La verità non serve
Spesso l’ingenuità paga ed essere naif porta a risultati complessivi migliori rispetto ad essere esperti.
E’ un caso se Adamo ed Eva persero la loro felicità nel momento in cui persero la loro innocenza cibandosi dall’ Albero della Conoscenza del Bene e del Male? Direi che il mito è perfettamente consapevole di quanta poca verità ci serva per vivere bene.
Pensiamo a questa catena: l’innocenza incoraggia l’idealismo che alimenta l’ottimismo che è il motore dell’eccellenza. Che ne dite?
Ma forse qualche esempio illumina meglio sul punto.
Prendiamo il matrimonio, laddove avviene tra persone ingenue – magari molto giovani, magari incoraggiato dalle famiglie prima ancora che dalle scelte personali – risulta più stabile e duraturo. La solidità si consegue sacrificando l’esperienza (e la conoscenza). Chi “esplora” di più è assillato da più dubbi e da maggiori tentazioni di mollare per ricominciare altrove. Meno opportunità, più tranquillità.
Prendiamo il patriottismo, chi ha pochi contatti con le altre nazioni è più portato a pensare che “siamo i meglio” e quindi ad essere leale al suo gruppo di riferimento. E’ chiaro poi che da questa innocenza deriva una comunità più coesa di cui beneficiano tutti gli appartenenti. In questo senso chi viaggia troppo diventa sospetto, quasi quanto lo è lo straniero.
Prendiamo il lavoro e la carriera. Molti studenti, forse un po’ ingenuamente, sognano una carriera ideale riversando il loro entusiasmo negli studi. Altri si concentrano di più sulle loro ambizioni. Se i primi – i più ingenui – prevarranno i secondi verranno stigmatizzati come “gretti” e la comunità ne trarrà un beneficio.
Prendiamo la fortuna personale, se pensiamo che pesi poco nelle nostre vicende saremo portati ad impegnarci a fondo, in caso contrario rischiamo la paralisi. E questo a prescindere dal fatto che la verità sia più vicina alle considerazioni di chi poi degenera nel fatalismo.
Prendiamo l’autostima: se la nutriamo oltre il dovuto influenzeremo anche chi deve giudicarci che innalzerà la sua riverenza nei nostri confronti.
L’ingenuità ci rende allora più leali, più coesi, più idealisti, più ottimisti, più sicuri; ci avvantaggia sia a livello personale che a livello di gruppo.
L’esperienza, e la conoscenza che ne deriva, ci porta sì molti vantaggi ma anche molti svantaggi. Faccio un esempio estremo perché la cosa sia ancora più chiara: se mi dedicassi al cannibalismo accumulerei una nuova esperienza ma perderei la stima di chi mi sta intorno. Risulterebbe immediatamente chiaro quanto nociva sia per me la ricerca della verità. Naturalmente c’è anche il caso opposto: potremmo rinchiuderci in una mini-comunità super-coesa e non mettere mai il naso fuori da lì (un po’ come fanno gli Amish). Dio ce ne scampi e liberi!
La verità, dunque, non ci serve a molto. Dal punto di vista evoluzionistico è un bene secondario. Se le cose stanno in questi termini è plausibile pensare che ne possediamo poca: perché mai dovremmo accumulare una risorsa di scarso pregio? La stessa teoria evoluzionistica potrebbe non essere vera stando a quanto essa stessa ci comunica, ovvero cio’ che ho cercato di riassumere qui.