martedì 15 aprile 2008

L' economia ovunque

Diana ha sganciato un siluro in testa agli econimisti.

Poco male, sono una sparuta minoranza di cui possiamo disinteressaci.

Peccato che diverse schegge rischino di raggiungere anche altri poveri innocenti.

Diciamolo chiaramente: l' attacco diventa stimolante e meritevole di reazione se il bersaglio non fossero gli economisti in senso stretto ma coloro che guardano al mondo con un cervello "da economisti". Parlo dunque di barbieri, camionisti, professori di estetica, sacerdoti, disoccupati... una folla eterogenea che adotta una certa ottica.

Un' ottica da noi poco apprezzata, al punto che qualcuno si è spinto ad affermare che i popoli nordici, rispetto a noi, "hanno un cervello naturalmente predisposto per l' economia". Il link non lo trovo, mi sia consentito di procedere oltre.

Non so se si possa azzardare tanto. Adesso però mi viene da fare un esempio un po' forte. Speriamo che nessuno si offenda.

Lo conoscete voi il mitico Saviano? Con il suo best seller di qualche anno fa ci meravigliava e c' impauriva tutti mettendo in scena lo spettacolo della malavita meridionale: avida, calcolatrice e sfruttatrice. Un mondo caricaturale e violento, deformato dalla voglia sfrenata di massimizzare i profitti. Un mondo governato da perfide "logiche capitaliste" che viveva a suo agio nella contiguità con altri e all' apparenza meno inquietanti aspetti del capitalismo ufficiale.

Il mitico Saviano, descrivendo le cose in questo modo, non sembra particolarmente vicino alla sensibilità dell' economista. Altrimenti quella che per spaventarci meglio chiamava "logica capitalista", la chiamerebbe molto più semplicemente..."logica". Al limite se proprio non resistesse alle tentazioni di aggettivare potrebbe aggiungere... "umana".

Ora, anche altri popoli hanno i loro "Saviano".

Interessante vedere i "saviano" di quei popoli etichettati come "economisti naturali".

Si chiamano, per esempio, Sudhir Venkatesh e scrivono libri come: Gang Leader for a Day: A Rogue Sociologist Takes to the Streets.

Infiltratosi nelle gang giovanili, il Saviano a stelle e strisce, scopre i meccanismi con cui la gang giovanile risponde razionalmente all' ambiente circostante. I metodi organizzativi assomigliano a quelli di una corporation e, poichè mancano praticamente tutti i mezzi della corporation, si creano delle ingegnose procedure sostitutive.

Lo stesso fa Peter Moskos nel suo: Cop in the Hood: My Year Policing Baltimore's Eastern District. Questa volta vengono indagate le dinamiche della corruzione e dello scarso rendimento di un dipartimento di polizia. Siamo di fronte a demoni e lazzaroni? No, siamo di fronte a gente che risponde in modi perfettamente spiegabili a delle sollecitazioni esistenti.

Saviano direbbe che i Gang leader e i poliziotti corrotti adottano "logiche capitaliste". Agitando ad arte queste parole potrebbe evocare fantasmi terribili a cui le menti dei non-economisti sono particolarmente sensibili. Sembra quasi pensare che un ridimensionamento del capitalismo ufficiale possa guarire le perversioni della malavita. Al delinquente verrebbe a mancare un prezioso serbatoio di idee.

Al contrario, Moskos e Venkatesh descrivono cose non troppo dissimili per concludere che sia i gang leader che i poliziotti corrotti tengono una condotta "spiegabile", ovvero ragionevole.

Con una conclusione del genere i due autori finiscono per rassicurarci, non siamo di fronte a mostri ma a persone poco distanti da noi che rispondono ad incentivi. Visto che non siamo degli "economisti naturali" potremmo dire che rispondono a tentazioni che a noi vengono risparmiate.

Non dobbiamo operarle al cervello, dobbiamo mettere in piedi un ambiente con i giusti incentivi. In altre parole: anche qui ci vuole un economista!

Attenzione, non che Saviano sia colpevolista. In fondo le colpe del delinquente non spiccano neanche nel suo reportage. Con i cattivi esempi che esibisce la società ufficiale, è difficile aspettarsi dal criminale qualcosa di diverso. Se invece saprà rinunciare ai propri egoismi e diventare buono, per lui si spianerà la strada della santità. Operazione facilitata se intorno a lui fiorisce l' esempio di una bontà diffusa. Quello che ci vuole è un esempio di generosità e magnanimità e non un ambiente che premia certi comportamenti. Premia? Non siamo mica economisti noi!

Morale: da una parte abbiamo il cantastorie moralista, dall' altra gli scienziati sociali, ovvero gli "economisti".
***
Indossando gli occhiali dell' economista vediamo subito alcune cose:
  1. gli incentivi funzionano;
  2. le persone sono mediamente ragionevoli;
  3. le persone sono mediamente egoiste;
  4. le persone hanno mediamente la medesima moralità;
  5. le persone hanno mediamente i medesimi gusti;
  6. le persone tendono, mediamente, a non variare troppo i loro gusti nel tempo;

Sulla base di queste premesse l' economista comincia a darsi ragione di cio' che osserva.

Non potrà liquidare nessun argomento tirando in ballo "i gusti", nemmeno la moralità puo' essere messa al centro delle sue spiefazioni, i comportamenti bizzarri sono banditi e così via.

Anche per questi vincoli il barbiere "economista" ha una spiegazione di buon senso.

***

Molti guardano al barbiere "economista" come ad un tipo da imitare. In effetti alcune ragioni che portano acqua al suo mulino ci sono. Il suo approccio e fuoriero di stimoli e sviluppi. magari non è quello giusto ma riesce più di altri a lanciare provocazioni che difficilmente cadono nel vuoto.

Toglieno ogni limite all' arroganza, svolgerò qualche congettura circa le motivazioni per cui l' economia ha in mano buone carte per candidarsi a disciplina intellettualmente dominante nell' ambito delle scienze.






  1. Il suo individualismo metodologico le consente una riduzione congeniale al modo di pensare dell' uomo moderno (diritti individuali...).
  2. L' economia fa eleggere i Presidenti.

  3. Il suo individualismo metodologico consente facili connessioni con l' etica.
  4. La marginalizzazione dell' etica lo preserva da posizioni fondamentaliste.
  5. Sapere mettere le mani nella cassetta degli attrezzi economici rende interessante la lettura di almeno due articoli di giornale su tre. Non ti annoi mai!
  6. L' economista immagina spesso individui con medesimi diritti e gusti non troppo dissimili. Questa visione viene avvolta facilmente in un' aurea di universalismo.
  7. Mettendo l' accento sulla razionalità dell' agente consente di privilegiare la spiegazione della realtà rispetto alla sua descrizione. Questo è un vantaggio decisivo rispetto alle scienze naturali.
  8. Postulare la razionalità dell' agente è un modo di pensare una solida base naturale che accomuna l' umanità. L' uomo moderno trae conforto da una simile petizione.

  9. Mettendo al centro l' individuo e le sue intenzioni costruisce facili agganci con filosofia e religione.

  10. L' allungamento costante dei periodi con dati a disposizione, rende meno vulnerabile l' economista all' accusa che da sempre lo smonta: quello di essere uno scienziato "senza laboratorio".

  11. La disponibilità crescente di macchine macina-numeri consente elaborazioni prima impensabili, soprattutto in tema di scenari simulati.

  12. Ci sono i dati di fatto: l' economia si è intrufolata con successo in ambito giuridico, sociologico, politico.
  13. Se le condizioni affinche possa applicarsi il ragionamento economico sono quelle di cui sopra, allora l' economia è ovunque e dove non c' è presto arriverà.

  14. L' economia ha saputo metabolizzare al meglio gli attacchi subiti dalla psicologia. Lo psicologo mette sul suo banchetto varie ipotesi cognitive, l' economista si serve a seconda delle sue intenzioni e costruisce i suoi modelli esattamente come faceva nel caso di operatori razionali. Il paradigma non è stato sconvolto. Inoltre la sostituzione dei modelli con le simulazioni (più adatte a intelligenze multiple) è stata un' innovazione degli economisti. Diversi economisti si sono guadagnati il loro Nobel per lavori nell' ambito delle scienze cognitive (penso a Herbert Simon), evidentemente non si sono limitati a ricevere passivamente approcci differenti.

  15. Gli economisti litigano un casino. Questo fa scrollare la testa agli scettici che pensano: "...questa scienza non sa cosa dirci...". Ma sull' 80% delle questioni anche Krugman o Stiglitz concordano con Mankiw o Cowen. E' che sul restante 20% si monta sempre una cagnara tale da oscurare tutto il resto.

  16. E poi c' è una motivazione che basterebbe da sola: l' economista ordina il lavoro di tutti gli altri scienziati. Non è colpa sua, è semplicemente l' oggetto dei suoi studi.

Aborto e crimini

Argomento troppo delicato per giungere ad una conclusione. E mi pareva.

La nota tesi di Levitt per cui la legalizzazione dell' aborto avrebbe un ruolo centrale nella lotta al crimine, ha i suoi oppositori.

Lott, pur riconoscendo che sul figlio non voluto si investe meno, ha anche notato che molti studi abbinavano la legalizzazione dell' aborto ad un aumento del sesso pre matrimoniale e delle nascite fuori dal matrimonio. Siccome anche i figli nati fuori dal matrimonio godono mediamente di scarsi investimenti in capitale umano si produrrebbe un effetto contrario.

Qual è l' effetto netto? Secondo i calcoli di Lott la legalizzazione dell' aborto ha aumentato il crimine. Qui il suo studio.

Postilla: Lott e Levitt... primo, sono ottimi statistici; secondo, si odiano. L' effetto combinato è devastante quanto noioso. Hanno l' ufficio a fianco nella stessa Università (Chicago). Ma condividono anche molte altre cose, soprttutto parecchi processi per diffamazione in cui occupano le sedie dell' attore e dell' accusato.

Steve Sailer compendia qui con abbondanza di link le critiche sulla qualità statistica del lavoro di Levitt.

lunedì 14 aprile 2008

Assoluti naturali

Relativisti o Assolutisti?

Voi non lo so, il vostro cervello, a quanto pare, non puo' che essere assolutista.

In realtà a me non è ben chiaro quanto il programma della grammatica generativa tocchi l' annosa querelle.

La GG si limita a dirci che ci sono criteri naturali per formare frasi corrette.

Forse è poco per un assolutista DOC.

Un assolutista DOC necessita che venga tirato in ballo un concetto come quello di "verità".

Necessita quindi che esista un metodo attraverso cui spostare correttamente la verità da una proposizione all' altra. Necessita di una logica. Sì, affianco della sintassi occorre anche di una logica.

E fin qui poco male. In fondo alcuni elementarissimi principi logici possiamo ben immaginarceli come naturali.

Ma ancora non basta. Gestire il concetto di "verità" non basta. Bisogna trovare il modo più corretto per introdurlo nel discorso.

Il polacco Tarski ha tentato di formalizzare l' introduzione del concetto di Verità nel linguaggio.

Dovrebbe esistere qualcosa che chiamiamo realtà, in più dovrebbe esistere nella realtà qualcosa che "corrisponde" ad almeno una delle proposizioni del linguaggio.

Questa cosa che chiamiamo "realtà" funzionerebbe un po' come un linguaggio di grado zero mentre il linguaggio che utilizziamo per comuncare è di frado uno. Adottando un' altra termonilogia diremmo: linguaggio oggetto e metalinguaggio.

Se di fronte alla neve bianca dico che "la neve è bianca" allora dico una cosa vera.

Ecco che la "verità" entra nel linguaggio e puo' così essere correttamente, irradiata ovunque dalle regole "naturali" della logica ed espressa correttamente dalla sintassi.

Le condizioni di Tarski non semprerebbero proibitive, e men che meno "innaturali", tutti noi le sperimentiamo, eppure si sono beccate diverse critiche: cosa intende chi dice "la neve è bianca"? Per quanto semplice, non sembra che questa espressione sia priva di ambiguità.

La neve bianca è qualcosa di difficilmente isolabile, mettersi "di fronte" alla neve bianca è impresa improba, si sbaglia sempre angolazione e si finisce che ciascuno di noi si mette "di fronte" a qualcosa di diverso.

In queste condizioni, per raggiungere il nostro scopo, dobbiamo un po' accontentarci consolandoci con i difetti degli approcci alternativi.

Volendo quindi riassumere le condizioni che l' assolutista deve far sue:

  1. Là fuori deve esistere una realtà oggettiva. Il realista garantisce di questa esistenza.
  2. La realtà deve poter essere elaborata con correttezza oggettiva. Su questo punto garantisce il logico. Le logiche sono parecchie ma a noi basta un nucleo minimo.
  3. La realtà deve poter essere espressa con una correttezza oggettiva. E' un punto che sempre più linguisti (vedi link) cominciano ad adottare.

Chi ha paura delle neuroscienze? La libertà scannerizzata

La scienza avanza... e ci guarda nel cervello con strani aggeggi.

Piacere, dolore, felicità, sofferenza presto potrebbero avere una definizione oggettiva, almeno in gran parte.

Il nostro "come stai?" cesserà di presentarsi come una domanda per trasformarsi in un' osservazione.

Il grado di felicità non lo chiederemo più all' intervistato ma lo osserveremo su uno schermo.

Un cambiamento del genere è destinato a ripercuotersi in molti ambiti. Pensiamo solo alla neuroetica. Mi domando se per gli amanti della libertà le prospettive siano più rosee o comincino invece tempi duri.

Alcuni motivi per sperare ci sono.

Uno dei concetti destinati a subire cambiamenti è quello di "violenza".

Quando un atto puo' definirsi violento e meritevole di interdizione?

Il libertario risponde prontamente che è necessario un contatto fisico. Per lui chi dà inizio ad un' aggressione fisica è censurabile. Il libertario opta per una soglia molto bassa che ha il pregio di essere facilmente individuabile.

Bisogna ammettere che la maggior parte delle persone non sopporta soglie tanto basse. Attraverso una convenzione individua perciò gli atti da considerare violenti e da proibire.

L' assunto è che esista una nozione forte di violenza, una nozione che ha senso estendere a tutti senza gravi inconvenienti.

Domani le cose potrebbero cambiare. La retorica della violenza universale potrebbe indebolirsi.

Poniamo il caso che una macchina sia in grado di stabilire oggettivamente il nostro dolore.

Alla convenzione sociale resterà il compito residuo di fissare una soglia oltre la quale si sconfina nella "violenza".

Ed eccoci armoniosamente approdati ad una versione personalizzata di "violenza". Esempio: taluni atti esercitati contro di me saranno considerati violenti, tu invece sarai tenuto a sopportarli.

Passare da un concetto universalistico di violenza ad un concetto pluralistico consente di valorizzare meglio quel particolare bene che è il "confine", la "barriera".

Meglio isolati dietro opportune barriere, individui simili potranno coltivare fruttuosamente la loro felicità preservando il prossimo.

Un concetto pluralista della violenza costruisce ragioni sempre più forti per frazionare la comunità. In fondo è l' ideale libertario.

Rendere più evidenti le nostre diversità esalterà l' esigenza di differenziarci e di veder garantito questo diritto.

Esistono poi problematiche più complesse: posso soffrire anche solo perchè esisti e fai certe cose, posso soffrire d' invidia, poichè le soglie di sensibilità sono variabili, posso voler sottopormi a variazioni...

sabato 12 aprile 2008

Addio al vecchio leone

Ah, che dispiacere ridursi a linkare il pezzo più breve dell' intero disco.

Significa che qualcosa non va, che nei vecchi leoni il ruggito non annuncia più la strage.

Ah, che tristezza quando in una formazione di superstars, l' unico assolo che attendi con ansia è quello del pivellino. Un pivellino di cui non ricordi neanche il nome e devi rileggerlo... ma chi è questo Orphy Robinson? Niente male però.

Eppure le altre cariatidi fanno il loro. Hopper e Hayward spianano bene la strada ad un improvvisazione che non decolla, che procede beccheggiando. Tutti guardiamo un po' infastiditi chi dovrebbe accendere i motori.

Ma a te, caro Lol, serve ancora decollare? No. In fondo fai bene, fai bene a suonare sempre la stessa cosa, siamo stanchi dei nostri corpaccioni ma non li scambieremo mai per niente al mondo. Ti hanno detto di venire allo studio, ti hanno convocato...forse, mentre soffiavi, nemmeno sapevi con precisione di suonare nei Clear Frame.

Ecco l' unico breve guizzo con cui mi sento di occupare preziosa memoria.

Piccola dichiarazione di voto in attesa di ratifica

Sto pensando a un disgiunto: pdl/lega al senato; pd alla camera.

Il senato significa governo e, in fondo, non me la sento ancora di tradire le mie radici e le mie vecchie speranze. Ma alla camera questa volta PD: 1) per premiare il Veltroni che con coraggio si è scrollato di dosso gli impresentabili e 2) per avvisare la mia compagine nella speranza che frenino le degenerazioni anti liberali ormai all' ordine del giorno nel centro destra.


Però devo ancora sentire la mamma.

Scavalcando il cancello di Baldini

Siamo cacciatori di mummie e l' istinto necrofilo che ci spinge inevitabilmente verso questi cultori di lingue morte, verso questi dominatori del certame vaticano. Scavalchiamo i loro arrugginiti cancelli, irrompiamo nel sepolcro dei loro studioli per auscultare il lentissimo bioritmo agonico che ci incanta.

Sul far della sera si esce insieme nella campagna vicentina dove le sonorità più tranquille coabitano con quelle più noise...

"...dove incrociano i cervi volanti..."...e nella macchia s' infrasca oscura l' ombra di una grand' ala..."

Tra questi bei "niente", colombe annunciano lo smorire del conflitto vitale...

"...e il ferro dell' arma si fa sempre più freddo tra le dita..."

Il ricordo si agita remoto ed è preservato dalla "...brina di fredde lune...".

Laddove senti che anche solo questi appena accennati atti cognitivi "...infangano di passi nevi incontaminate...".


Poi, con un guizzo di saturnini nervi, il Poeta torna all' attualità pronunciandosi nientemeno che sulla globalizzazione:
"...adesso il mondo non è remoto
sta tutto addosso a noi,
tutto pigiato nelle
stanze sgomente delle nostre case..."
vaghiamo in cerca d' ispirazione...

"...stoltamente pensando che una grazia celeste mi rimanga impigliata tra le dita..."

ma scatta un soprassalto di vigliaccherie...
"...e risprofondo nel mio cieco letargo, dentro un nero
inerte che cancella i sogni e le parole..."
come sono lontani le estati con i loro gesti d' altri tempi...

"...facendomi solecchio contro il barbaglio..."

ora resta solo la fatica e l' inseguimento trafelato di una parola misurata...

"...come il cane da caccia sull' usta della lepre che si snerva..."

neanche l' appoggio della donna, della...

"...mia proterva e dolcissima Virago..."

mentre si assaggiano tutte le sfumatore della precarietà...

"sì. anch' io sono stato nel mio secolo
una gracile lanternina appesa a un picciolo del tempo che mi nutriva ed era
il mio nodo scorsoio..."
ingannati da una psichedelia fatta in casa...
"...come quando si abbassano le palpebre
e ancora dentro agli occhi
in effimere spire brulicano i fosfeni..."
con i corpi a scrivere sul palinsesto del giorno...

"...il segno di un sorriso tra ombre catafratte..."

con l' invocazione alla madre viva da sempre trapassata...
"...forse mi osservi trepidante... come
questo tenero infante cominciava a tentare
i primi passi
correndo barcollando verso di te
finchè cadevo nel tuo grembo
madre, come allora anche adesso all' adulto che arriva
le braccia apri..."
raggomitolati attorno ad un ricordo, per toglierli l' aria e appassire con lui
"...il tempo filando una bava sottile
ha avvolto nel suo bozzolo il bambino di ieri.
Là tu sopravvivi come una crisalide della memoria..."
s' interrogano i suicidi per saperne di più...

"...che sgomento ha fiaccato il tuo cuore, tu che eri così lieto e protervo?..."

ma in fondo confidiamo nell' atteso soprassalto...

"...ma tu non rassegnarti, batticuore, all' angusta gabbia delle mie costole..."

piccoli segnali di soccorso lanciati dalla campagna vicentina...

"...il merlo alza il suo introibo...un angelo si apparta satollo di bontà...in cerca di felicità ci è bastato sognarla per coglierla...rincasiamo sotto un carico di enormi e rimandati paradisi..."

ci specchiamo nel codirosso...

"...nel suo nervoso zig zag da camino a camino, povera bestia incalzata da segnali..."

questa giornata è..."un libro che spinge gli occhi..." ora siamo stanchi...

un ultimo palpito amoroso rende incantevole persino la "...vasta pianura di autostrade..."

"...rotola un tuono sul tetto...andiamo a mangiare...".

Concentrati sul dolore

Grande pezzo di Cash. E qui c' è pure la traduzione di Diana.

giovedì 10 aprile 2008

Due sassolini nella scarpa dei Tremonti

Tutto ormai è made in China, i dati confermano. I timori tremontiani prendono corpo e si diffondono. Le ragioni del guru appaiono solide.

Qualsiasi prodotto si prenda in considerazione, i cinesi hanno fatto irruzione giocando sui mercati la parte del leone. Il messaggio tremontiano acquista in autorevolezza.

Eppure la Germania, tanto per fare un nome, non perde poi granchè delle sue quote di mercato estero? Tremonti aggrotta le ciglia.

Se poi quardiamo da vicino, la Germania non si è nemmeno sottoposta a ristrutturazioni che l' abbiano rivoltata come un calzino. Tremonti tace.

Ma sì, è la vecchia teoria del consumatore. Bastano piccole variazioni qualitative (al limite, se si dispone di un buon messaggio pubblicitario, anche nessuna), per "creare un nuovo prodotto" e differenziarsi dagli onnipresenti cinesi. E la differenziAzione paga un casino con mercati tanto allargati e in crescita.

L' innovazione semi instantanea è una speranza che forse Tremonti non aveva considerato in tutta la sua portata. Qui la medesima tesi meglio articolata.


***

E già che ci siamo fatemi smussare un altro corno al demonio della globalizzazione. Fatemelo fare ora che siamo nel mezzo di turbolenze finanziarie: le recessioni sono meno acute e più brevi in epoche caratterizzate da forte "globalizzazione".

Chissà poi a cosa sarà dovuto il fatto che gli ultimi 5 anni sono anche quelli in cui è cresciuto di più il reddito pro-capite mondiale prendendo a base gli ultimi trenta.

Tremonti, grazie lo stesso, continua pure la campagna elettorale.

mercoledì 9 aprile 2008

La diseguaglianza sociale fa bene alla famiglia...ma solo quando riguarda le donne

La diseguaglianza tra gli uomini incoraggia la poligamia. Lo si capisce facilmente: i super ricchi si accaparrano più mogli. Hanno il potere per farlo.

Fortunatamente la diseguaglianza tra donne ha l' effetto contrario. Le donne prominenti sono particolarmente ricercate ed esse hanno il potere di avanzare richieste, a loro si riserva uno status esclusivo affinchè crescano pochi figli e con grande cura. Man mano che le "migliori" si accasano la domanda si rivolge alle successive.

E' così che una forte e omogenea diseguaglianza tra le donne garantisce la monogamia.

Ecco lo studio (ancora provvisorio).

Un paio di pezzi del grande Milani

Ecco il primo ed ecco il secondo.

Il primato della politica


La politica conta eccome nella distribuzione dei redditi. La figura illustra come i redditi più bassi (i primi decili) sperimentino incrementi sostanziosi sotto amministrazioni democratiche. Al contrario, i cittadini più ricchi godono con le amministrazioni repubblicane. [dal libro in uscita di Larry Bartels]. Insomma, l' economia non è tutto, stipido!

Unica riserva. In genere le politiche democratiche sono di tipo redistributivo: i benefici per i redditi bassi sono dunque immediati. Le politiche repubblicane puntano di più sullo sviluppo e soffrono, per quanto riguarda eventuali benefici ai meno abbienti, di una dilazione temporale più consistente. Oltre a cio' le politiche per lo sviluppo dovrebbero, almeno in teoria, produrre maggiore mobilità sociale, una forma di compensazione per chi sta sotto che la statistica di Bartel non puo' cogliere.


Ad alcuni dubbi bartel risponde qui.

Comprarsi la depenalizzazione

Quando il governo Berlusconi varò la depenalizzazione del falso in bilancio in molti gridarono allo scandalo additando agli USA come modello di severità esemplare.

In effetti le nuove leggi SOX sono molto severe (anche se il giudizio a posteriori su di esse è in genere negativo).

Se poi allarghiamo il campo ad altri comportamenti delle grandi compagnie, notiamo che la "depenalizzazione" comincia ad essere messa in vendita. Non sorprende dunque che in molti abbiano deciso di comprarsela.

Lo fanno ormai parecchie multinazionali americane versando un canone periodico all' amministrazione. Forse funziona. Qualche links sugli ancora scarsi studi in merito.

Nuovi marketing particolarmente insidiosi

Riserve sul commercio equo e solidale.

L' ONU? No, Wal-Mart

Sembra che Wal-Mart stia approntando un incontro con i suoi fornitori cinesi per discutere una messa a punto delle procedure per ridurre l' impatto ambientale.

Viste le grandezze (...Wal-Mart alone is responsible for about 30 percent of foreign purchases in China and close to 10 percent of all US imports from there..) direi che decisioni del genere valgono una risoluzione ONU.

Mi chiedo anche, con affari di questa entità, chi meglio di Wal-Mart possa garantire la pace tra due super potenze come Cina e USA.

Aborto e selezione dei sessi

Un problema che accomuna società arcaiche e società tecnologicamente avanzate.

Intanto è partita la campagna per difendere il consumatore di test genetici. Come risarcire una donna che se avesse saputo di aspettare una bambina avrebbe abortito?

"...women are up in arms over home genetic tests that erred in predicting the sex of their kids. More than 100 women are suing one company...

An unexpected pregnancy presented the couple with a dilemma.

"...She wanted to keep the baby, but Rohit wasn't sure. With two daughters already, the family's finances were a bit strained. Could they really afford a third child?

Geeta countered with another question: What if the baby were a boy?

In traditional Indian culture, sons are prized because they will grow up to manage the family resources and support their parents in old age, even lighting their funeral pyres.

All Geeta had to do was prick a finger and mail a sample of dried blood to the company's laboratory..."



Si potrebbero prevedere risarcimenti elevati. Cio' prudurrebbe un taglio drastico delle forniture in questo servizio. Non tutti, scommetto, lo riterrebbero un dramma.

martedì 8 aprile 2008

Interessa l' oggetto?

Sito con tutte le canzoni di Juno ascoltabili con frammentazione accettabile.

Qualche speranza solo dai fallimenti totali

Svanito l' effetto dell' indulto torna a riproporsi l' emergenza carceraria. Manco fosse la monnezza.

Finalmente anche in Italia l' opzione privatistica comincia ad essere presentata seriamente.

Unico rammarico: ma perchè da noi queste opportunità si presentano in modo timido solo dopo il prevedibile fallimento completo e su tutta la linea della gestione pubblica?

KPMG, società di servizi, sta disegnando forme di project financing come soluzione alle esigenze di spesa pubblica. Un esempio per tutti è il Regno Unito. Il governo britannico ha dato in concessione la costruzione e la gestione delle strutture carcerarie riuscendo, secondo Kpmg, ad arginare il problema del rapido e costante aumento dei carcerati e della spesa relativa, il tutto accompagnato da migliori condizioni per gli ospiti.



Per approfondire vedi articolo sole p.3 8.4.08 Marika Gervasio

I bambini rendono infelici?

Qualche problema sollevato nell' ultimo libro di Arthur Brooks:

"...On the surface, it looks as though kids make people a bit happier: Adults with one or two kids are about 3 percentage points more likely to say they are happy than childless adults. But this gap is an illusion created by the fact that many happiness-causing things are also correlated with whether one has kids — marriage, age, religion, politics, and so forth. When we correct for these things, the relationship between kids and happiness actually reverses itself, and we see that children make people unhappy...

...Of course, we tell ourselves, having young children is difficult — but we will experience rewards when they are older, right? Probably so — although one British study suggests that senior citizens get more satisfaction from frequent contact with friends thans they do from spending time with their grown children. Al least once children have grown up, they seem, on average, to stop lowering the happiness of their parents..."

Paying Taxes 2008: The Global Picture

Il trend mondiale è verso il basso.

From the Executive Summary: The results show that tax reform is widespread. This year 31 countries improved their tax system and 65 have done so over the past three years.

• Reducing corporate income tax was the most popular reform.

• However, many countries have made changes to reduce the compliance burden by simplifying or eliminating other business taxes.

• Total tax rates have been in a downward trend during the period in which Paying Taxes data has been collected

lunedì 7 aprile 2008

Regole e volatilità dei prezzi. Una via per sgonfiare le bolle.

Troppe regole fungono da propellente per la girandola dei prezzi. Ed Glaeser, uno dei massimi esperti in circolazione di economia urbanistica, spiega come la cosa sia avvenuta anche nel corso dell' ultima "bolla edilizia" che ha colpito gli USA.

"...In places with fewer building restrictions, like Atlanta and Dallas, housing price volatility is moderated by a construction sector that supplies extra houses during booms and ratchets back building during downturns. In California and Massachusetts, where abundant land use restrictions keep new construction low, any uptick in demand translates into higher prices, which then come back to earth. If an area's prices go up by an extra $100,000 over five years, then, on average, those prices fall by an extra $32,000 over the next five years..."

Grafici dinamici

Tanto per farsi un' idea.

Imre Kertesz: Essere senza destino

L' eterna storia dei campi vissuta e raccontata da un ragazzino che non la capisce appieno e che quindi ci lascia soli e in balia della sua cronachistica descrizione, ci abbandona sprofondati nelle lucide angosce in cui ci precipita una distanza settantennale.

L' esito è notevole perchè un tormento, vissuto nella solitudine, moltiplica i suoi effetti e la sua capacità invasiva.

Un espediente narrativo di sicuro effetto dunque, almeno pari al distacco con cui il chimico Levi prosciuga gli eventi riducendoli al mero fatto.

L' arte poi consiste nell' evitarci ogni trauma allorchè le considerazioni puerili del bambino vengono assoggettate ad una metamorfosi che le trasfigura in intuizioni preziose per noi tutti. Trovata l' ispirazione, le pagine migliori ci regalano arguzie illuminanti a ripetizione. L' occhio senza malizia osserva sottilmente e ci lascia nelle mani il midollo palpitante del dramma.

Le formidabili epifanie, oltretutto, ci confermano la presenza aleggiante di una mente votata alla futura consapevolezza e ci fanno raggiungere per la via giusta quel patetismo che è giusto non manchi.

Il lievito della tragedia è costituito dalla quantità di eventi comuni che la contorna; parole e brandelli di accadimenti si susseguono esattamente come ora nelle nostre case ma illuminati da una luce spettrale che, dopo aver letto il libro, difficilmente la si dimentica anche se non la si è mai vista.

Assassini senza senso di colpa

Una piccola riflessione sull' ultima legge che regola la sicurezza sul lavoro.

"...Per quella che è la mia personale esperienza, i processi per infortunio sul lavoro non raggiungono lo scopo. Non rieducano, perché, quasi mai, il datore di lavoro o, in generale l’imputato, si sente colpevole, specie quando, a monte dell’infortunio, vi sia stato anche un errore del lavoratore; non fanno da deterrente, in quanto chi non fa prevenzione non teme il processo, mentre chi la fa, ha altre motivazioni; non puniscono, in quanto le pene non sono effettive. L’unico risultato effettivo che raggiungo è quello di far ottenere in tempi abbastanza celeri un risarcimento del danno alla vittima. Sanzionare eccessivamente in sede di vigilanza e per di più escludendo la possibilità di estinguere il reato con il meccanismo del decreto 758/94 è una completa sciocchezza, perché non favorisce i comportamenti virtuosi e crea solamente un inutile contenzioso, aggravando lo stato comatoso della giustizia. Un’efficace politica di prevenzione passa, necessariamente attraverso: a) una capillare diffusione della cultura della sicurezza; b) una capillare rete di controlli con applicazione di sanzioni che non possono essere troppo elevate in modo da incentivare la regolarizzazione; c) l’incentivazione, anche economica, delle prassi virtuose..."


add1 lasciar fare al mercato? Qualcuno si scandalizza. Di certo il mercato tiene conto del rischio. In altri termini, il lavoratore spesso lo accetta e se lo fa pagare eccome.

add2. Il modo per giustificare una legislazione ferrea in materia c' è sempre. Ed è sempre lo stesso: dissonanza cognitiva (irrazionalità). Nel campo degli infortuni (incidenti) sul lavoro entra in campo Akerlof.

Diritto & Possibilità

Molte delle controversie sui diritti rischiano di avvitarsi qualora i due concetti di cui sopra vengano confusi. Parecchie discussioni si infilano in un vicolo cieco allorchè trascurano questo punto. Sperimento di continuo spiacevolezze del genere.

Io posso aver diritto a fare una certa cosa. Cio' non toglie che non ne abbia le possibilità.

Esempio, io ho tutto il diritto a conseguire una laurea in Ingegneria. Senonchè i miei scarsi talenti matematici mi privano di questa possibilità. Non avrò mai la mia laurea senza che nessun diritto sia stato infranto.

Esiste un diritto alla libera espressione. Questo diritto puo' convivere con l' impossibilità di far sentire la propria voce a tutti. Per esempio, potrei non avere la possibilità di scrivere su un giornale a larga diffusione. Il mio inviolabile e inviolato diritto rimarebbe intatto nella sua inutilità pratica.

Diritto e Possibilità coincidono solo quando esiste qualcuno a cui è imposto il dovere di dare sostanza ai diritti.

Chi contesterebbe il mio diritto al lavoro? Eppure non esiste nessuno con il dovere di assumermi. Ecco allora un caso in cui Diritto e Possibilità divergono.

Penso che molte diatribe non s' innescherebbero nemmeno se, con un riflesso mentale automatico, ci venisse da associare alla parolina "Diritto" la parolina "Possibilità" evitando con cura di sovrapporne il senso.

Spiegazioni & Scommesse

Lo Scienziato si occupa di scommesse, il Filosofo di Spiegazioni.

Probabilmente uno scienziato sarà scettico verso il sapere astrologico ma non certo perché quel sapere non spiega la realtà, quanto piuttosto perché non funziona per fare predizioni. Non consente di organizzare scommesse e/o di vincerle. Lo stesso si potrebbe dire del sapere psicanalitico e così via.

Per carità, uno scienziato puo’ anche dilungarsi nella spiegazione della realtà, quasi tutti lo fanno in fondo. Newton lo fece a lungo producendo una mole di teorie spesso esoteriche. Nel farlo, però, aggiunge qualcosa al suo insegnamento prettamente scientifico.

Lo scienziato non scarta certo a priori la teoria pastafariana del global warming perché non è in grado di spiegare come vadano le cose. Chiede solo al pastafariano di estrarre da quella teoria un sistema organico di scommesse e di vincerle. Gli dice, ok, sul passato ti sei formato le tue idee, ma adesso occupiamoci del futuro.

Sto dando una definizione molto ristretta del sapere propriamente scientifico. Nel farlo mi sento quindi in dovere di avvertire che l' uomo produce altri saperi anche più importanti e rigorosi di quello strettamente scientifico. E' un' avvertenza dovuta in quanto oggi l' aggettivo "scientifico" emana di per sè un' autorevolezza a cui subito ci si arrende.
***
Veniamo adesso brevemente alla controversia sul darwinismo.

ID si propone di “spiegare al meglio” alcune realtà del nostro mondo fisico.

Intento lodevole, necessario e ragionevole. Ma non scientifico.

ID non si propone in primo luogo di fare delle previsioni verificabili, cio’ fa calare l’ interesse specifico dello scienziato per questa teoria.

Newton e Einstein formularono le loro teorie concludendo che un certo pianeta, ad una certa ora, sarebbe transitato in uno certo spazio. Insomma, erano in grado di impostare delle scommesse e di vincerle. In realtà le cose sono un po’ più complesse, nonostante questo ritengo utile una semplificazione del genere.

Questa capacità appartiene solo in grado minimo ad ID.

Mi chiedo se appartenga in grado maggiore alla teoria evoluzionista. Non mi sembra proprio che, sul punto che ci interessa, l’ attività di Darwin sia perfettamente assimilabile a quella di Newton.

La teoria darwiniana fornisce strumenti utili allo scienziato? Direi ben pochi. Si presenta piuttosto come una filosofia allettante, un modo che molti scienziati adottano per spiegarci la realtà naturale. Se davvero fosse solo questo allora sarebbe omogenea e in competizione con ID.

Non si tratta quindi di alzare ID al rango delle teoria scientifica, si tratta piuttosto di discernere quanto di “poco scientifico” ci sia nel darwinismo.

sabato 5 aprile 2008

Scimmie filosofe

Chi crede che le cose abbiano un senso e pensa di conoscerlo già, non si mette a ricercarlo.

Nemmeno chi crede che le cose non abbiano un senso investe granchè nella sua ricerca.

Chi invece pensa all' esistenza di un senso ma sa di non averlo ancora afferrato, è naturale che investa in ricerca.

L' essere "in ricerca" è dunque una condizione naturale solo per il terzo tipo.

Il non-senso, la casualità, l' avvenimento che non ha una spiegazione, che origina dal nulla...

Queste considerazioni mi vengono in mente ascoltando i dibattiti sull' evoluzionismo.


E' sorprendente come molti scienziati si convertano in cattivi filosofi proponendoci le teorie evoluzioniste, non più come teorie scientifiche ma invece come teorie filosofiche.

Se teorie del genere esaurissero il nostro sapere, allora sarebbe il caso a fondare il pensiero con cui diamo ragione del mondo e delle cose. Il caso, il non-senso. La lotteria delle mutazioni infatti è all' origine del cambiamento adattivo.

Cio' striderebbe qualora volessimo "giustificare" l' attitudine alla ricerca che è tipica della scienza.

Naturalmente, considerazioni del genere non tangono lo scienziato. Perlomeno quello che non ha nessuna ambizione di travestirsi da Filosofo.


E' lo Scienziato/Filosofo a preoccupare. Mi diverte vederlo respingere teorie come l' ID dicendo che "non sono scientifiche".

Ma lui ha smesso da tempo gli abiti della scienza e per confutare la versione filosofica del suo evoluzionismo teorie come l' ID vanno a pennello.

Matrimoni programmati

Volete sposarvi? Non scegliete a caso dove abitare.

Per ogni esigenza consultate la cartina prima di scegliere la vostra città.

L' Università come agenzia matrimoniale

Ricevere un' istruzione prestigiosa sembra essenziale per godere in futuro di alti redditi. Basta osservare: ad alti redditi si abbina di frequente un' eccellente curriculum di scuole esclusive.

Andando poi a vedere, non sembra affatto che le competenze apprese nelle Università più ricercate siano strettamente connesse con le abilità sfoggiate sul lavoro e da cui si traggono le notevoli rendite. Basta constatare il metodo più frequente per selezionare i lavoratori: in genere il curriculum scolastoco ha poco peso, si preferisce di gran lunga vederlo all' opera.

quanto alle rendite di cui sopra, sono tanto notevoli da aver ampliato e non di poco le diseguaglianze tra lavoratori.

Teorie possibili: il college insegna poco ma insegna ad imparare, il college funziona come agenzia matrimoniale.


Scegliete voi.

Ah, non aprite ancora i links e riflettete. Il fatto anche solo di ipotizzare che l' istruzione non possa servire a granchè (sul lavoro), vi fa pensare plausibile che a parlare siano professori italiani?

Protezione civile?

A volte meglio Wal-Mrt.

Free-Market Environmentalism Reading List

Global warming? Un' occasione per speculare sulle tragedie, direbbe la Kline.

venerdì 4 aprile 2008

Nothing works/Nothing works well/Something works

La storia che valuta il successo dei programmi riabilitativi in favore dei carcerati è particolarmente severa.

Martinson è stato il primo sostenitore della tesi "nothing works". Conclude così passando in rassegna 231 studi dal 45 al 68.

Una tesi successivamente confermata anche da Lipton/Martinson/Wilks.

Conclusioni similari vengono dal Panel on Research on Rehabilitative. In particolare Sechrest/White/Brown.

Non mancano studi che sottolineeano la scarsa qualità dei programmi analizzati. per esempio Gendreu/Ross.

Ma anche Hallek/Wittte.

Aggiungo anche Mair.

Il Panel, stimolato, insiste tentando di comprendere ulteriore materiale. Eppure le conclusioni non cambiano. Vedi in proposito Martin/Sechrest/Rdner.

Lattimore/Witte, successivamente, sono i più sistematici nel concentrarsi sull' importanza della qualità.

Sforzo doppiato da Lattomore/Witte/Baker.

Infine, un po' a sorpresa, uno dei coautori (Witte) ritratta gran parte delle precedenti conclusioni nel capitolo da lui curato in questo libro.

Leggermente diverso è il discorso sui programmi per i rilasciati e i detenuti in libertà vigilata.

Nel suo lavoro seminale Cook osserva come i prograami svolti in carcere abbiano scarsa influenza sulla recidività nonostante che le abilità risultino effettivamente aumentate. Cook suggerisce di privilegiare la ricerca del lavoro e il training on job.

Marks e Vining supportano Cook.

Mallar e Thornton documentano i risultati scadenti del programma LIFE.

Couch fa altrettanto per quanto riguarda il National Supported Work Program.

Basta così, concluderei con le parole dell' economista Kenneth Avio (Economics of Prison):

"...the evidence can be summarized as "nothing works well". Certainly the evidence suggests that a magic one-size-fits-all rehabilitation bullet does not exist. These programs tend to be "successful" only when evaluated on the basis of limited outcome mesaures and even then, the magnitude involved are typically small. Finally, it bear noting that even if "something works" in the limited sense of achieving e beneficiasl measured outcome, it may still be the case that such programs are too expensive to be worthwhile or that the resulting added incentives for individuals to enter the criminal market make the program indesiderable on net...".

giovedì 3 aprile 2008

"Targeting" contro "Bisogni Indotti". Il venitore accerchiato.

A più riprese Fahre si è prestata a denunciare i pericoli della pubblicità e dei bisogni indotti. L' avido venditore presenta un prodotto al quale il consumatore non pensava minimamente ma a cui, una volta conosciutane l' esistenza, non puo' rinunciare. Il pubblicitario vellica i punti deboli della sua controparte indirizzandone i comportamenti. Eccoci allora tutti vittime di un controllo sociale esterno. E' naturale che sia così, conosciamo bene il peso della scuola di Francoforte nell' impostazione fahrenettiana.

Dal punto di vista psicologico l' ideologia dei "bisogni indotti" ha senz' altro dei fondamenti, Cionondimeno possiamo benissimo evitare di farne il fulcro dell' agire sociale. Ci sono diverse argomentazioni in grado di contrapporsi. Alcune di queste le ho già esposte in precedenza (per es. qui - qui - qui - qui e soprattutto qui).

Nella puntata di oggi viene presentata invece l' ideologia del "tageting". Il "venditore" non cessa di costituire il pericolo principale che dobbiamo fronteggiare, solo che, a sorpresa, l' accusa che gli viene rivolta è esattamente quella opposta. Costui studierebbe scientificamente le voglie e i desideri del consumatore al fine di soddisfarlo senza tentare minimamente di agire per mutarle o per guidarlo su percorsi prestabiliti. Sarà il venditore a farsi tappetino. Ma anche questa passività del venditore, inutile dire, sarà causa di molti danni e di un degrado sociale crescente.

Se nessuno avesse tentato di mutare i gusti e le idee altrui, se nessuno avesse mai usato pressioni per convincere il prossimo probabilmente saremmo ancora fermi ai miti della caverna platonica.

Un esempio in particolare sconcerta intervistato e intervistatore: se lo studio di targeting rivela una diffusa simpatia per la pena di morte, probabilmente ci si sentirà autorizzati ad appoggiarla come proposta politica (non è che stanno scoprendo ora la democrazia con tutti i suoi pericoli?). Peggio, se uno studio capta diffuse simpatie neo naziste...

Davvero inquietante. Fanno benone i RELATIVISTI di Fahre ad agitarsi.

Quando la cover supera l' originale

Sea Song (Wyatt)

mercoledì 2 aprile 2008

Le prostituzioni dell' empatia

Un buon incentivo materiale ci rende più empatici, più disposti a mettere da parte il nostro egocentrismo. Qualche esperimento.

Sindromi olimpioniche

Perchè vinvere la medaglia di bronzo ci rende più felici che vincere la medaglia d' argento.

Testimonianze autorevoli

"...il denaro è l' origine di tutti i mali. E' come se Mammona incarnasse nel mondo il principe del male. Odio il denaro dal profondo del cuore...Essere liberali è come dire: credo nel denaro...essere socialisti è come dire: credo nel lavoro..."


Joseph Goebbels



Preso da qui.

De-donmilanesizzare la scuola. Riforme

    Lettera ad un politico. Una ventina di spintarelle nella direzione giusta. Ormai, in questo settore, fa paura parlare di riforme**.

    1. Buoni per facilitare la scelta della scuola. Ma seri, in modo da avvicinare il costo medio di un alunno nella scuola statale di oggi (3/4.000 euro). In alternativa molto subordinata la piena detraibilità dalle imposte.
    2. Esami solo in entrata.
    3. Un minimo di libertà didattica. E diamo un po' di libero sfogo a questi pedagoghi. Il direttore ha pur sempre la facoltà di cacciare i più invasivi.
    4. Aumentare gli esami con commissari esterni.
    5. Congegnare esami bipartiti: una parte centralizzabile, una parte caratteristica dell' istituto.
    6. Valutare le scuole (valutazione diretta, profitto matricole - anche i licei hanno il test... ). In GB apri la pagina internet e trovi le scuole ordinate per merito da istituti indipendenti. Non dico di arrivare a quel punto ma... Istituti di valutazione già ci sono. Per esempio il codice IRIS di Giuseppe Lo Nostro dell' università di Genova. Anche l' INVALSI dovrebbe essere reso operativo in modo serio. Il politecnico di milano pubblica il politest top school. In Trentino esiste un comitato ufficiale per la valutazione scolastica. Il modello è la Finlandia, si vuole stimolare una gara al miglioramento tenndo presente i punti di partenza. L' Eurydice parla chiaro: l' Italia è l' unico paese dove le scuole scampano a qualsiasi valutazione. In Svezia, Rep.Ceca, portogallo e Islanda la pagella è pubblica. In Norvegia e Finlandia è di competenza delle autorità locali. Nel Regno Unito spetta ad un ente privato indipendente.
    7. Attenzione alla qualità e alla quantità dei test.
    8. Valutare la scuola sui miglioramenti tarando il contesto e la curva di progressione naturale;
    9. Attenuare il valore giuridico del titolo.
    10. Bilanciare i due modelli classici di scuola. Dal merito oggettivo (modello continentale: scuola servizio pubblico con obiettivi e programmi prefissati che tutti devono raggiungere pena bocciatura) al merito adattivo (varietà dell' offerta e programmi personalizzabili modello nord europeo). Vaciago, sole 26/3/08 p.4 (nota che il secondo modello puo' essere temperato dalla pedagogia di cui sopra mentre il primo dall' autonomia).
    11. Una certa autonomia delle assunzioni.
    12. Una certa autonomia dei programma.
    13. Finanziamento correlato alle performances e alla capacità attrattiva (con misurazione delle iscrizioni fuori distretto).
    14. Prevedere la possibilità di appaltare interi istituti a staff privati (charter).
    15. Allentare l' obbligatorietà offrendo alternative.
    16. Possibilità di istituire esami di ammissione anche nelle scuole pubbliche (con gli evidenti limiti legati all' obbligatorietà).
    17. Possibilità di stabilire rette anche per gli istituti pubblici.
    18. Fissazione di un tiket scolastico flessibile.
    19. Possibilità di contrattualizzare gli studenti fissando percentuali sugli stipendi futuri.
    20. Dilatare il periodo di studi con la possibilità di sovrapporlo a quello lavorativo.
    21. Incentivare anche materialmente il profitto degli studenti (vedi qui Mele e Lacetera sugli incentivi monetari, vedi anche altrove nel blog).
    22. Possibilità di Home Schooling.
    23. Possibilità di Charter school (scuole fondate in piena autonomia dai genitori con finanziamenti e valutazione pubblica).
    24. Possibilità per la scuola di stipulare autonomamente contratti con imprese ed altri soggetti.
    25. Eliminare ogni discriminazione di trattamento tra profit e non profit.
    26. Reintrodurre il voto in condotta. Per alcuni la scuola è praticamente solo disciplina.
    27. Budget dei voti (Landsburg p.156).
    28. Alzare le tasse nell' università (Perotti): 1) cessa il Robin Hood alla rovescia 2) maggior controllo dell' utenza che se ne va portandosi via i danè 3) più risorse.
    29. Alzare le tariffe d' iscrizione alla scuola per chi puo' permetterselo: maggior controllo sociale.
    30. Centralizzare la correzione degli esami (vedi andrea ichino 24 ore 23.7.2008 p.1). Non aver paura dei test a risposta multipla (qualche argomento dall' ETS)).
    31. Ed Glaeser: migliori insegnanti, ovvero: 1) stipendi più alti 2) misurazione prestazioni 3) selezione ai presidi.





    32. ...
    ... rileggendo a distanza di anni constato che la mia fiducia nei test è diminuita (punto 6). Li manterrei ma con un ruolo accessorio. La valutazione di insegnanti e scuole meglio affidarla al mercato. E se di quella valutazione siamo scettici, siamo scettici della società in cui viviamo, perché la scuola serve per preparare i nostri ragazzi alla vita sociale. Vediamo allora di riformare quella.

    Un blog per chi ha sete

    Tutto dedicato all' acqua.

    Soluzioni coasiane per la produzione e somministrazione di un bene essenziale.

    Problemi con il dibattito elettorale? Una ricettina storico-economica per cavarsi d' impaccio

    Sole 2.4.2008. Alesina compendia in quattro righe la storia economica dell' italia post-bellica. Ah, come mi quadra. Ottima micro lettura per chi continua a parlare di "declino".

    "...l' italiano si era abituato al boom degli anni 50 e 60, un boom prolungato artificiosamente dall' indebitamento e dall' inflazione degli anni 70, 80 e parte dei 90; sciagurate politiche pensionistiche e assistenzialismo al Sud, nonchè politiche distorsive sul mercato del lavoro hanno contribuito a creare un senso di eccessiva sicurezza basato su castelli fiscali di carta. Da qualche anno [grazie ai vincoli monetari e fiscali assunti in sede europea] i nodi sono venuti al pettine. Ed ecco il declino economico [che da sempre cova ma solo oggi è visibile]..."

    Direi che manca solo una mazzatina al centro-sinistra degli anni 60, ovvero a quella forza politica che semino' leggi (pensioni, lavoro...) che più tardi contribuirono al dissesto.

    Tutto bello e fila bene. ma forse facciamo i conti senza l' oste: avevamo in casa il Partito Comunista più forte d' Europa, e per le strade il terrorismo rosso aleggiava quando non imperversava.

    Con un bubbone del genere Andreotti ha gioco facile nel dirci: voi, con tutta la vostra spocchia, non avreste potuto far di meglio.

    Ma veniamo alle ricette. Per alzare i redditi il Prof. illumina alcune vie e io ci aggiungo del mio.
    1. Alzare la produttività: lavoriamo troppo poco e troppo in pochi, aliquote differenziate per le donne (ndr molto meglio differenziare i contributi, vedi punto sotto), altri incentivi ad entrare nel mondo del lavoro.
    2. Abbassare le tasse: finanziare la misura alzando l' età pensionabile e agendo sul pubblico impiego (pre pensionamenti, mobilità...).
    3. Alzare i salari puntando sull' innovazione incentivata dalla concorrenza.
    4. Alzare i salari contenendo l' inflazione mediante deregolamentazioni (es. grande distribuzione).
    5. Alzare i salari colpendo la classe dei privilegiati mediante abolizione della contrattazione collettiva e introduzione di un contratto unico.
    6. Add1: vendere i gioielli di famiglia e fare cassa con quelli.
    7. Abbassare gli oneri contributivi e dirottare la differenza su altri pilastri previdenziali.
    8. Add3. Le solite riforme, scuola, giustizia...
    9. Liberalizzazione delle utilities.

    I profughi palestinesi

    Questione cruciale nella diatriba Israele/Palestina. Meglio buttar giù una decina di punti da tenere a mente.

    1. La pololazione rurale palestinese era povera e analfabeta, non più proprietaria delle terre e con una tendenza naturale a migrare. Migrava o in città o in altri stati arabi.
    2. l' Yishuv, già al tempo di Peel, non aveva escluso l' opzione "trasferimento obbligatorio" in accordo con le altre nazioni arabe. I dirigenti israeliani vedevano bene territori liberati dalla presenza araba (documentabile).
    3. Con Israele sulla difensiva (dic.47 mar.48) le classi superiori dei palestinesi fuggirono stabilendosi confortevolmente altrove in attesa della conclusione delle ostilità.
    4. Gli arabi più ricchi chiusero tutte le loro attività diffondendo disoccupazione, povertà e demoralizzazione verso la restante popolazione araba che in gran parte finì per seguire il loro esempio.
    5. Paura, intimidazione e vere espulsioni. Ci sono casi documentabili
    6. La politica delle rappresaglie nella prima fase degli scontri incide sulle decisioni. Episodi come Deir Yassin innescano la "psicosi della fuga".
    7. In molte aree fu ordinata l' evacuazione dai comandanti arabi al fine di predisporre al meglio l' invasione. Una campagna di preparazione psicologica è documentabile sin dal 1947.
    8. Alcuni generali israeliani come Allon, forti dei poteri di guerra, li usarono anche per assottigliare la minoranza araba del futuro stato di Isrele.
    9. Il governo isreliano non prese nessuna iniziativa per frenare l' esodo. Per contro l' Alto comitato arabo la sollecitava.
    10. L' invasione araba accrebbe le ostilita e Israele, per evidenti ragioni militari, si oppose al ritorno dei profughi.
    11. Durante l' ultima parte della guerra, gli arabi mostrarono volontà di restare (conobbero le misere condizioni dei profughi) e le fughe furono solo l' esito di maltrattamenti ed espulsioni.
    12. Non ci fu mai e non fu mai discussa una politica sistematica di espulsioni. Il mercante di Haifa partiva quando una certa soglia critica della sicurezza e del benessere veniva superata dall' effetto cumulativo dei disagi.
    13. 2 offerte per il ritorno : 1) accoglimento di 100.000 profughi (65.000 più i già ritornati e quelli in cammino) 2) incorporamento della striscia di Gaza con i suoi 60.000 abitanti + accoglimento di 200.000 profughi. Proposte respinte con indignazione. N.B. israele parla di un totale di 520.000 profughi, i paesi arabi arrivano a 900.000/1.000.000.
    14. I Paesi Arabi fecero poco per assorbire i profughi. consideravano la loro presenza un' arma preziosa contro Israele.
    Considerazioni tratte dalle pp. 320 ss. Benny Morris - Vittime.

    martedì 1 aprile 2008

    Un buon modo per combattere la povertà

    Sposarsi.

    Il dilemma degli obblighi matrimoniali e degli investimenti mancati

    E adesso un po' di esercizio. Smontiamo un problemino come questo:

    "...In many Western countries divorce laws have requirements that force the party with the greater income to continue in paid work and pay alimony to allow the other party to maintain the style of living to which they "have become accustomed during the marriage," or with similar wording. However, I am having a hard time reconciling this with some of the replies to question, which referred to the obligation to have sex during marriage. Most people would certainly agree that one is not obliged to have sex with a partner, or an ex-partner after a relationship has broken up. The arguments there focused on people having an "inalienable right to one's body", but surely this same argument could be used against forcing people to do work they don't want to do? More specifically, how is forcing person A to work against their will to provide financial support for person B *ethically different* from obliging person A to have sex against their will to provide sexual satisfaction for person B?..."

    L' unica risposta che vedo è la seguente: per garantirsi le rendite monetarie del matrimonio, il coniuge debole avrebbe dovuto realizzare per tempo investimenti a cui ha rinunciato. D' altra parte, le rendite sessuali garantite dal matrimonio, non richiedono investimenti nel tempo e non vengono pregiudicate dal divorzio.

    Ma non è poi così vero. Anche la rendita sessuale richiede investimenti fatti per tempo. Un matrimonio sbagliato (per colpa del partner) ci danneggia eccome dal punto di vista della rendita sessuale. ormai vecchi e brutti, chi ci guarda più? Il tempo perso non torna.

    Altra risposta: la rendita sessuale puo' essere incorporata in quella monetaria. Il partner che ammette le proprie colpe ed è condannato a obblighi monetari è anche il partner più ricco. Questa ricchezza si puo' commutare in una rendita sessuale. Non puo' dunque dimostrare un pregiudizio sui suoi investimenti in questo settore. Lo stesso dicasi per la ricchezza trasferita, puo' commutarsi in rendita sessuale.

    La stessa cosa non potrebbe dirsi per la rendita affettiva. Quindi il giochino funziona finchè il matrimonio civile non impone obblighi affettivi indipendenti da obblighi matrimoniali.



    C' è poi la soluzione che taglia la testa al toro: la vita sessuale non ha mai un valore sostanziale.

    Qualcuno potrebbe dire che costrizioni in campo sessuale hanno ben altro impatto psicologico su chi le subisce rispetto a costrizioni fisiche in altri ambiti. Questo è vero, eppure risolverla così, dicendo che la sessualità è qualcosa di "particolare" che segue delle sue regole, non è mai soddisfacente.

    Nella rete di Janet

    Dal nugolo dei pizzichi, dall' intrico delle corde, ecco che spunta anche il ringhio di un dobro.

    In esclusiva internettiana ascoltati un pezzo dall' ultimo cd di Janet Feder.

    Quando l' identità conta - riflessioni sul teppismo da forum

    Nel forum che frequento, spesso si è discusso dei temi legati all' identità e al relativismo.



    Personalmente ho sempre ascoltato con scetticismo chi inneggiava al primato del dialogo e della relazione. Mi chiedevo: "ma come è possibile che la relazione preceda la persona?", ero infatti dell' idea che una relazione fosse costituita dalle persone. Mi chiedevo anche: "ma come è possibile che il dialogo anticipi l' identità?". Trovo molto più lineare pensare aldialogo come a qualcosa a cui danno vita dei dialoganti. So che è un po' fuori moda, però, se devo abbandonarmi alle mie idee, questa dimensione tradizionale resta per me la più congeniale. Sapere chi si è e cosa si vuole è un prerequisito per arricchiere lo scambio. Se vado al mercato senza niente, cosa mai potrò donare? Ma se vado al mercato con un "me stesso", ecco che potrò fare dei buoni affari.



    Poi è successo un fatto che considero un punto segnato dalla fazione per la quale propendo.



    Siccome il forum ha barriere difensive molto deboli, è rimasto vittima di una squadretta di teppisti telematici che, clonando i nick, falsificando i nomi, minando le identità, ha fatto irruzione vanificando ogni scambio e sabotando ogni tentativo di relazionarsi.



    Questo spiacevole evento ci insegna forse qualcosa: è attraverso l' attacco all' identità che si vanifica il dialogo appagante e proficuo. L' identità elisa fa saltare anche la relazione. Quando l' identità è resa liquida e imprendibile, l' interesse allo scambio dialogico evapora, non sai chi hai di fronte, perdi interesse a saperlo, lo sforzo prodotto per conoscere il proprio prossimo cade regolarmente come un castello di carte, il bluff si annida ovunque, tutto diventa un cicaleccio nichilista, il nulla assume un peso insostenibile e capisci che è meglio cambiare aria. Perlare con un sig. nessuno assomiglia tremendamente al parlare con se stessi.



    Non sarà un caso che proprio i sostenitori di una posizione distante da quella che ho descritto più sopra (es. Valeria), siano anche stati coloro che più hanno insistito nel voler dialogare con un fantasma inesistente e polimorfo. Ma questa loro insistenza per me non è stata molto fruttuosa e non ha affatto rinforzato la loro visione, tutto si è ridotto ad un gioco estenuato e infecondo. E non sorprende nemmeno che in questa stagnante palude formalistica, colui che si diverte di più a protrarla, è proprio il teppista/nichilista.

    lunedì 31 marzo 2008

    Quanto vale un dente?

    Semplice!

    Donne meno competitive

    A parità di capacità, le donne faticano ad accedere ai ruoli meglio pagati perchè poco propense alla competizione. E la cultura conta parecchio.

    Sole 30.3.2008 Francesco Daveri p.39.

    Studi: 1, 2.

    Macroeconomia in una lezione

    Periodo di grandi scombussolamenti del quadro macroeconomico internazionale. Meglio dare una ripassatina ai concetti di fondo per avere sempre una traccia da seguire. Purtroppo, per farlo in modo sintetico, dovrò sacrificare una montagna di premesse. Così è se vi pare.
    1. Ogni fase depressiva o di rallentamento puo' essere ricondotta a shock aggiustabili mediante deflazione. In altre parole: la deflazione riconduce l' economia ad una condizione di pieno impiego.
    2. Le tre teorie principali: Teoria Keynesiana (TK), Teoria Neoclassica (TC), Teoria Austriaca.
    3. TK e TA sono una variazione su TC. Sia TK che TA postulano dei momenti di irrazionalità dell' agente economico.
    4. TK postula che in alcune fasi l' operatore economico (specie il lavoro dipendente) si interessa unicamente al valore nominale del suo reddito, trascurando quello reale (trappola della liquidità).
    5. TK non è particolarmente interessata a come nasce la crisi. Si concentra sulla cura.
    6. L' ipotesi di TK rende impossibile un aggiustamento mediante deflazione. D' altro canto apre la via ad un aggiustamento mediante inflazione, visto che non puo' esistere l' inconveniente dell' escalation. La storia degli anni 70 ha messo a dura prova l' ipotesi: i lavoratori dipendenti, in periodo inflazionistici, si interessano eccome del loro salario reale. Altro che balle. Questo rende estremamente problematica la cura proposta.
    7. La TK conteneva un' ulteriore ipotesi molto forte: la domanda di moneta era insensibile al tasso d' interesse. Cio' consentiva ai sostenitori di TK di trascurare qualsiasi politica monetaria per spingere l' aggiustamento. I nuovi sostenitori di TK sembrano oggi rilassare di parecchio l' ipotesi di cui sopra.
    8. La cura di TK convive male con i regimi democratici poichè la necessità di coltivare clientele politiche incentiva l' abuso del deficit spending.
    9. TA postula che l' imprenditore, qualora esista una banca centrale che manovri il tasso d' interesse in modo da non mantenere la base monetaria costante (per esempio la banca centrale concentrata sull' inflazione), sbaglia sistematicamente i suoi investimenti condannandosi al fallimento. Insomma, è tradito dalla segnaletica di alcuni prezzi che non rispondono alle regole di mercato.
    10. TA ha la ricetta, sia per neutralizzare le cause del ciclo (glod standard), sia per curare al meglio il ciclo quando si innesca (lasciar lavorare i fallimenti).
    11. I rimedi di TA sono poco praticabili: comportano forti deflazioni e le moderne democrazie difficilmente potranno mai tollerare simili traumi.
    12. E' un po' difficile ipotizzare che l' imprenditore perda tutta la sua capacità predittiva nonostante sappia che la banca centrale stia manovrando i tassi nominali e la riacquisti subito dopo al punto da saper muoversi con lungimiranza in periodi deflazionistici.
    13. Anche TC non è caratterizzata da una particolare attenzione alle cause. Si concentra sui rimedi. Certo, la deflazione è il rimedio ottimo. Purtroppo i costi di coordinamento (indotti dal calo di fiducia) affinchè si realizzi spontaneamente sono insormontabili. Mentre nell' inflazione il primo che alza i prezzi ci guadagna, nella deflazione il primo che li abbassa perde. E' necessario un operatore che guidi il processo deflazionistico controllando un prezzo molto particolare: il tasso d' interesse. Morale: la crisi viene superata grazie ad una opportuna politica monetaria.
    14. Per TC la Banca Centrale serve per combattere la deflazione. Non esiste simmetria tra deflazione e inflazione. La deflazione implica costi di coordinamento che l' inflazione evita. Altre asimmetrie non sembrano convincenti.
    15. Inoltre, aggiustare immettendo moneta limita quella discresionalità distributiva tipica delle politiche fiscali.
    16. Varianti di TC tentano di dirci qualcosa sulle cause. Prescott e Kydland puntano il dito su shocks tecnologici negativi.
    17. I rimedi di TC sono ambigui: fino a che punto abbassare i tassi è un' utile guida in grado di anticipare la deflazione naturale e fino a che punto invece si eccede andando ad evitare fallimenti che sarebbero dovuti? In questo secondo caso forse si tampona la crisi presente ma si stanno mettendo i semi per quella a venire.
    18. In qualche modo TC deve considerare gli allarmi di TA. E' per questo che alla banca centrale viene consigliata l' adozione di una regola anzichè una politica arbitraria. Sì ma alcune regole sono meglio di altre. Taylor ha proposto la sua.
    19. Nella recente crisi dei subprime sembra che gli imprenditori abbiano fallito. Alcuni stipulando mutui con soggetti insolventi. Altri acquistando titoli che incorporavano quei mutui. Puo' darsi che quasti fallimenti siano dovuti anche a Greenspan, cioè ad una cura troppo generosa inoculata per tamponare la precedente bolla. Una cura troppo generosa incrementa di molto il tasso naturale dei fallimenti a venire (se i è molto basso si alzerà il tasso dei fallimenti ottimo).
    20. L' errore imprenditoriale sembra fatto dalle banche nel valutare la solvibilità del privato. Non sembra il classico errore previsto da TA, sembra piuttosto che sia stato calcolato male il tasso ottimo dei fallimenti. Siamo ad un punto in cui ce ne sono troppi.
    21. Se gli errori sono di questo tipo, allora il rimedio potrebbe essere: 1) minore generosità nel manovrare i tassi in modo da distribuire più equamente i fallimenti evitando di trascinarli alla crisi successiva concentrandoli e intrecciandoli tutti insieme; 2) più regole per una maggiore trasparenza dei bilanci. Magari mutui pazzi saranno ancora stipulati ma perlomeno sarà difficile piazzarli con la cartolarizzazione. In questo modo si limitano gli intrecci pericolosi e i fallimenti a catena, ovvero quei fenomeni per cui ci si vede costretti ad intervenire con i soldi del contribuente anche per salvare una banca d' investimento (senza depositi) minore.
    22. ...

    Opere pubbliche: più contratto, meno esproprio

    Rimpiazzare le procedure di esproprio mediante indennizzo con aste efficienti è il sogno di molti liberali. Si potrebbero cogliere almeno un paio di vantaggi: facilitare la costruzione di opere pubbliche e trasferire l' iniziativa delle stesse sui privati.

    Purtroppo aste del genere non esistono ma ci si puo' avvicinare. Nel seguente schemino mi ripropongo di formulare in modo semplificato alcune idee avanzate sul tema.

    Prendiamo il caso di una strada (o di una ferrovia). Cerchiamo di ricalcare anche per questo caso le tipiche procedure d' asta impiegabili nel caso NIMBY.


    Purtroppo il caso della "strada" è molto più incasinato del caso "NIMBY", alcune ulteriori forzature si rendono necessarie.

    Il fatto poi che da noi non esistano aste nemmeno per i casi NIMBY è abbastanza scoraggiante.

    Ma non abbattiamoci, raccogliamo le energie e procediamo.

    Il principio sarebbe quello di stipulare un contratto punendo gli esosi poichè dietro l' esoso spesso si cela l' opportunista ovvero il vero "nemico analitico" del liberale.

    Vediamo se articolando l' azione generale in una dozzina di punti si riesce ad esporla meglio.
    1. Tutti gli espropriandi devono essere individuati e invitati all' asta.
    2. L' asta è istantanea (se fosse telematica sarebbe il massimo).
    3. Il tempo che intercorre tra l' invito e la formulazione del prezzo domandato dai proprietari dovrebbe essere breve (in modo da alzare i costi di transazione di un accordo tra proprietari).
    4. Tutti gli invitati devono fomulare un prezzo (chi non lo fa subirà delle penalizzazioni).
    5. Il produttore dell' opera pubblica formula in busata chiusa il suo prezzo standardizzato.
    6. Sia per la domanda che per l' offerta esisterà un prezzo medio standardizzato.
    7. Se il catasto funzionasse, il presso offerto dalle istituzioni potrebbe orientarsi sui valori catastali, ovvero sui valori che fungono da base alla tassazione.
    8. Al termine dell' asta, confrontando il prezzo medio standardizzato della domanda e il prezzo medio standardizzato dell' offerta, si decide se il contratto è chiuso.
    9. Qualora non sia chiuso, i proprietari che ne hanno impedito la chiusura verranno colpiti da una tassa di scopo (una tassa il cui impiego è vincolato nella costruzione di strade, per esempio).
    10. L' individuazione dei proprietari penalizzati è semplice: basta prendere chi ha domandato mediamente di più, escluderlo dalla domanda complessiva e valutare se la nuova domanda standardizzata sarebbe stata accettata. Se ancora no, si procede con il secondo proprietario che ha chiesto di più, e così via.
    11. In caso di collusione e offerte di pari importo i proprietari penalizzati saranno individuati mediane sorteggio.
    12. Nota che la tassa di scopo non sarebbe poi così campata in aria: il proprietario che la versa, paga le sue tasse normali su un valore catastale che è di gran lunga inferiore al valore che lui stessa dimostra di reputare un valore reale.
    13. Le tasse di scopo potrebbero essere utilizzate nelle aste successive per alzare il prezzo offerto dall' Istituzione.
    14. Le Istituzioni valuterebbero alternative di percorso potendo fare offerte sempre più convenienti. Non è escluso che, a distanza di tempo, le istituzioni possano riproporre l' offerta ai medesimi proprietari.
    15. E' necessario imporre un limite di tempo (e eventuali penalizzazioni) all' autorità per chiudere almeno un' asta in cui ci sia impiego delle tasse di scopo. In caso contrario le aste potrebbero essere un pretesto per esigere tasse arbitrarie.
    16. Nel caso l' asta debba concludersi con una chiusura del contratto (es.: i lavori sono già iniziati), le tasse di scopo andrebbero a beneficiare i restanti componenti del gruppo dei proprietari. E' necessario prevedere incentivi all' autorità per non ribassare (penali di tempo, redistribuzione delle tasse di scopo dopo un certo numero di aste non chiuse...) (input dovuto a Libertyfirst).

    Naturalmente ci sono altre complicazioni: come isolare i "disturbati"? Bisogna limitarsi ai proprietari dei terreni?, come standardizzare il disturbo? Tutta roba che si affronterà dopo aver fatto il primo passo, inutile pensarci in questa prima fase.

    Per un' esposizione analitica di aste del genere e similari, basta consultare l' opera dei Nobel di quest' anno.



    Problema aggiuntivo: quando l' acquirente è lo Stato, come indurlo a formulare offerte di mercato? Basta aprire l' asta a tutti. L' acquirente, qualora l' acquisto si chiuda, verrà sorteggiato tra il vincitore d' asta e lo Stato (vedi Landsburg p.140.

    http://assets.wharton.upenn.edu/~faulhabe/nimby.pdf

    http://www.economicprincipals.com/issues/2009.05.24/412.html

    L' esproprio gentile

      Alcuni punti da tenere a mente per pensare il conflitto arabo israeliano
      1. Spinti dai progrom e dall' ideologia sionista (tra religione e nazionalismo ottocentesco), gli ebrei degli insediamenti (russia europea tra Lituania e Crimea) cominciano a migrare e una minoranza scelse la Palestina cap. I.
      2. Herzl teorizza (in privato) l' esproprio gentile (risarcire e trovare lavoro altrove all' arabo palestinese).
      3. I primi coloni ebrei: gente che dal 1880, sovvenzionata anche da benefattori stranieri, comincia a comprare terreni su terreni sotto un governo ostile che emanava per loro una pletora di divieti aggirati grazie all' inefficienza e alla corruttibilità della burocrazia ottomana. La Palestina si compone di 27m di dune, la gran parte disabitata e non coltivata. Gli ebrei nel 1907 ne possedevano 400.000. L' acquisto di terreni era la chiave di volta del sionismo p.54
      4. Relazioni con gli arabi: cattive da subito, tafferugli, disprezzo reciproco. Solo i rapporti di lavoro (ebreo datore) potevano riconciliare p.60ss. Nota che i socialisti della seconda aliya erano per l' esclusione dell' arabo dall' economia. Di diverso parere i coloni imprenditori contrari ad ogni discriminazione p.70.
      5. Dal 1908 si passa da attriti localisti ad una resistenza nazionalista p. 80. Il nazionalismo ebraico era sorto molto prima di quello arabo. Da cio' trasse vantaggi notevoli, soprattutto in termini di organizzazione.
      6. Lla dichiarazione di Balfour: gli alleati in difficoltà, ergendosi a garanti dell' autodeterminazione ebraica, tentano di guadagnare alla loro causa gli ebrei americani per spingere gli USA in guerra p.99.
      7. Dopo le rivolte del 29, si rafforza il radicalismo arabo spinto anche dall' immigrazione massiccia e dalla compravendita dei terreni con espulsione del fittavolo (prezzo 50 volte più alto dal 1910 al 1944. "...gli arabi di giorno protestano, di notte vendono..." p.160.
      8. Il nazionalismo palestinese assume toni hitleriani negli anni 30/40 p.162.
      9. 29.11.47 l' ONU vota il piano di ripartizione dei territori . Sionisti soddisfatti, gli arabi lasciano la sala dochiarando la risoluzione 181 senza valore p.237
      10. Anche i palestinesi crearono un Fondo nazionale per meglio combattere la battaglia dei terreni. Fu un fiasco, pochi contribuirono p.163.
      11. Anche tra gli ebrei la rivolta del 29 rafforzò il radicalismo p.165.
      12. Rivolta violenta araba 36/39, somiglianze con l' Intifada. Uno sciopero arabo favorì la sostituzione con lavoratori ebraici p. 167. E reazione ebraica p.176. Commissione Peel p.179.
      13. Risoluzione 181: il 37% della popolazione riceve il 55% del territorio possedendone fino a quel momento il 7% (ma c' è da valutare il deserto del Negev) p.238.
      14. Dal Novembre 47 al maggio 48: guerriglia israelo/palestinese nei territori israeliani. Si comincia con scioperi, vandalismo e bombe arabe p.242. Dapprima in difesa, poi contrattacco e vittoria p.251
      15. L' Igrun e l' LHI impiegarono anche mezzi terroristici per trasformare i disordini in guerra p.252
      16. Qualcuno dice che il terrorismo arabo naque osservando l' efficacia di quello israeliano. Ad ogni modo, il miglior artificere arabo era stato addestrato dalle SS p.257.
      17. La guerriglia continua e episodi come Deir Yassin causarono l' esodo dei palestinesi p.267. Altri furono espulsi per avere aiutato la guerriglia palestinese p.268. Molte iniziative militari israeliane erano mirate a minare il morale e indurre all' esodo.
      18. Ben Gurion: non riuscivo a capire perchè gli abitanti se ne andassero. P.270
      19. Nel 47 furono anche violati territori che la risoluzione assegnava agli arabi. Era importante precludere le vie all' invasione pan araba che si annunciava p.272.
      20. Se i rapporti di forza hanno ancora un senso nel giudicare la storia e nell' accettarne le conseguenze, bisogna dire che gli israeliani, molto minori come numero, seppero creare un coordinamento che rese il loro esercito di gran lunga più efficiente rispetto a quello più sgangherato e litigioso degli arabi. Inoltre seppero aggirare l' embargo del 48 rivolgendosi alla Cecoslovacchia.
      21. "Sarà una guerra di sterminio". Dichiarazione del capo della lega Araba alla vigilia dell' invasione pan-araba p.278.
      22. Completa emarginazione dei palestinesi nel corso dell' invasione araba del 48 p. 282.
      23. I profughi palestinesi dopo la guerra p.319. Perchè se ne sono andati? 1) per loro volontà 2) sotto l' ordine dei dirigenti palestinesi 3) per lasciare campo aperto all' invasione 4) per sostenere la propaganda della cacciata 5) espulsi dagli israeliani in modo premeditato.
      24. La questione dei profughi secondo Morris.
      25. La guerra dei sei giorni: con l' occuopazione dei "territori" nasce la questione palestinese (prima l' affare era tra stati arabi e israele). Risoluzione 242.

      sabato 29 marzo 2008

      Corto circuiti: contro l' "aziendalizzazione" della scuola in nome della...responsabilità!? (6)

      "... Un economista serio si vergognerebbe di dire che lui ha un dominio intellettuale..."

      Ho già detto che usavo questa espressione in un senso tecnico, quindi con un significato meramente formale e smentibile nei fatti qualora quel formalismo non funzioni. La mia sottolineatura era un modo provocatorio per dire: ne vogliamo parlare? Vale la pena di chiarire? No, nonostante la mia precauzione si è ritenuto di aver già capito tutto e di passare alle offese.

      Prendiamo due personaggi "l´ economista" e "il fisico". Il fisico ricercatore svolge il suo lavoro in laboratorio e nei suoi pensatoi.

      Ma molte delle modalità essenziali attraverso cui svolge il suo lavoro -orari, limiti alla strumentazione, frequenza ed entità del suo compenso, grado di precarietà in cui lavora, modo in cui si formano le sue opportunità di lavoro, modo in cui si formano le sue opportunità di investimento - è demandato all´ opera dell´ economista il quale disegna l' ambiente in cui il fisico è chiamato a muoversi. Per quanto, ben inteso, l´ ultima parola spetti al politico che detiene la forza.

      L' economista si occupa della cornice chiamata a vincolare nei fatti l´ attività del fisico. Per esempio, se l´ insegnante sarà pagato e quanto, in genere viene chiesto all´ economista (da noi non è stato così e si vede), il quale disegnerà un meccanismo, un mercato con tutte le correzioni del caso, per stabilire i compensi. Il fisico, come l´ operaio, agisce entro il quadro di regole ideate dall´ economista.

      Poi, l´ apporto benefico alla società da parte del fisico, puo´ essere immensamente superiore, sia rispetto all´ apporto dell´ operaio, sia rispetto all´ apporto dell´ economista. Cio´ non toglie che nella sua azione sia vincolato in una cornice frutto del lavoro intellettuale dell´ economista.

      In questo senso parlo di "dominanza", non certo quindi nel senso di "superiorità" o di "maggiore dignità" ma solo riferendomi a come si incastrano le competenze.
      ***

      DIMOSTRARE TEOREMI ASSUNTI COME VERI. APPENDICE. Un settimo elemento che impedisce di considerare la scuola un´ azienda: l´ adozione di valori etici legati all´ egalitarismo. Poiché l´ aziendalizzazione produce differenziazione, è inevitabilmente incompatibile con il valore di cui sopra. Un ottavo elemento che rende pericoloso considerare la scuola come un´ azienda: considerare la famiglia come radicalmente sganciata dagli interessi del figlio. In questo caso sarebbe molto pericoloso dare voce in capitolo, accanto all' utente pubblico, anche alla famiglia.
      ***
      "...La Chiesa come Azienda..."

      La Chiesa puo´ essere vista tranquillamente e proficuamente come un´ azienda (lo dico da uomo di fede).

      Alcuni studi condotti in quest' ottica sono famosi.

      Perché l´ Islam ha avuto nella sua storia una fortissima capacità di penetrazione (...di mercato)?

      Barry studia la capacità dell´ Islam di decentrare e rendere flessibili le sue strutture.

      Come spiegare il fallimento del protestantesimo europeo a petto dei successi protestanti in Sudamerica?
      In molti guardano a come l´ ambiente fortemente concorrenziale abbia sagomato le sette protestanti nord americane e come invece il connubio con l' stato abbia relegato il protestantesimo europeo ad una funzione spiritualista che è andata inevitabilmente atrofizzandosi con il tempo.

      I servizi della Chiesa in molti casi sono in concorrenza con il welfare moderno. Laddove quest´ ultimo si amplia, la rilevanza della Chiesa si ritira. La Chiesa coglie i suoi maggiori successi operando in ambienti rischiosi (è una delle cause avanzate per spiegare la religiosità degli USA rispetto all´ europa).

      Recentemente leggevo un lavoro in cui, con un excursus storico, i rilevanti investimenti in capitale umano della comunità ebraica venivano spiegati come un tentativo di minimizzare i costi di trasporto. Spiegazione eminentemente aziendalistica.

      Per non parlare poi dell´ aspetto ideologico. La Chiesa Cattolica nella sua storia è stata tanto indifferente all´ efficienza? Solo nella misura in cui è stata indifferente al mondo, ovvero molto poco. Gli studi anti weberiani ormai si sprecano. L´ origine del capitalismo è rintracciato all´ inizio del secondo millennio nell´ Italia settentrionale, in zone a forte presenza cattolica. In molti citano i tardo scolastici spagnoli e italiani come i primi teorici formali del capitalismo.
      ***
      "...L´ Italia non è un´ azienda..."
      Eppure gran parte del idea federalista (vedi USA e Svizzera... e non ultimo anche il progetto UE) è stata concepita per creare forme di concorrenza istituzionale (per esempio concorrenza fiscale). Vale a dire: le istituzioni migliori vincono e vengono premiate e imitate. Introdurre un mercato delle istituzioni, introdurre più mercato nella politica. Non parlo di un´ idea peregrina e tra mille. Parlo di un´ idea che si sta rivelando vincente pur tra i mille problemi da risolvere. Si sta rivelando nei "fatti" e non "ovviamente".
      ***
      Alcuni ritengono che l´ economista - manco fossimo negli anni cinquanta - sia uno che si occupa di mercati finanziari o roba del genere. Ma oggi l´ economista si occupa anche e soprattutto di... matrimoni, rapporti famigliari, riabilitazione da dipendenze, scommesse, felicità, religione, etica, razzismo, politica, diritto, amore, retorica, corse dei cani... e via dicendo. Ci siamo capiti?

      Alcuni sono rimasti legati ad un concetto di "merce&servizi" antiquato, come se la nuove teorie del consumatore non fossero mai state concepite, come se sul punto i Nobel non fossero mai stati distribuiti... Ancora si vede la merce come qualcosa di materiale e non invece un "bundle" tramite il quale il consumatore forma la sua identità, le sue caratterizzazioni, accumula il suo capitale umano, esprime e rafforza le sue tradizioni, si crogiola nei suoi pregiudizi...

      Alcuni addirittura vedono l´ economista come qualcuno alle prese con valori freddi e oggettivi quando l´ economista si occupa quasi esclusivamente di valori soggettivi e non confrontabili, valori interiori che si esprimono mediane la scelta.

      Alcuni vedono nell´ utile semplificazione dell´ homo economicus il paradigma della razionalità economica quando l´ economista fronteggia invece la complessità dei mercati e deve quindi continuamente ricorrere alle razionalità idonee a fronteggiare la complessità.

      Corto circuiti: contro l' "aziendalizzazione" della scuola in nome della...responsabilità!? (5)

      Mi si scusi se continuo con qualche spigolatura ma gli stimoli sono tanti.

      “…Aspetti che sono tipici dell'azienda - e magari la definiscono - non è detto che bastino a definire la scuola… Per esempio un insuccesso scolastico di un alunno non implica affatto un fallimento della scuola o un errore dell'insegnante…"

      E perché mai l’ insuccesso scolastico di un alunno dovrebbe, secondo un’ ottica aziendale, segnalare il fallimento della scuola?

      Ammettiamo che esistano solo due Licei ("A" e "B") e una sola Università prestigiosa dove convergono gli allievi dei Licei. Ammettiamo anche che la preparazione in entrata degli allievi che cominciano il Liceo sia la medesima. Ora supponiamo che le matricole provenienti da A abbiano un profitto universitario nettamente superiore alle matricole provenienti da "B" e questo indicatore sia considerato per valutare la qualità dei due Licei. "A" potrebbe mantenere alto il suo indicatore ricorrendo a tassi di bocciature (insuccessi scolastici) più elevati rispetto a "B". E’ un’ ipotesi perfettamente plausibile.

      Ecco allora che, secondo un’ ottica strettamente aziendale, in questo caso il tasso di bocciature è correlato con la qualità dei Licei (e quindi, si presume, anche con il finanziamento). L’ esatto contrario delle conclusioni che il virgolettato implica qualora si adotti una prospettiva aziendale.