Quando osservo mia mamma (80 e rotti anni) alle prese con il cellulare cala su di me una cappa di sconforto misto a ilarità. E’ più facile che da quello sterile smanettare dei ditoni esca il cubo di Rubik fatto piuttosto che il numero corretto.
Quando vado in trasferta con il parentado mio zio (80 e rotti) propone regolarmente di organizzare una “carovana” di auto in autostrada, così, tanto per non perdersi; mi viene voglia di urlare che siamo nell’era del navigatore e che potrei andare anche all’Isola di Pasqua senza “perdermi”.
Che trogloditi! Possibile che siano tanto lenti ad adeguarsi?
Mi sembrano tutti reduci da secoli lontani e bui, quelli in cui la vita delle generazioni si succedeva sempre identica. D’altro canto, mi giro indietro per guardare gli anni ottanta della mia adolescenza e ho un senso di vertigine nel costatare il vorticoso cambiamento che mi ha scaraventato nel 2016, ovvero in un altro mondo.
Poi ci ripenso e mi accorgo dell’errore. Che sbaglio di valutazione! Le parti andrebbero invertite.
Se c’è una generazione che ha vissuto in un ambiente stagnante è la mia: ben poco è cambiato dalla fine dei “settanta”. Le grandi promesse di cambiamento sono andate deluse, il mondo dei Jetson (il mio cartone preferito) non si è realizzato: niente cibo in pillole, niente navicelle volanti… niente di niente. Siamo andati sulla luna (io nemmeno me lo ricordo) e poi più o meno ci siamo fermati lì.
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Ah, sì, c’è la magica internet.
Ma è davvero così magica? Il fatto che tutto sia gratis dovrebbe farci riflettere. 4/5 degli utenti la usa come un telex implementato o per esercizi di narcisismo fini a se stessi. I “social” sono pieni di battutine più o meno argute (le prime annoiano subito, le altre dopo qualche secondo) o di slogan chiassosi e privi di argomenti. Non meraviglia che di roba tipo Twitter si chiacchieri tanto e la si usi tanto poco. Internet è una rivoluzione, ok, ma è una rivoluzione per le persone curiose, parliamo di una minoranza vicina all’estinzione. Internet – vera fuga dal materialismo – è una rivoluzione soprattutto per le persone contemplative, senonché le “persone contemplative” sono un residuo trascurabile della popolazione. Agli altri internet rivoluziona ben poco, puo’ essere un buon “passatempo” (come il tressette al bar), più spesso rappresenta un “perditempo” (come le slot del casinò).
La vera rivoluzione tecnologica, quella per tutti, l’ha vissuta mia mamma, lei e le generazioni immediatamente precedenti ( i presunti “trogloditi). Altro che palle: elettricità, telefono, bagno in casa, automobili, aerei, navi veloci, antibiotici, supermercati, alimentazione più nutriente e varia, petrolio a go go, elettrodomestici di ogni tipo… cosa vuoi che me ne faccia del navigatore (sembrano dire i nostri nonni all’ultimo rinnovo della patente)? Abbasso il finestrino e chiedo, sai che differenza: “con la lingua in bocca vai dappertutto”. Prova a vivere senza frigorifero, invece.
Mia mamma viene dai secoli precedenti a questo, ma non da quelli lontani bensì da quelli vicini, che sono stati ben più rivoluzionari e dinamici di questo. Se guardando agli anni ottanta mi viene un senso di vertigine, mia mamma è stata talmente centrifugata dalla modernità che nemmeno riesce a capire bene dove si trova ora.
Sarà per questo che quando dal telefonino iper-tecnologico le prenoto l’albergo per le vacanze facendo contestualmente il bonifico della caparra (e magari le faccio vedere la zona da street view) il suo sbigottimento dura giusto qualche secondo, dopodiché dà tutto per scontato e chiede come si trattasse di formalità “controlla col tuo coso se c’è un’ edicola vicina che venda mani di fata…”. Comincio a smanettare vanamente, la mia risposta tarda e ad ogni secondo che passa la delusione cala sul suo volto che a un certo punto sembra interpellarmi all’incirca così: “… no perché se è solo per prenotare e vedere una roba che non si capisce niente vado all’agenzia di fronte come ho sempre fatto, così ne approfitto anche per passare dalla Carla e chiederle se viene al cimitero…”. E’ viziata, è maledettamente viziata, come tutte quelle della sua generazione: dalla tecnologia del nostro tempo non si aspettano niente ma, contemporaneamente, se arriva qualcosa loro si aspettavano di più, molto di più. E ci credo, si tratta di generazioni che dalla tecnologia hanno avuto molto ma molto di più.