lunedì 20 novembre 2017

Gli statali pagano le tasse?

Gli statali pagano le tasse?

Nella sempiterna guerra sul fisco i lavoratori “dipendenti” fanno da sempre notare quanto siano integerrimi: non potendo evadere pagano tutto fino all’ultima lira, per questo vanno considerati come i maggiori contribuenti del paese!
Tra loro però c’è una categoria che probabilmente non paga un bel nulla: gli statali.
Si tratta di “evasori” totali. Legalizzati, ovviamente.
Per capirlo, ricordiamoci innanzitutto che “versare” e “pagare” sono cose ben diverse: se io “verso” delle tasse con soldi che non sono miei non sto “pagando” delle tasse.
Entriamo nel merito. Sì, so bene che nella busta paga degli statali compare una ritenuta, ma si tratta di un mero formalismo: le tasse che pagano sono in realtà un ristorno a favore del loro datore di lavoro.
Il meccanismo si presenta quindi molto diverso rispetto a quello del settore privato in cui la trattenuta in busta paga non va al datore di lavoro ma a un terzo soggetto estraneo al rapporto tra le parti.
Un esempio può chiarire meglio le cose. Ammettiamo che un certo servizio sia valutato 100 dal  datore di lavoro e che le tasse dovute sullo stipendio di chi lo fornisce siano pari al 20%.
Qualora il datore di lavoro fosse un privato offrirebbe al potenziale lavoratore uno stipendio lordo di 100, e il lavoratore si ritroverebbe in tasca 80.
Per contro, il datore di lavoro pubblico potrebbe offrire uno stipendio lordo di 125 sapendo che 25 tornerebbero comunque nelle sue casse attraverso la tassazione. In questo modo il lavoratore incasserebbe un netto di 100 (che è praticamente lo stipendio esentasse del lavoratore privato).
In altri termini, nel settore pubblico il datore di lavoro ha un esborso di 100 con il  lavoratore che riceve 100 mentre nel settore privato l’esborso del datore è di 100 con il lavoratore riceve 80.
Questa considerazione ci fa capire che le tasse sono doppiamente distorsive: 1) colpendo il lavoro lo disincentivano, e questa è la distorsione classica denunciata da sempre da tutti. Ma 2) distorcono anche la composizionedella forza lavoro poiché l’impiego statale spiazza quello privato.
Come rimediare?
Proposta: togliere il diritto di voto agli “statali”.
Si coglierebbero due piccioni con una fava. Oltre a compensare la distorsione di cui sopra si sanerebbe un patente conflitto d’interesse: è chiaro che uno statale vota privilegiando il buon datore di lavoro al buon governante.
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