BASILEA ADDIO…
La regolamentazione finanziaria è soggetta ad una regola: quanto più è sofisticata, tanto più sono sofisticate e imprevedibili le strategie per eluderla. Non solo: una normativa sofisticata, lasciando poche scappatoie, rende omogenee le strategie degli operatori.
Comportamenti imprevedibili e tutti uguali accrescono il rischio di sistema. Non male per uno strumento che mira a rendere tutto meno rischioso.
BASILEA zero intimava: “andateci piano con la leva finanziaria”. Tradotto: “piano con i debiti in rapporto al capitale”. Piuttosto rozzo, non è vero? Sì perché ci sono debiti e debiti, capitale e capitale. Prestare a una start up spericolata con un’idea bizzarra da realizzare non è come prestare al governo degli Stati Uniti. Occorreva una regolamentazione più sofisticata, era chiaro a tutti.
BASILEA I, nelle sue 30 e rotte pagine, prevedeva 5 profili di rischio con cui classificare capitale e debiti. Lo sport delle Banche divenne quello di buttarsi sui differenziali tra rischio di carta (quello previsto da Basilea) e rischio effettivo (quello previsto dal mercato). Se il primo è più basso del secondo, infatti, oltre ad incassare rendimenti più elevati (il rischio viene pagato bene) si puo’ fare più leva (si viene considerati più “capitalizzati”). Poiché la legge era a maglie larghe, le strategie per aggirarla erano tante e le banche investivano un po’ ovunque. Bisognava rendere la regolamentazione più sofisticata per limitare l’elusione.
Nacque BASILEA II con le sue terrificanti 347 pagine. Non cambiò nulla, se non una cosa: le scappatoie erano diminuite e così gli investimenti di tutti si concentrarono nelle poche scappatoie rimaste (il “cigno nero” aleggiava). Ma lì dove? Facile: siccome l’accordo era fatto dai governi, avvantaggiava i governi considerando il rischio del prestito ai governi pari a zero. Inoltre, siccome tutti i governo fanno politiche per la casa, anche i mutui ipotecari furono considerati investimenti a basso rischio. Diventava così un affarone prestare alla Grecia (alto rischio effettivo e basso rischio di carta) e all’operaio che voleva farsi il villone (idem come sopra). Non solo, diventava estremamente conveniente costruire derivati su questi prestiti. Tanti bei castelli di carta.
Il resto è storia nota.
Dopo la catastrofe un tale andò a controllare le banche più compromesse. Risultato: fondamentalmente chi aveva violato BSILEA zero.
Morale: nella finanza (come altrove?) meglio poche regole. Se saranno necessariamente generiche, pazienza.