27. LA BIAS DEL RISCHIO ZERO Perché il rischio zero ha un prezzo troppo altoRead more at location 982
Mettiamo il caso che dobbiate giocare alla roulette russa. Il tamburo del vostro revolver può contenere fino a sei cartucce. Lo girate come la ruota della fortuna, vi puntate la pistola alla tempia e premete il grilletto. Prima domanda: se sapete che ci sono quattro cartucce, quanto sareste disposti a pagare per toglierne due? Seconda domanda: se invece sapete che ne rimane solo una, quanti soldi spendereste per toglierla? Per molte persone la risposta è ovvia: sono disposte a sborsare più denaro nel secondo caso, perché il rischio di morte verrebbe completamente eliminato. Ma da un punto di vista puramente statistico ciò non ha alcun senso, perché nel primo caso le probabilità di morte si riducono a due sesti, mentre nel secondo caso solo a un sesto.Read more at location 984
Due ricercatori dell’università di Chicago hanno dimostrato come il campione di persone da loro studiato temesse l’inquinamento chimico a prescindere dal tasso di rischio, che poteva oscillare tra l’1 e il 99 per cento. Si tratta di una reazione irrazionale, ma è la più frequente. A quanto pare, cerchiamo solo il rischio zero.Read more at location 992
L’esempio classico è la legge americana sugli alimentari del 1958, che ha messo fuori legge i cibi che contengono sostanze cancerogene. A un primo sguardo, questo divieto totale (rischio zero) ci sembra sensato, ma in realtà ha fatto sì che venissero impiegate sostanze ancora più pericolose.Read more at location 997
28. L’ERRORE DELLA SCARSITÀ Perché, se sono pochi, i biscotti sono più buoniRead more at location 1015
Ero a casa di un’amica a bere un caffè. I suoi tre figli ci scorrazzavano intorno, mentre noi cercavamo di proseguire nella conversazione. Allora ricordai di avere con me delle biglie, un sacchetto pieno di biglie. Lo agitai, sperando che i marmocchi avrebbero giocato in pace. Mi sbagliavo di grosso: scoppiò subito una rissa. Non capii che cosa stesse succedendo finché non li osservai attentamente. Tra le tante biglie ce n’era una blu, e i bambini se la contendevano.Read more at location 1016
venni a sapere che Google avrebbe lanciato un servizio di posta elettronica «molto selettivo» e solo «su invito», feci di tutto per ottenere un account e alla fine ci riuscii. Ma perché ci tenevo tanto? Non certo perché avessi bisogno di un altro indirizzo mailRead more at location 1021
La mia amica – la madre dei tre bambini – fa l’agente immobiliare come secondo lavoro. Ogni volta che ha per le mani un compratore che non si decide, gli telefona e gli dice: «Un medico di Londra ha visitato l’appartamento ieri. È molto interessato. Lei ha preso una decisione?». Il medico di Londra – che a seconda delle volte è un professore o un banchiere – ovviamente è un personaggio inventato. Ma l’effetto che fa è quanto di più reale ci sia: spinge il cliente a prendere una decisione.Read more at location 1025
Per valutare la qualità di alcuni biscotti, il professor Stephen Worchel divise degli assaggiatori in due gruppi. Il primo riceveva una scatola intera, mentre al secondo venivano dati solo due biscotti. Risultato: i membri del secondo gruppo diedero una valutazione nettamente superioreRead more at location 1031
«Fino a esaurimento scorte», si legge sulle pubblicità. «Solo per oggi!» su un manifesto, poi più niente. I galleristi hanno imparato a mettere un bollino rosso sotto la maggior parte dei quadri, come a dire: li ho venduti quasi tutti.Read more at location 1034
In psicologia si parla anche di «effetto Romeo e Giulietta»: l’amore dei due adolescenti shakespeariani è fortissimo proprio perché proibito.Read more at location 1042
29. LA SCARSA CONSIDERAZIONE PER LA FREQUENZA DI BASE Nel caso doveste sentire uno scalpiccio di zoccoli in Wyoming e vedere strisce bianche e nere…Read more at location 1047
Markus è magrolino, porta gli occhiali e gli piace Mozart. Quindi è più probabile che a) Markus sia un camionista o che b) Markus sia un professore di letteratura a Francoforte? La maggioranza sceglierebbe b). Sbagliato. In Germania i camionisti sono molti di più dei professori francofortesi. Per cui è molto più probabile che Markus sia un camionista, anche se gli piace Mozart.Read more at location 1049
Secondo esempio: durante una rissa un ragazzo viene ferito a morte. È quindi più probabile che a) l’assassino sia un bosniaco che possiede illegalmente un coltello da combattimento o che b) l’assassino sia un giovane tedesco appartenente alla media borghesia? Ormai avete capito come funziona il ragionamento: la risposta b) è molto più verosimile perché ci sono molti più giovani tedeschi che importatori di coltelli bosniaci.Read more at location 1055
Negli Stati Uniti ai futuri medici viene ripetuto fino alla nausea: «Se siete in Wyoming e sentite uno scalpiccio di zoccoli e pensate di vedere strisce bianche e nere, si tratta con tutta probabilità di un cavallo».Read more at location 1062
30. LA DISTORSIONE DELLO SCOMMETTITORE Perché il destino non è mai controbilanciatoRead more at location 1080
Nell’estate del 1913, al casinò di Montecarlo, si verificò un evento eccezionale. La gente si accalcò intorno al tavolo della roulette, incredula. Era la ventesima volta che la pallina finiva sul nero. Molti giocatori pensarono di sfruttare il momento e puntarono sul rosso. Ma, ancora una volta, uscì il nero. Arrivarono altre persone, e puntarono tutte sul rosso. Doveva pur uscire! Invece niente, ancora nero. E poi un’altra volta, e un’altra ancora. Solo al ventisettesimo giro la pallina si fermò finalmente sul rosso. Ma ormai i giocatori avevano perso tutto.Read more at location 1082
Fate un esperimento, e prendetene cinquanta. Il primo che testerete ha un QI di 150. Quale sarà il QI medio del vostro campione? La maggior parte delle persone a cui pongo questa domanda risponde 100.Read more at location 1087
un professore ha collocato sul tavolo una bottiglia di vino sconosciuta e ha chiesto a delle persone che si trovavano con lui di scrivere su un foglietto le ultime due cifre del loro codice fiscale, chiedendo loro se avrebbero speso quella cifra per la bottiglia di vino. Poi ha messo la bottiglia all’asta. Le persone con i numeri più alti hanno offerto quasi il doppio rispetto a quelle con le cifre più basse. I numeri hanno fatto da àncora, anche se purtroppo le persone non se ne sono accorte e sono state tratte in inganno.Read more at location 1123
Lo psicologo Amos Tversky si è procurato una ruota della fortuna e ha fatto un esperimento. Ai partecipanti veniva domandato quanti fossero gli stati membri dell’ONU. Le persone risposero in base al numero che avevano ottenuto girando la ruota: più era alto, più erano gli stati membri.Read more at location 1127
Un’oca viene nutrita. All’inizio, povera bestia, è dubbiosa, si chiede: «Perché mi danno da mangiare? Ci dev’essere qualcosa sotto». Passano le settimane, e ogni giorno il contadino le porta nuovo cibo. E l’oca è sempre meno dubbiosa. Dopo qualche mese è sicura: «Mi vogliono bene!» e ogni giorno le sue certezze vengono confermate, si rafforzano. Convinta della buona fede del contadino, rimane basita quando, il giorno di Natale, questi entra nell’aia e la uccide. L’oca di Natale è rimasta vittima del pensiero induttivo.Read more at location 1146
Basta una sola osservazione che contraddica le nostre supposizioni a cancellare teorie confermate da migliaia di fatti.Read more at location 1167
33. L’AVVERSIONE ALLE PERDITE Perché siamo più sensibili alle storie brutte che a quelle belleRead more at location 1175
Nelle fasi precedenti della nostra evoluzione quest’impressione era ancora più forte. Un minimo errore poteva costarci la pelle. Qualunque cosa poteva escludere dal «gioco della vita» – una distrazione durante la caccia, una corda che prendeva fuoco, l’esclusione dal gruppo. Chi non era abbastanza attento o correva rischi troppo grossi o moriva prima che i suoi geni potessero passare alla generazione successiva. E chi rimaneva – i prudenti – sopravviveva. Sono loro i nostri antenati. Non c’è da stupirsi, quindi, se siamo più sensibili alle perdite che ai guadagni.Read more at location 1182
Se perdete 100 euro, il costo in termini di felicità è maggiore che nel caso in cui io ve ne regalassi altrettanti.Read more at location 1186
Se volete convincere qualcuno, non gli presentate i possibili guadagni, ma le perdite che potrebbe evitare.Read more at location 1189
Vengono distribuiti due volantini. Il volantino A dice: «Fatevi visitare una volta all’anno. Solo così è possibile diagnosticare un cancro e intervenire per tempo»; mentre nel volantino B si legge: «Se non vi fate visitare ogni anno, rischiate di non scoprire per tempo un possibile cancro e di non potere più intervenire». Su entrambi i volantini c’è un numero di telefono per chi desidera ulteriori informazioni. L’analisi dei dati ha mostrato che le donne che avevano ricevuto il volantino B chiamavano più di frequente.Read more at location 1190
Lo stesso accade in Borsa: gli investitori tendono a non realizzare le perdite ma a temporeggiare nella speranza che i loro titoli rimontino.Read more at location 1197
Nel 1913, l’ingegnere francese Maximilien Ringelmann misurò le prestazioni dei cavalli. Scoprì che la forza di due bestie da tiro, attaccate entrambe a una carrozza, non era il doppio di quella di un cavallo solo.Read more at location 1210
Solo gli psicologi non si stupiscono di simili risultati. Il termine scientifico che li descrive è «ozio sociale». Questo entra in gioco quando la prestazione del singolo non è direttamente individuabile, ma si perde in quella del gruppo.Read more at location 1214
L’ozio sociale è un comportamento razionale: perché spendere tante forze se con la metà si ottiene lo stesso risultato e nessuno si accorge di nulla? Insomma, l’ozio sociale è una forma di inganno, e ne siamo tutti colpevoli. Spesso, però, non lo facciamo apposta. La truffa è inconscia, come nei cavalli. Non stupisce tanto il fatto che la prestazione individuale sia inversamente proporzionale al numero di persone che tirano la fune. Curioso è piuttosto che non sia mai pari a zero. In fondo, perché non abbandonarsi alla pigrizia totale? Gli altri se ne accorgerebbero, e questo avrebbe conseguenze ben precise, come l’esclusione dal gruppo o un danno alla nostra immagine.Read more at location 1216
Ma allora perché da anni sentiamo ripetere che le squadre sono un modello migliore rispetto ai lottatori solitari? Forse è colpa dei giapponesi, che trent’anni fa invasero il mercato con i loro prodotti. I commercianti si misero a studiare quel miracolo e capirono che nelle fabbriche giapponesi si lavorava in squadra. Così copiarono il loro modello per filo e per segno, con esiti diversificati. Quello che in Giappone funzionava perfettamente (la mia tesi è che lì l’ozio sociale praticamente non esiste) non sortì lo stesso risultato né in Europa né in America.Read more at location 1225
35. LA CRESCITA ESPONENZIALE Perché un foglio piegato può farci perdere il lume della ragioneRead more at location 1242
Un foglio di carta viene piegato a metà, poi ancora a metà, poi ancora, e ancora. Quale sarà il suo spessore dopo cinquanta pieghe? Prima di proseguire nella lettura, scrivete la vostra stima su un pezzo di carta. Seconda domanda. Avete la scelta tra: a) nel prossimo mese vi regalerò ogni giorno 1.000 euro; b) nel prossimo mese vi regalerò il primo giorno 1 centesimo, il secondo 2, il terzo 4, il quarto 8 e così via. Scegliete senza pensarci troppo: a) o b)? Ci siete? Bene: se supponiamo che un foglio di carta abbia uno spessore di un decimo di millimetro, dopo cinquanta pieghe sarà di cento milioni di chilometri. Tanto quanto la distanza della Terra dal Sole, come potrete facilmente calcolare con una calcolatrice. Per la seconda domanda, conviene rispondere b), anche se a) fa più gola. Se rispondete a), alla fine del mese avrete guadagnato 30.000 euro, mentre con b) saranno più di 10 milioni.Read more at location 1244
Che il nostro cervello fatichi a comprendere la crescita percentuale, lo sapevano già gli antichi persiani, i quali inventarono una favola: c’era una volta un cortigiano scaltro, che regalò una scacchiera al suo sovrano. Il re gli chiese: «Dimmi come posso ringraziarti». «Non voglio nulla, nobile signore mio, se non che voi riempiate la scacchiera di riso. Mettete un chicco sulla prima casella, e il doppio su ogni casella successiva. Quindi due sulla seconda, quattro sulla terza e così via.» Il re si stupì: «Un desiderio così modesto ti fa onore, caro cortigiano». Di quanto riso ci sarebbe stato bisogno? Al massimo un sacco, pensò il re. In verità ce ne sarebbe voluto ben più di quanto ce ne fosse sulla terra.Read more at location 1268
La maledizione del vincitore funziona così: il vincitore di un’asta spesso è il vero perdente. Gli analisti industriali hanno dimostrato che le aziende che si sono aggiudicate aste nel settore petrolifero hanno sistematicamente speso troppi soldi e, dopo qualche tempo, sono fallite. Il che è comprensibile. Se le stime oscillano tra 10 e 100 milioni, il valore reale si collocherà più o meno a metà. Nelle aste, l’offerta maggiore è spesso – in modo sistematico – troppo alta, a meno che l’offerente non abbia un vantaggio di informazione.Read more at location 1280
Seguite il consiglio di Warren Buffett: «Non partecipate mai alle aste». Impossibile? Lavorate in un settore in cui sono inevitabili? Allora stabilite un’offerta massima e sottraete un 20 per cento per l’effetto della maledizione del vincitore.Read more at location 1306
37. L’ERRORE FONDAMENTALE DI ATTRIBUZIONE Non chiedete mai a uno scrittore se il suo romanzo è autobiograficoRead more at location 1309
Aprite il giornale e leggete che un amministratore delegato ha dovuto dimettersi perché gli affari andavano male. Arrivati alla pagina sportiva, apprendete che la vostra squadra del cuore ha vinto il campionato grazie al giocatore X o all’allenatore Y. «Non c’è storia senza personaggi»: questa è la regola d’oro delle redazioni. I giornalisti (e i loro lettori) commettono entrambi l’errore fondamentale di attribuzione, ossia la tendenza, nella spiegazione degli eventi, a sopravvalutare in modo sistematico l’influenza delle persone a scapito dei fattori situazionali.Read more at location 1311
Nel 1967, i ricercatori della Duke University eseguirono il seguente esperimento. Un oratore teneva un discorso appassionato a favore di Fidel Castro. Ai soggetti-cavia veniva detto che il discorso gli era stato assegnato a prescindere dalle sue idee politiche, ma la maggior parte degli ascoltatori era invece convinta che le rispecchiasse. Per loro il contenuto del discorso era da attribuire alla personalità dell’oratore, e non a fattori esterni, cioè a chi gliel’aveva messo in bocca. L’errore di attribuzione si manifesta con maggior forza nel caso di eventi negativi. Diamo alle persone la «colpa» dei conflitti: Hitler ha sulla coscienza la seconda guerra mondiale, e l’attentatore di Sarajevo la prima.Read more at location 1315
Essendo scrittore sono spesso vittima dell’errore fondamentale di attribuzione: dopo una lettura in pubblico (che già di per sé è un’impresa problematica) la prima domanda è sempre e irrimediabilmente: «Che cosa c’è di autobiografico nel suo romanzo?». Mi piacerebbe molto gridare al pubblico: «Non siamo qui a parlare di me, ma del libro, del testo, della lingua, della verosimiglianza della vicenda, cazzo!».Read more at location 1331
Per gli abitanti delle Ebridi, l’arcipelago a nord della Scozia, i pidocchi erano una sicurezza. Se sparivano dalla testa di qualcuno, questi si ammalava e gli veniva la febbre; allora, perché la temperatura scendesse, alla persona venivano collocati di proposito pidocchi in testa. Il rimedio funzionava, e gli abitanti delle Ebridi si convincevano di aver ragione: non appena tornavano i pidocchi, il paziente migliorava. Uno studio condotto sul contingente dei vigili del fuoco di una città ha messo in luce un rapporto direttamente proporzionale fra gli incendi e il numero di unità impiegate sul territorio: più grande era il numero dei pompieri in servizio, più grande era anche quello degli incendi. Il sindaco, quindi, ordinò subito una riduzione dei contingenti in servizio e tagliò i fondi in bilancio. Entrambe le storie sono tratte dal libro Il cane che faceva le uova, e mostrano come tendiamo a confondere cause ed effetti. I pidocchi abbandonano la testa del malato perché ha la febbre, sentono bruciare la terra sotto i piedi e se la danno a gambe. Quando la febbre è scesa, sono invece ben contenti di tornare. E più incendi ci sono, più pompieri entrano in servizio: ovvio che non succeda il contrario.Read more at location 1344
39. L’EFFETTO ALONE (HALO EFFECT) Perché i belli fanno più facilmente carrieraRead more at location 1376
«Effetto alone» significa che ci lasciamo ingannare da un solo aspetto e lo isoliamo dal quadro generale.Read more at location 1385
Lo psicologo Edward Lee Thorndike ha scoperto l’effetto alone circa cent’anni fa. Basta una sola qualità positiva in una persona (per esempio la bellezza, lo status sociale, l’età) per dare un’impressione positiva o negativa, che finisce per oscurare tutte le altre e per influenzare quindi in modo determinante l’impressione generale. Numerosi studi hanno mostrato come le persone di bell’aspetto vengano considerate automaticamente più simpatiche, sincere e intelligenti. I belli, poi, fanno più facilmente carriera, e questo non ha nulla che a vedere con la leggenda (particolarmente diffusa tra la popolazione femminile) della «carriera fatta andando a letto con il capo».Read more at location 1393
40. LE STRADE ALTERNATIVE Congratulazioni! Avete vinto alla roulette russaRead more at location 1412
Che cosa sono le strade alternative? Tutto ciò che sarebbe potuto succedere ma che non è successo. Alla roulette russa cinque strade alternative avrebbero portato allo stesso risultato (la vincita dei 10 milioni) e una alla morte: fa una grande differenza.Read more at location 1429
Le strade alternative sono invisibili, per questo ci pensiamo così di rado. Chi specula con titoli spazzatura, opzioni e credit default swaps, e guadagna così milioni, non dovrebbe mai dimenticare che si trascina dietro un sacco pieno di strade alternative pericolose, che potrebbero mandarlo in rovina da un giorno all’altro:Read more at location 1434
41. L’ILLUSIONE DEI PRONOSTICI Perché la sfera di cristallo ci appanna la vistaRead more at location 1444
«Cambio di regime in Corea del Nord nei prossimi due anni.» «I vini argentini supereranno l’indice di gradimento di quelli francesi.» «Fra tre anni Facebook sarà il più grande mezzo di intrattenimento.» «L’euro crollerà.» «Fra dieci anni tutti potranno viaggiare a piacimento.» «Il petrolio si esaurirà nel giro di quindici anni.» Gli esperti ci bombardano quotidianamente con i loro pronostici. Ma possiamo davvero fidarci? Fino a pochi anni fa nessuno ne controllava la qualità. Poi è arrivato Philip Tetlock. Il professore di Berkeley ha analizzato 82.361 pronostici, per un totale di 284 esperti, su un periodo di tempo di dieci anni. Risultato: se fossero stati generati da una macchina in modo casuale, l’esattezza dei pronostici ne avrebbe risentito ben poco.Read more at location 1446
Peter Lynch: «Negli Stati Uniti ci sono sessantamila laureati in economia. Molti di loro, per mestiere, dovrebbero prevedere crisi economiche e tassi d’interesse. Se solo azzeccassero due pronostici di fila diventerebbero miliardari. Ma a quanto mi risulta sono ancora tutti impiegati ligi al dovere».Read more at location 1457
In altre parole: la nostra società concede un’opzione gratuita a quelle persone. Se il pronostico è sbagliato, non c’è alcun downside; se invece è azzeccato i nostri guadagnano in termini di visibilità,Read more at location 1461
42. LA FALLACIA DELLA CONGIUNZIONE (CONJUNCTION FALLACY) Perché le storie plausibili possono trarci in ingannoRead more at location 1479
Klaus ha trentacinque anni. Ha studiato filosofia e fin da quando era a scuola si è interessato di questioni riguardanti il Terzo Mondo. Conclusi gli studi, ha lavorato due anni per la Croce Rossa in Africa occidentale, e altri tre anni nella sede centrale di Ginevra, dove è stato promosso a caposettore. Poi si è iscritto a un MBA e si è laureato con un tesi sulla «Responsabilità sociale delle imprese». Domanda: è più probabile che a) Klaus lavori per un grande istituto bancario o b) Klaus lavori nella fondazione dedicata al Terzo Mondo di un grande istituto bancario? Se ragionate come la maggior parte delle persone, direte b). Peccato che sia la risposta sbagliata, perché non implica solo che Klaus lavori per una grande banca, ma soddisfa anche un’altra condizione. Tuttavia, il numero di coloro che sono impiegati presso una banca e lavorano nella fondazione che la stessa banca ha costituito per aiutare il Terzo Mondo è irrisorio rispetto al numero totale degli impiegati bancari.Read more at location 1481
Si tratta di un errore di ragionamento ed è stato studiato dai premi Nobel Daniel Kahneman e Amos Tversky.Read more at location 1489
Più il cooperante Klaus ci viene descritto in modo convincente, efficace e articolato, più aumenta il pericolo di cadere in errore.Read more at location 1491
«Ehi, il bidone della spazzatura è pieno!» oppure: «Amore, saresti così carino da svuotare il bidone della spazzatura?». C’est le ton qui fait la musique: è la tonalità a fare la musica. La stessa cosa, presentata in un modo o in un altro, è completamente diversa. In gergo psicologico si parla di framing. Framing («inquadramento», si parla anche di effetto framing) significa: reagiamo diversamente allo stessa situazione a seconda di come ci viene presentata.Read more at location 1515
Negli anni Ottanta, Daniel Kahneman, premio Nobel per l’economia nel 2002, e il suo collega Amos Tversky hanno condotto un sondaggio proponendo due strategie per la lotta contro le epidemie. In gioco c’era la vita di seicento persone. «L’opzione A salva la vita a duecento persone.» «L’opzione B ha una probabilità di un terzo di salvare tutte le seicento persone, e di due terzi di non salvare nessuno.» Anche se le due opzioni sono equivalenti (in entrambi i casi il tasso di riuscita è di duecento persone), la maggioranza sceglierebbe A, seguendo il proverbio «meglio un uovo oggi che una gallina domani».Read more at location 1519
44. LA ACTION BIAS (BIAS DELL’IPERATTIVITÀ) Perché aspettare con le mani in mano è una torturaRead more at location 1548
I calciatori che devono tirare un rigore calciano per un terzo nel mezzo, per un terzo a sinistra e per un altro terzo a destra. E i portieri che fanno? Nel 50 per cento dei casi si buttano a sinistra, e nel restante 50 a destra. Ma in pochissimi casi rimangono fermi nel mezzo, anche se un terzo delle palle finisce proprio lì. Perché? Perché sembra loro preferibile e meno doloroso buttarsi dalla parte sbagliata invece di rimanere fermi come scemi e vedere sfrecciare la palla a sinistra o a destra. Questo comportamento si chiama action bias (traducibile con iperattività): agire anche quando non serve.Read more at location 1550
Quindi: nelle situazioni incerte sentiamo il bisogno di fare qualcosa, qualunque cosa, poco importa se serve o meno. Ci fa sentire meglio, a prescindere dal fatto che la situazione sia migliorata. Spesso non lo è.Read more at location 1578
«La più grande sventura dell’umanità consiste nel fatto di non essere in grado di restarsene tranquilli nella propria stanza»,Read more at location 1581
45. LA BIAS DI OMISSIONE (OMISSION BIAS) Perché siete voi la soluzione del problema, o il problema stessoRead more at location 1583
Ci sono due alpinisti. Il primo cade in un crepaccio. Potreste salvarlo chiamando i soccorsi, ma non lo fate e lui muore. Il secondo lo spingete nel crepaccio. In poco tempo muore anche lui. Quale dei due atti è più grave? Da un punto di vista razionale, sono entrambi riprovevoli. L’omissione di soccorso così come l’omicidio intenzionale: entrambi hanno causato la morte della persona coinvolta. Ma ci sembra che la prima sia meno grave. Quest’impressione illustra perfettamente la omission bias, ovvero la bias di omissione.Read more at location 1585
Dovete decidere se autorizzare un farmaco per i malati terminali che ha pesanti effetti collaterali. È letale per il 20 per cento dei pazienti, che muoiono sul colpo, ma in tempi altrettanto rapidi salva la vita al restante 80 per cento. Qual è il vostro verdetto? Se ragionate come la maggior parte delle persone, negherete l’autorizzazione. La morte immediata di un quinto dei pazienti vi sembra più grave del fatto che l’80 per cento di essi potrebbe essere salvato. Decisione assurda, ma perfettamente in linea con l’omission bias.Read more at location 1592
Per capire fino a che punto questa «distorsione morale» sia radicata in noi, basta considerare la legislazione in materia. Sebbene infatti rispecchi le volontà del morituro, l’eutanasia è passibile di sanzioni in Germania come in Svizzera, mentre la rinuncia deliberata alle misure di mantenimento in vita non lo è.Read more at location 1599
L’omission bias è molto difficile da riconoscere: la rinuncia all’azione è meno visibile dell’azione stessa. Il movimento del Sessantotto – questo bisogna concederglielo – l’ha capito, e l’ha combattuta con uno slogan ben chiaro: «Se non sei parte della soluzione, sei parte del problema».Read more at location 1615
se l’azienda ha avuto un buon rendimento nel corso dell’anno, l’amministratore delegato dirà che è merito di una serie di decisioni azzeccate, del suo instancabile operato e della dinamica cultura aziendale di cui lui stesso è il primo fautore. Se invece l’azienda esce da una pessima annata, la colpa sarà dell’euro forte, del governo, della concorrenza sleale dei cinesi, dei dazi doganali nascosti imposti dagli americani e, soprattutto, della cautela da parte dei consumatori.Read more at location 1621
I voti alti erano sempre merito vostro, in fondo rispecchiavano le vostre conoscenze e le vostre capacità. Se invece prendevate un’insufficienza… era un puro caso? No, il compito era formulato in modo ingiusto.Read more at location 1627
Come contrastare la self-serving bias? Avete amici che vi dicono senza problemi la verità? In tal caso, ritenetevi fortunati. Altrimenti, avete almeno un nemico? Bene. Allora fatevi violenza e invitatelo a bere un caffè. Chiedetegli di dirvi spassionatamente quel che pensa di voi. Gli sarete eternamente grati.Read more at location 1650
47. LA FELICITÀ EDONICA (HEDONIC TREADMILL) Perché conviene che il tragitto fino al lavoro resti breveRead more at location 1653
Mettiamo che un giorno squilli il telefono: vi comunicano che avete vinto 10 milioni di euro alla lotteria. Come vi sentireste? E quanto durerebbe quella sensazione? Altro scenario: squilla il telefono e vi dicono che il vostro migliore amico è morto. Come vi sentireste? E quanto durerebbe quella sensazione?Read more at location 1655
Vincere 10 milioni alla lotteria ci renderà felici a lungo? Dan Gilbert, psicologo di Harvard, ha svolto ricerche in materia e ha concluso che l’effetto happiness ha una durata media di tre mesi.Read more at location 1660
Ricerche hanno dimostrato che il pendolarismo in auto è spesso causa di infelicità e che si fa fatica ad abituarvisi. Chi non vi è portato per natura soffrirà sempre.Read more at location 1668
Vi do alcuni consigli, con scarso fondamento scientifico: 1) evitate gli effetti negativi a cui è difficile abituarsi anche dopo lungo tempo (pendolarismo, rumore, stress cronico); 2) dai beni materiali – auto, case, bonus, vincite al lotto, medaglie d’oro – aspettatevi solo effetti a breve termine; 3) gli effetti duraturi e positivi dipendono spesso da come organizzate il vostro tempo. Cercate di averne molto libero, e di muovervi in autonomia. Occupatevi di ciò che più si avvicina alle vostre passioni, anche se significa rinunciare a un po’ di guadagni. Investite nelle amicizie. Le donne ricavano un effetto happiness duraturo da una protesi al seno, mentre gli uomini dalla posizione lavorativa.Read more at location 1678
48. LA BIAS DELL’AUTOSELEZIONE (SELF-SELECTION BIAS) Non meravigliatevi di esistereRead more at location 1685
Stavo viaggiando sull’autostrada da Basilea a Francoforte, quando mi ritrovai in coda. «Ma perché, dannazione, capita sempre a me?» imprecai guardando la corsia opposta, dove le macchine viaggiavano a velocità invidiabile verso sud.Read more at location 1688
Davvero capitavo sempre nelle file lente (in banca, in posta, nei negozi), dove si avanzava a malapena? O mi ingannavo? Mettiamo che tra Basilea e Francoforte si formi una coda nel 10 per cento dei casi. La probabilità di rimanere bloccato non è maggiore di quella che la coda si formi, quindi del 10 per cento. Ma la probabilità di incontrare una coda a un certo punto del mio tragitto è maggiore del 10 per cento. Perché? In coda mi muovo molto lentamente e quindi vi trascorro un tempo proporzionalmente enorme. E poi: se il traffico è scorrevole, non ci penso.Read more at location 1690
I miei conoscenti di sesso maschile si lamentano spesso del fatto che dove lavorano ci siano pochissime donne; mentre le mie conoscenze femminili del fatto che ci siano troppo pochi uomini. Peccato che ciò non abbia senso, perché chi si lamenta fa parte del campione d’analisi. La probabilità che un uomo qualsiasi lavori in un settore con eccedenza di manodopera maschile è alta.Read more at location 1700
La bias dell’autoselezione è onnipresente. I responsabili del marketing ci cascano spesso. Ecco un esempio: l’editore di una newsletter invia un questionario ai suoi abbonati, allo scopo di capire come la valutino. Peccato che a riceverlo siano solo gli abbonati che non si sono ancora disiscritti, quindi perlopiù clienti soddisfatti (gli altri sono depennati dal campione d’analisi).Read more at location 1706
non molto tempo fa, un amico mi ha fatto notare con grande enfasi che era fantastico che lui – sì, proprio lui – esistesse, era quasi un miracolo! Tipica vittima della bias dell’autoselezione. Un’osservazione del genere può farla solo chi esiste. Perché chi non esiste non può certo meravigliarsene. Comunque, ogni anno, non pochi filosofi incorrono nello stesso errore quando nei loro libri si dicono deliziati dal fatto che qualcosa di così geniale come la lingua abbia potuto evolversi. Provo una certa simpatia per il loro stupore, ma è assolutamente infondato. Se non ci fosse la lingua, quei filosofi non potrebbero meravigliarsi,Read more at location 1709
49. LA ASSOCIATION BIAS (BIAS DELL’ASSOCIAZIONE) Perché a volte l’esperienza rende scemiRead more at location 1718
Il nostro cervello funziona come una macchina associativa. Il che non è per forza negativo: se mangiamo un frutto sconosciuto e ci sentiamo male, eviteremo di coglierne altri da quella pianta e classificheremo i suoi frutti come tossici o comunque sgradevoli.Read more at location 1730
Il primo a studiare il fenomeno associativo è stato Ivan Pavlov. Originariamente, lo scienziato russo voleva misurare la salivazione nei cani.Read more at location 1733
Non vedrete mai una Coca-Cola associata a un volto triste o al corpo di un anziano. Le persone che bevono Coca-Cola sono giovani, belle, e si divertono da morire.Read more at location 1737
Anche amministratori delegati e investitori hanno la tendenza (inconscia) a evitare questi presunti portatori di sventura. Risultato: ai piani alti giungono solo le buone notizie, che danno un quadro distorto della situazione. Warren Buffett conosce bene il problema: ha espressamente richiesto agli amministratori delegati delle sue aziende di non comunicargli le buone notizie, ma solo le cattive. E senza troppi giri di parole.Read more at location 1740
La fortuna del debuttante gioca un ruolo fondamentale in economia: l’azienda A acquisisce le aziende B, C e D. Ogni volta si tratta di operazioni riuscite. I vertici dell’azienda, quindi, si convincono di avere la mano fortunata nelle acquisizioni. Sull’onda dell’entusiasmo, l’azienda A compera anche la E, più grande di lei. Ma l’integrazione si rivela un disastro.Read more at location 1762
La fortuna del debuttante ha influenzato anche il corso della storia. Dubito che Napoleone o Hitler si sarebbero spinti fino in Russia se non avessero avuto alle spalle vittorie precedenti.Read more at location 1775
51. LA DISSONANZA COGNITIVA Come sentirsi in pace grazie a qualche piccola bugiaRead more at location 1788
La favola del greco Esopo illustra uno degli errori di ragionamento più frequenti. C’è una discrepanza fra ciò che la volpe si è proposta di fare e ciò che è effettivamente accaduto. Questa contraddizione fastidiosa (dissonanza) può far reagire la volpe in tre modi diversi: a) può procurarsi l’uva in un altro modo; b) può ammettere di non possedere le capacità necessarie; c) può interpretare retrospettivamente l’accaduto. In quest’ultimo caso si parla rispettivamente di «dissonanza cognitiva» e di soluzione della stessa.Read more at location 1793
Leon Festinger e J. Merrill Carlsmith, della Stanford University, chiesero ai loro studenti di svolgere un compito noiosissimo per un’ora. Poi li suddivisero in due gruppi, in modo casuale. A ogni studente del gruppo A diedero un dollaro (siamo nel 1959) e chiesero di parlare con entusiasmo del lavoro svolto – in pratica, di mentire – al compagno che lo attendeva fuori dalla porta. Agli studenti del gruppo B venne fatta la stessa richiesta: questa volta, però, quella piccola bugia valeva 20 dollari. In seguito gli studenti dovettero confessare quanto il lavoro fosse stato effettivamente piacevole. Curiosamente, chi aveva ricevuto solo un dollaro descrisse il compito svolto come più gradevole e interessante di chi era stato ricompensato con 20 dollari. Perché? Mentire per un misero dollaro non aveva senso, quindi il lavoro non doveva essere stato così male. Coloro che invece avevano ricevuto 20 dollari non sentivano il bisogno di rivedere la propria interpretazione.Read more at location 1802
52. LA SVALORIZZAZIONE IPERBOLICA (HYPERBOLIC DISCOUNTING) «Carpe diem»: ma, vi prego, solo la domenicaRead more at location 1819
Il motto lo conoscete: «Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo». Lo trovate a ogni piè sospinto nelle riviste di tendenza, e fa parte del repertorio standard dei sedicenti maestri di vita. Il che non li rende più intelligenti. Immaginate che cosa succederebbe se decideste di non lavarvi più i denti, i capelli, di non fare più le pulizie, di lasciare il lavoro e di non pagare più le bollette: vi ritrovereste per così dire in braghe di tela, ammalati, e forse finireste in prigione.Read more at location 1821
Nella letteratura scientifica questo fenomeno si chiama hyperbolic discounting (svalorizzazione iperbolica). Cioè: il nostro «tasso di interesse emotivo» sale tanto più quanto le conseguenze di una decisione sono a noi vicine nel tempo.Read more at location 1832
Gli animali non sono in grado di rinunciare a un vantaggio oggi per realizzarne uno maggiore domani.Read more at location 1837
E i bambini? Negli anni Sessanta, Walter Mischel ha condotto un test – che è passato alla storia – sul differimento della ricompensa. Potete guardarlo in YouTube, digitando «Marshmallow Test». Marmocchi di quattro anni venivano messi davanti a un marshmallow e dovevano scegliere se mangiarlo subito o riceverne due dopo qualche minuto. Sorpresa: solo pochi bambini riuscirono a resistere. Ancora più sorprendente: Mischel scoprì che la capacità di differire la ricompensa era un indicatore affidabile di quello che sarebbe stato il successo lavorativo dei bambini.Read more at location 1840
È nata così una teoria fredda dell’irrazionalità: il pensiero non è puro, ma passibile di errori. E questo riguarda l’umanità intera. Anche i più intelligenti ricadono sempre negli stessi errori di ragionamento. Non solo: la distribuzione degli errori non è casuale. Un determinato errore ci porta a sbagliare sempre nello stesso modo. Per questo i nostri errori sono prevedibili, e, in una certa misura, correggibili. In una certa misura, però, non del tutto.Read more at location 1869
La biologia ha fugato ogni dubbio: dal punto di vista fisico – cervello incluso – siamo cacciatori e raccoglitori con vestiti di Hugo Boss (o di H&M, a seconda dei gusti).Read more at location 1878
Noi, Homo sapiens del presente, siamo i discendenti di coloro che, nella maggior parte dei casi, sono fuggiti. Peccato che oggi un comportamento simile sia svantaggioso. La nostra società premia la capacità di riflettere e di agire in maniera indipendente. Chi si è fatto illudere da un boom azionario lo sa bene.Read more at location 1894
determinate circostanze, le decisioni prese seguendo l’intuito, anche se non completamente razionali, si rivelano migliori. Di questo si occupa l’euristica. Per molte decisioni non disponiamo delle informazioni necessarie, per cui siamo obbligati a prendere scorciatoie o a ricorrere a «regole del pollice»Read more at location 1910
Quindi, dimenticatevi dell’emisfero destro e di quello sinistro, così come vengono descritti in un qualunque libro di management minimamente specializzato. Ben più rilevante è la differenza tra pensiero intuitivo e pensiero razionale.Read more at location 1918
Quello razionale è lento, faticoso e necessita di molte calorie (sotto forma di zuccheri nel sangue).Read more at location 1921
Vorrei concludere con tre osservazioni. 1) L’elenco degli errori forniti in questo libro non è esaustivo. 2) Non si tratta di disturbi patologici. Nonostante gli errori di ragionamento, riusciamo a gestire senza problemi la nostra quotidianità. L’amministratore delegato che a causa di uno degli errori da me elencati «brucia» un miliardo di euro non corre il pericolo di essere ricoverato in ospedale. Nessun sistema sanitario, nessun medicinale può proteggerci. 3) Molti di questi errori di ragionamento sono interdipendenti. Ciò non deve stupirci, perché nel nostro cervello tutto è collegato. Le proiezioni neuronali portano da una zona all’altra del cervello. Nessuna di queste, però, è a sé stante.Read more at location 1929