sabato 4 novembre 2017

La grande divisione

La grande divisione

Ricorre quest’anno il 500esimo anniversario della riforma protestante, evento capitale nella storia d’occidente.
Bisognerà pur dire due parole. O no?
Parto con la domanda delle domande: ne è valsa la pena?
Chi considera le 95 tesi luterane latrici di verità ultime penserà di sì, per noi cattolici no. Ma qui di seguito escludo la dimensione di fede.
La riforma fu fenomeno sfaccettato, questo rende difficile trattarla: da un lato si trattò di una radicale svolta fondamentalista in ambito cristiano, dall’altro diede risalto alla coscienza del singolo gettando le basi dell’individualismo. Due aspetti all’apparenza inconciliabili ma nei fatti, a quanto pare, conciliati.
In concreto scatenò guerre orribili: quella dei trent’anni (8 milioni di morti), nonché le guerre francesi (3 milioni di morti). Se consideriamo che la Germania all’epoca contava 20 milioni di abitanti e la Francia 15, ci rendiamo conto della carneficina.
Si dice che senza Lutero il malcontento per lo status quo sarebbe comunque esploso perché già bolliva in pentola da tempo.
Puo’ anche darsi, difficile però pensare ad un simile pedaggiodi vite umane!
Salvare la chiesa dalla corruzione papale valeva una simile macelleria?
Ne dubito: proprio la corruzione presente nella chiesa la rendeva paradossalmente più aperta alle riforme, più malleabile.
Corruzione significa essenzialmente disponibilità alla trattativa e alla negoziabilità dei propri valori. L’intransigenza, a quei tempi, allignava altrove, innanzitutto tra i “riformatori”.
La stampa, le nuove tecnologie militari, il rinascimento… la chiesa subodorava tempi nuovi ed era pronta a cambiare qualora l’alternativa non fosse stata posta in termini tanto radicali.
Certo, la fede nella libertà di espressione avrebbe evitato il massacro. Purtroppo nessuno dei giocatori in campo professava valori del genere, inutile allora perdere il proprio tempo fantasticando sul nulla.
La tolleranza poteva funzionare? Difficile: se uno legge Lutero e Calvino si trova di fronte uomini di grande fede, ma anche a due invasati violenti e senza freni.
Spuntata l’arma della tolleranza, forse, la strategia migliore per minimizzare le sofferenze sarebbe stata quella di soffocare nella culla in modo spietato la sedizione luterana, così come era stato fatto con successo in passato per altre eresie fondamentaliste. L’ alternanza incoerente di trattative, doppiogioco e colpi di mano non ha giovato alla causa cattolica, e nemmeno a quella dell’uomo più in generale.
Bisogna anche ammettere che nella guerra dei 30 anni molti protagonisti avevano mire estranee alla religione: il caso più clamoroso è quello che vide la Francia cattolica (del Cardinale Richelieu e di Luigi XIII) schieratasi con i protestanti per meglio combattere il Sacro Romano Impero!
Tuttavia, è anche vero che l’ardore dei combattenti sul campo era di stampo religioso. Difficile pensare a tanta spietatezza senza motivazioni profonde. Il pragmatico non affonda il colpo in quella maniera.
C’è chi afferma che senza riforma non si sarebbe avviata la modernizzazione del continente. Che senza riforma avremmo ancora il monopolio intellettuale della chiesa cattolica.
Anche qui sottoscrivo solo parzialissimamente: dalla riforma all’illuminismo, tanto per dire, passano due secoli. Difficile scorgere un legame così netto tra i due movimenti, se ci aggiungiamo la personalità di molti “ribelli”, la distanza si fa abissale. E poi la chiesa cattolica uscì comunque in buona salute, e con la controriforma tornò persino ai suoi splendori, almeno in Italia, Francia e Spagna.
Più che una religione rivale, sarà l’apatia dei suoi adepti a relegarla in un angolo della storia. Di certo non i protestanti europei, nel frattempo tenuti in vita con la bombola dell’ossigeno dagli stati a cui si sono volontariamente consegnati mani e piedi.
La “riforma senza vittime” dell’apatia sarà l’unica veramente letale per la chiesa di Roma.
media (a cominciare dalla stampa del ‘400) diffondono nuove idee e creano nuovi interessi. L’informazione esplode, distoglie l’attenzione e svaluta l’autorità (ogni autorità) colpendo al cuore i concetti stessi di “sacro”, di “chiesa” e di “infallibilità”.
Gli zombi del protestantesimo continentale e la melassa populista del cattolicesimo bergogliano si uniscono oggi per fronteggiare un nemico che di fatto li ha già sconfitti da tempo senza versare una goccia di sangue. E’ la comica sorte di due arci-nemici che hanno combattuto a lungo una guerra cruenta e forse evitabile.
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