venerdì 5 agosto 2016

Pedinare l'ascoltatore

Anziché prendere di petto il problema estetico e occuparci del “senso della musica” faremmo bene a battere una via alternativa: concentriamoci su chi comprende la musica e “pediniamolo” per saperne di più.
E’ la classica via “wittgensteiniana”: capire il senso di qualcosa osservando chi sa usarla in modo all’apparenza familiare. Una via comportamentista, potremmo dire.
Ma come capire chi capisce? Si va a tentoni lasciandosi guidare dal buon senso.
Ecco alcune categorie umane che mi sembrano delle buone candidate:
1) chi si commuove ascoltando musica. La musica evoca emozioni, se ti commuovi ascoltando evidentemente il messaggio è felicemente passato, difficile che sia passato per caso.
2) Chi ascolta molta musica per pura passione esente da ogni dovere esterno. Chi si diverte ad ascoltare parecchia musica ogni giorno, o comunque ne sente il bisogno, evidentemente c’ha capito qualcosa.
3) Chi spende molto in concerti e dischi. Il sacrificio economico resta un buon segnale.
4) Chi consuma musica in solitudine o comunque lontano da sguardi indiscreti: la passione musicale è socialmente apprezzata cosicché la tentazione di simularla al solo fine di acquisire prestigio presso terzi è forte (naturalmente il miglior modo per ingannare il prossimo è ingannare se stessi). Così come bisogna diffidare di chi non passa al libro elettronico (che non consente di esporre i propri “trofei” cartacei), diffidate anche delle vaste collezioni discografiche tenute ben visibili sugli scaffali di casa, potrebbero celare un tratto inautentico della passione musicale. Anche prediligere i concerti ai dischi deve far sorgere dei dubbi.
5) Chi si dedica ad un ascolto esente da competizione e/o da erudizione. Il sapere del vero appassionato deve avere natura casuale, qualcosa che resta addosso nonostante tutto in seguito al mero e continuato contatto con l’oggetto artistico. In questo modo possiamo escludere che si insinuino secondi fini.
6) Il critico: chi di mestiere ascolta e giudica la musica deve avere una certa passione per quello che fa, nonché una certa competenza. Il professionista è sempre molto “professionale”.
7) Il musicista: difficile stare molto a contatto con la musica travisandone il significato, prima o poi ci si fa un’idea. Tra i musicisti privilegio l’ improvvisatore. L’esecutore (e persino l’autore) potrebbe essere un automa, non è detto che “comprenda”. Ma l’improvvisatore non puo’ esserlo per definizione: quando la mera esecuzione di ordini cessa è più probabile una certa comprensione estetica della musica per giungere ad esiti felici. Cio’ non esclude che si possa produrre il bello in modo non-intenzionale, come quel pittore che pur disegnando accuratamente una faccia non ne coglie esattamente l’espressione: “capire la musica è capire una faccia” diceva Wittgenstein, la nostra guida.
8) I vecchi musicofili probabilmente comprendono meglio dei giovani: il loro bagaglio di esperienze è più ricco, e le esperienze di vita sono la materia prima su cui agisce l’immaginazione messa in moto dalla musica. Difficile che di fronte alla musica un vecchio si lasci prendere da passioni fugaci e modaiole che si rivelano poi inautentiche e con le gambe corte.
listen
Si tratta di categorie credibili?
Se la risposta è affermativa, allora il senso della musica assomiglia molto a quello che ho tentato di esporre quiquiquiquiquiquiqui, e qui. E probabilmente anche altrove :-).