mercoledì 5 dicembre 2018

DOTTORESSA CAMPIOTTI

NON C'E' STATO IL TEMPO
DOMANDA (io): Dottoressa, lei ci invita a “contenere e accogliere” il figlio adolescente, quasi a significare che ora questi ragazzi siano respinti e in conflitto aperto. Ma come conciliare questo quadretto con quello che ci propongono continuamente i media, ovvero quello di una generazione di bamboccioni? Se penso ad un bamboccione, penso a un tale esposto ad un eccesso di “contenimento e accoglienza”.
RISPOSTA (io travestito da Dott. Campiotti): L'incompatibilità è innegabile, provo però a fare qualche ipotesi per sanarla. Diamo per assodato che il fenomeno dei bamboccioni esista. Chiedo: all’origine c’è forse la famiglia? No, non solo la famiglia: è il contesto generale che preme in una certa direzione. I nostri ragazzi vivono più sicuri ovunque: a scuola, sulla strada, al campo di allenamento… Ovunque. C'è una gara nel preservarli. C’è quasi un’isteria legislativa per la loro salvaguardia. Ora, la sicurezza dei ragazzi è auspicabile ma produce un effetto collaterale: li rende più sensibili. A volte eccessivamente sensibili. Noi ci adattiamo all’ambiente cosicché vivendo sotto una campana di vetro le paure potrebbero paradossalmente aumentare. La famiglia deve allora tarare il suo intervento su questa nuova sensibilità sconosciuta alle generazioni precedenti. Intervenire ruvidamente su chi ha la pelle dura è un conto, farlo su un ragazzo già pieno di ansie e insicurezze è un altro. Ricordiamoci che anche il mondo in cui entreranno non sarà aspro quanto quello che abbiamo dovuto affrontare noi. Non riceveranno mai la cartolina per andare in guerra. Nemmeno quello per fare la leva militare. Né la guerra, né la leva servono più. A loro si chiederà altro