martedì 4 settembre 2018

Il pragmatismo non funziona SAGGIO



Il pragmatismo non funziona


Il pragmatismo è una filosofia di pace, e poiché i “valori” ci fanno litigare i pragmatisti hanno pensato bene di toglierli di mezzo: finché non servono a qualcosa di concreto la parola “valore” è da ritenersi vuota, almeno per la discussione pubblica.
E’ come se la modernità occidentale, ad un certo punto della sua storia, si fosse voltata indietro e avesse preso coscienza dei cadaveri lasciati sul campo: religioni, ideali e valori, fino ad allora così preziosi, avevano realizzato una carneficina e andavano in qualche modo screditati al fine di entrare  nel regno della pace. Fu dato immediatamente mandato ai migliori filosofi sulla piazza di farla finita con la vecchia metafisica e di sostituirla con qualcosa di più “leggero” e facilmente rinnegabile.
Il pragmatismo va al sodo, si appella al senso comune, esalta la praticità della scienza, persino lo stereotipo è riabilitato, diffida però dei sofismi filosofici (che fanno litigare) ma poiché non puo’ farne a meno, almeno finché desidera presentarsi come “pensiero” compiuto, impronta il suo discorso filosofico ad un attacco a testa bassa contro ogni metafisica.
Attenzione, non che prima la sicumera e la temerarietà fossero virtù, non che prima il dubbio fosse calpestato e deriso, tuttavia, “prima”, non si sentiva il bisogno di trincerarsi in un relativismo dei valori come ci chiede di fare il pragmatista. Oggi veniamo continuamente invitati a concentrarci su cio’ che funziona lasciando perdere ubbie relative ai principi. Il pragmatista trasforma l’ideale in ideologia e il principio in dogmatismo, così facendo li mette alla berlina.
Il pragmatismo pone al centro i fatti e le conseguenze di certi fatti. I fatti sono adorati perchè oggettivi, i fatti non possono essere rinnegati, sui fatti non si costruiscono sofismi, i successi della scienza ce lo hanno insegnato. Chi proprio non vuol rinunciare alla moralità la coltivi pure nel privato, lì il suo arbitrio non potrà fare danni, ma nella sfera pubblica si dia la precedenza all’oggettiva imparzialità dei fatti, la loro chiarezza porterà pace anche tra le teste più calde.
Ebbene, possiamo dire che il pragmatismo sia stata una soluzione pragmatica? No, oggi possiamo dirlo, in questa filosofia c’è del genio, ma non funziona: noi litighiamo più sui fatti che sui valori, una scoperta imbarazzante ma solida. Per farmi capire porto un paio di esempi citati da chi ha studiato la materia: la scelta tra libertà ed eguaglianza (scelta valoriale) ci divide meno che il dibattito sui dati del riscaldamento globale (analisi dei fatti). La discussione sul Crocifisso in classe (scelta valoriale) ci polarizza meno che la discussione sugli omicidi fomentati o evitati dalla libera circolazione delle armi (analisi dei fatti). L’ “evidenza empirica” a quanto pare è oggi molto meno evidente degli ineffabili valori. Perché?
Qui le ipotesi sono tante ma voglio menzionare quella dello psicologo Dan Kahan, il quale arriva a dire che siamo “troppo razionali”: quando un dato nudo e crudo non ci soddisfa approfondiamo finché non riusciamo ad incastrarlo al meglio nella nostra “narrazione” preferita. Oggi, d’altronde, possediamo i mezzi cognitivi per farlo mentre ieri eravamo molto più ingenui e “passivi” di fronte all’apparire di un semplice fatto (forse eravamo troppo impegnati a scannarci sui valori).
E qui viene il bello: siccome far rientrare i fatti nel nostro schemino ci costa pur sempre uno sforzo (cognitivo), poi risultiamo ancora più aggressivi nel difendere il nostro duro lavoro, con tanti saluti alle buone intenzioni del pragmatista. E’ come se ci affezionassimo alla nostra interpretazione difendendola a spada tratta. Morale: se il “fatto oggettivo” offre più resistenza di un valore resta pur sempre malleabile. Non solo, lo sforzo per ottenere il “prodotto finito” che più ci aggrada si commuta poi in potenziale di violenza contro chi osa rinnegarlo.
Fatevi un giretto sui social, si litiga e si odia che è un piacere, siamo nel regno del conflitto eterno, e si litiga sui fatti tanto amati dal pragmatista, non sui pericolosi “valori arbitrari”, ci si odia per interpretazioni differenti della realtà, è così facile d’altronde divergere: basta ipotizzare un complottino al momento giusto raccogliendo qualche indizio qua e là ed ecco che gli amati “fatti” avvalorano la mia narrazione anziché la tua.
Sì, certo, però non scoppia la terza guerra mondiale, è questa l’obiezione che sento più spesso. Già, non scoppia la terza guerra mondiale, ma lo dobbiamo al pragmatismo? Forse lo dobbiamo alle nostre istituzioni, alla democrazia (che fa votare la discesa in guerra a chi deve poi andarci) o al mercato (che ci ha arricchito con annessa strizza di perdere tutto), non al pragmatismo che invece ci ha reso, se possibile, ancor più litigiosi e nevrastenici di prima. 
No, il pragmatismo non funziona, torniamo pure ai nostri valori assoluti, ai nostri ideali, ai nostri principi: saremo più felici, più realizzati e, a quanto pare, non litigheremo affatto di più.