Né diritti naturali, né utilitarismo.
Chiamato a fondare le mie timide inclinazioni libertarie lo farei sul senso comune.
Il libertarismo è solo il tentativo di estendere in modo coerente quei piccoli principi morali che tocchiamo con mano nel nostro agire quotidiano: chi si suda la paga ha poi diritto di spenderla, che crea qualcosa ha diritto di disporne e goderne, che fa una promessa ha il dovere di mantenerla...
Non c'è allora una regola aurea, solo delle evidenze del senso comune da utilizzare come indizi: costruiamo in modo coerente su questi indizi fermandoci quando ci portano troppo lontano: ogni (presunta) regola ha le sue eccezioni.
In questo senso Topolino è più formativo del "Secondo trattato sul governo" o di "Capitalismo e libertà": le torte di nonna papera sono di nonna papera, Paperino è responsabile delle sue strampalate iniziative e Gastone non è un criminale per il solo fatto di essere fortunato.
Ecco perché non avere un governo è un radicalismo sospetto mentre avere un governo che governi il meno possibile una mossa saggia figlia di una solida filosofia del senso comune.
Ieri è uscito un libro accademico che espone in modo più rigoroso il concetto.
https://www.amazon.com/Governing-Least-Libertarianism-Political-Philosophy/dp/0190863242/ref=sr_1_fkmrnull_1?keywords=governing+least&qid=1548010343&sr=8-1-fkmrnull/marginalrevol-20
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