BACH ANTISEMITA
Mentre artisti sospetti come Wagner vengono periodicamente passati al setaccio per la loro vicinanza al nazismo, con altri, per esempio Bach, si è più magnanimi. Eppure l’antisemitismo marchia l’opera del grande maestro tedesco in modo evidente, un caso per tutti è quello della cantata “Schauet doch und sehet, ob irgendein Schmerz sei wie mein Schmerz” (BWV 46), composta per la decima domenica dopo la festa della Trinità, un giorno in cui i luterani meditano la distruzione del Tempio attribuendola ad un castigo di Dio contro il popolo ebraico, così ostinato nel rigettare conversione e pentimento. Ad ispirare Bach, oltre alle prediche infuocate di Lutero e dei suoi successori immediati, fu il grandioso quadro anonimo cinquecentesco presente nella chiesa di Lipsia dove lavorava noto come “Gesetz und Gnade” (La Legge e la Grazia), una sequela giustapposta di coppie contrastanti. Per esempio, un Mosè semi-terrorizzato che riceve le Tavole sull’orlo di un precipizio messo a confronto con una bionda e dolcissima Maria che coccola il suo pupo; oppure i due tapini scacciati dall’Eden per aver infranto la Legge messi in contrasto con un Gesù sereno e trionfante dalla cui testa si dipartono raggi benefici che investono l’intera umanità; da un lato il serpente che entra sinuoso nell’accampamento ebraico, dall’altro la chiesa di Dio edificata nella sicura Gerusalemme celesta. Il tutto sullo sfondo di tre figure: un profeta barbuto vestito in modo bizzarro a cui si affianca il mite e modesto Battista che sembra solcare i nembi, i due sono separati da un uomo-serpente. Sotto il profeta ebreo compare l’iscrizione: “Uomo senza Grazia” mentre sotto il Battista: “proclamatore di Dio”. Il vecchio profeta rifiuta la nuova alleanza e così facendo si consegna al serpente. Davanti a tutto compare un albero per metà lussureggiante e per metà spoglio. Le metafore antisemite sottostanti mi sembrano chiare e vengono tutte riprese nella cantata minuziosamente analizzata al capitolo 3 di questo libro. Ma Bach credeva a quel che esprimeva con la sua opera così pedissequa nel seguire la parte più impresentabile di Lutero? Questo lo lasciamo dire ai biografi, qui si sostiene la presenza di un contenuto inequivocabile.