnifiche sorti progressive” che non a quei conservatori che vivono di rimpianti.