MISERIA DEI TRIBUNALI
Nelle aule di giustizia noi “accertiamo i fatti”.
E’ lì che troviamo i grandi esperti dell’ “accertamento”, loro sanno persino distinguere un fatto semplicemente “accertato” da un fatto “accertato oltre ogni ragionevole dubbio”.
Purtroppo basta un giochetto da ragazzi per incrinare questa fiducia negli operatori del diritto.
Poniamo di avere due urne di 100 palline: nella prima – l’urna proibita - ci sono 70 palline bianche e 30 nere, nella seconda – l’urna accessibile - 30 bianche e 70 nere. Tu, giudice, hai di fronte a te un ragazzo con in mano un dozzina di palline (8 bianche e 4 nere). Sai che le ha estratte a caso da una delle due urne. Ora, che fai? Condanni perché colpevole “oltre ogni ragionevole dubbio” o scagioni per mancanza di prove?
Il problemino è stato sottoposto a giudici di tribunale e ad altri operatori del diritto. A parte risposte stravaganti del tipo: “la mia esperienza mi insegna che la realtà è contorta e ingannevole, mai fidarsi quindi delle apparenze”, in genere si è capito che il bimbo aveva violato “l’urna proibita”. Ma si poteva condannarlo? I “professionisti dell’accertamento dei fatti” quantificavano la probabilità di colpevolezza intorno al 55%.
In realtà è del 98%, basta un calcolino di terza ragioneria per scoprirlo. Ma “i professionisti dell’accertamento” non erano in grado di farlo.
La differenza tra 55 e 98 è enorme, ma soprattutto in mezzo ci sta la soglia fatidica del “ragionevole dubbio”. Ma dove sta poi questa fatidica soglia? A quota 70? A quota 80? A quota 99? I primi ad ignorarlo sono quelli che con questa soglia ci lavorano tutti i giorni, se chiedi a loro fanno scena muta. Prendo allora per buone le parole del giurista William Blackstone il quale sosteneva: “meglio dieci colpevoli fuori che un innocente in galera”, il che si traduce in una soglia del 90%, ovvero si condanna solo con probabilità di colpevolezza superiore al 90%. Direi che nel nostro caso anche la prudenziale soglia-Blackstone viene superata abbondantemente in barba alla miopia degli “accertatori”.