Cose imparate oggi: LA PAURA PUZZA (proverbio carcerario)
La violenza prospera laddove ci sono molte anonime divise senza gradi: scuole, caserme, carceri sono acquari dove nuota a suo agio il pesce-bullo. La violenza non è quasi mai bruta, serve per comunicare. Cresce dove scarseggia un’informazione adeguata in grado di illuminare sulla gerarchia. Abbiamo bisogno di punti di riferimento per agire e in assenza di gradi ce li creiamo a suon di botte. La pace tra gli uomini è sempre “pace mafiosa”, dietro c’è una violenza allusa. I "beati costruttori di pace" sono in genere degli energumeni col cervello particolarmente lungimirante. La prigione è un ottimo laboratorio per studiare la violenza poiché lì, almeno in partenza, vige un egalitarismo anonimo e il controllo delle guardie è spesso superficiale. Inoltre, i criminali sono maestri nella produzione di violenza opportunamente dosata. La violenza serve per testare gli altri, per far capire chi sei e come sei disposto ad usarla. I più vittimizzati sono i più deboli: pivellini, donne e colletti bianchi. I più violenti – la cosa è contro intuitiva - sono i candidati ad essere considerati deboli: i pivellini, le donne e i colletti bianchi: sono loro a dover dimostrare qualcosa. Un boss mafioso o un delinquente abituale non deve informare nessuno su chi è e su cosa è disposto a fare.