Non mi ha mai convinto il ricorso all’argomento morale per supportare l’idea dell’esistenza di un Dio.
Dostoevsky lo sintetizza la meglio: senza Dio tutto è permesso…
In altri termini, Dio sarebbe il solido fondamento del nostro sapere morale. Se Dio non esiste allora non può esistere il fondamento della morale.
La proposizione, come si vede, è suscettibile di verifica empirica e bisognerebbe come minimo darsi da fare in questo senso.
Ma al di là delle verifiche sul campo, Dio dovrebbe essere il solido fondamento di qualsiasi nostro sapere, non solo di quello morale.
E noi tutti, in fondo, ammettiamo che non è così.
Per esempio, se vedo giungere un’auto mentre attraverso la strada mi comporto forse diversamente se sono credente o se sono ateo? Forse che un ateo dubita del suo sapere “senza fondamento” e si lascia investire?
Non penso proprio. E penso che nessuno lo pensi.
Se Dio non è il fondamento del nostro sapere perché mai dovrebbe esserlo di quello etico. Il sapere etico, in fondo, è solo una sottospecie di conoscenza.
D’accordo, esiste anche una morale rivelata, per esempio, è mio preciso dovere andare a Messa la Domenica. Nessuno dubita che in questo caso l’esistenza di Dio sia fondamentale. Ma qui parliamo dell’etica di base che vale per ogni uomo, non della morale rivelata.
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C’è allora un modo più semplice di vedere le cose: esistono delle solide evidenze che sono tali per tutti gli uomini, siano esse di natura etica che di altra natura.
Uccidere o torturare un innocente per puro divertimento è sbagliato, lo vede un credente come lo vede un ateo. Lo vedono tutti con il medesimo grado di certezza.