MAPPA E TERRITORIO
Chi riduce tutto a numero viene spesso criticato per la sua
visione “arida”. Sbagliato: ci vuole una grande creatività per schematizzare un
posto complicato come il mondo. Il problema con questa gente è un altro, ovvero
il fatto che vengano regolarmente visitati dal demone della “scorciatoia”: se i
nostri numeri non rappresentano bene il mondo, perché non trasformiamo il mondo
affinché sia più facilmente rappresentabile? Se la mappa e il territorio
differiscono, perché non trasformiamo il territorio in una mappa.
Nel 1763 il gruppo messo in piedi da Johann
Gottlieb Beckmann mappo’ pazientemente parecchie foreste con i suoi chiodini
colorati per calcolare il legname che se ne poteva ricavare. Si trattava di
ambienti complessi dove la varietà la faceva da padrone, anche per questo
l’esito dell’operazione fu a dir poco incerto. Ma prometteva, Beckmann era una
persona seria. Qualche secolo dopo i calcoli sono molto più precisi. Ma perché?
Forse perché abbiamo imparato dall’esperienza? No, perché abbiamo ridotto le
foreste di Beckmann a griglie vegetali con anonimi filari privi di ogni
sottobosco. In altri termini, anziché adattare il calcolo al “mondo”, abbiamo
adattato il mondo al calcolo desertificandolo. Su foreste del genere anche un
geometra neo-diplomato si applicherebbe con profitto!
Se le sofisticate macchine del futuro funzioneranno ne sarò
lieto e accoglierò la loro opera con un eureka. Il mio dubbio è che prima o poi,
di fronte alle difficoltà, qualcuno vorrà stravolgere il mondo in cui viviamo –
magari facendoci indossare una divisa - affinché funzionino meglio.