LA COLONNA SONORA DELLA RAGIONE
I musicologi illuministi consideravano il canone la forma di contrappunto più cervellotica e ostile al piacere. La definivano “innaturale”, “non melodiosa”, “eccessivamente artificiale” e “orientata verso l’occhio piuttosto che verso l’orecchio”. I canoni erano considerati in disaccordo e in opposizione con il nuovo e legittimo desiderio di libertà espressiva nella musica. Il Mattheson, per esempio, sentiva nel canone “puzza di Chiesa”, oltre a scorgervi un’aurea “dittatoriale”, macchinosa, goffa e “torbida”; qualcosa che si poneva in antitesi alla “delizia dell’ascolto”, il vero fine a cui il compositore deve tendere.
Si sarà capito che – nonostante le sigle di Quark e i libri di Douglas Hofstadter – se c’è un compositore in netta contrapposizione con lo spirito illuminista questi è stato Johann Sebastian Bach, uno che viveva di canoni. Da sempre bollato come “arcaico” e “in odore di sagrestia” fu a lungo accantonato fino alla riscoperta in epoca romantica.
Sarà stata la coda di paglia ad aver indotta il buon Pierino Angela a ripiegare su un'aria (in versione jazzistica)?
https://www.youtube.com/watch?v=9Wmf_APgxkg