lunedì 20 novembre 2017

Come cambia idea la Chiesa?

Come cambia idea la Chiesa?

Poiché la chiesa intende essere (anche) un’istituzione razionale deve seguire un processo razionale per “cambiare idea”.
In questo senso ha da sempre elaborato un metodo per revisionare le sue dottrine. Come possiamo descriverlo? Mi limito ad elencare cinque caratteristiche.
Primo, il metodo di revisione delle dottrine non è una dottrina ma una teoria, in questo senso è sempre sottoposta al libero giudizio dei cattolici.
In altre parole: si puo’ essere buoni cattolici anche senza aderirvi.
Quando John Henry Newman (sempre sia lodato) propose la sua teoria molti eminenti cattolici si smarcarono. Lui stesso affermò che si puo’ filosofare oltre la rivelazione ma solo “in prima persona”.
Secondo, la revisione non cambia la dottrina precedente ma la aggiorna in base a nuovi fatti intervenuti.
Ergo: la chiesa dei primordi credeva le stesse identiche coseche crediamo noi oggi.
La dottrina cattolica è cambiata? No, risponde deciso il cattolico! Anche se il catechismo ci sembra molto diverso.
La dottrina cristiana è stata data una volta per tutte all’atto della rilevazione, anche se noi la stiamo capendo un po’ alla volta.
La rivelazione è come una spinta benefica che ci indirizza correttamente ad ogni crocicchio. Cio’ significa che la nostra traiettoria non è una linea retta ma cambia e cambierà di continuo. I crocicchi non finiscono mai…
La dottrina è oggettiva ma la ricezione è soggettiva. Uomini che vivono tempi diversi percepiscono la realtà in modo diverso, da cio’ deriva l’esigenza di risontonizzarsi.
Esempio: quando Pio IX introduce il dogma dell’Immacolata Concezione è sua premura avvertire che una simile verità ci è stata consegnata dalla Tradizione.
C.S. Lewis reputava mentalmente squilibrato chi ritenesse di dire qualcosa di nuovo in campo morale. Forse esagerava ma ci accorgiamo meglio cosa intendesse.
Terzo punto, se le cose stanno in questi termini la comunionenella chiesa è garantita: tutti dicono la stessa cosa.
Se il prodotto revisionato resta il medesimo non possono esserci dissidi di portata rilevante.
Se Tizio ha una credenza che viene revisionata da Caio, tra Caio e Tizio non puo’ intercorrere disprezzo poiché entrambi credono comunque alla medesima verità. Basta una chiarificazione dei termini per riportare tutto all’ordine.
Revisionare una dottrina non significa quindi rettificarla in modo da entrare in contraddizione con la versione precedente. Significa invece “ampliarla” in modo che ci parli anche della nostra realtà presente.
Esempio: la chiesa ha combattuto il prestito a interesse, non perché lo condannasse di per sé. Temeva la schiavizzazione del debitore. Non appena si è reso disponibile un sistema finanziario competitivo, la condanna è stata ritirata senza che cio’ costituisca una contraddizione nell’atteggiamento di fondo.
Esempio: le parole di San Paolo sulla soggezione della donna all’uomo sono oggi inaccettabili in senso letterale. Ma se noi andiamo oltre scopriamo che la chiesa con quelle parole afferma la differenza – anche psicologica – tra i sessi: una verità ancora oggi valida e fruttuosa. Per esempio, l’uomo è particolarmente a suo agio nella dimensione pubblica e politica (la dimensione delle leggi a cui assoggettarsi) mentre la donna predilige la dimensione intima relazionale.
Da queste considerazioni arriviamo al quarto punto: la revisione di una verità affermata in passato deve includere anziché contraddire.
Questo processo inclusivo dà luogo a cio’ che i cattolici chiamano mistero.
Esempio: il bene include anche il male, e questo genera il mistero del male.
Dio include anche la natura umana: e questo dà origine al mistero di Cristo (l’uomo-dio).
Un’unica natura puo’ includere tre persone, e questo dà origine al mistero trinitario.
Sostituire la contraddizione all’inclusione significa distruggere il “mistero” cristiano.
Quinto e ultimo: la revisione è “passiva”. Non interviene mai in assenza di eventi esteriori.
L’ortodossia, per esempio, emerge dalla presenza di eresie che la minacciano.
L’ortodossia è il vecchio ritoccato in seguito all’emergere di fatti nuovi. In assenza di tali fatti la “vecchia versione” sarebbe restata la migliore.
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